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La rubrica

Storia del G20, un paese alla volta: Indonesia

Alberto Rizzi
16 luglio 2021

La presenza dell’Indonesia all’interno del G20 è un importante testimonianza delle ragioni stesse per cui il Gruppo dei venti venne fondato. Fu infatti in seguito alla crisi finanziaria asiatica del 1997-98, che colpì molto duramente l’Indonesia, che si costituì un forum che riunisse Ministri delle Finanze e Governatori delle Banche centralI per coordinare le risposte economiche dei paesi avanzati e di quelli emergenti. L’inclusione dell’Indonesia nel nascituro G20 fu dovuta, oltre che al peso economico e demografico di Jakarta, anche alla sua partecipazione nell’ASEAN e alla necessità di inserire nel Gruppo dei 20 un rappresentante di una regione di crescente importanza nel commercio globale.

 

Un ruolo di mediazione

La crisi finanziaria asiatica e la nascita del G20 cambiarono per sempre l’Indonesia: il crollo del Pil (-13,1% nel 1998), il rapido deprezzamento della valuta, e le sempre più vibranti potreste popolari portarono alla caduta del regime di Suharto. Sotto il suo successore, Habibie, l’Indonesia intraprese un percorso di democratizzazione e riforme economiche, noto come Reformasi, che la portarono a diventare una delle più dinamiche economie della regione dell’Asia-Pacifico. Con una popolazione di oltre 270 milioni ed un Pil di circa 1,06 trilioni di dollari, l’Indonesia è ora uno degli attori economici più importanti dell’area e la sua partecipazione al G20 riflette la necessità di includere uno dei paesi principali del Sud Est Asiatico, la regione più dinamica dal punto di vista economico. Insieme all’Arabia Saudita e alla Turchia, Jakarta è inoltre un membro G20 a maggioranza islamica, facendosi però portatrice di istanze ben diverse da quelle di Riyadh e di Ankara, anche in virtù del differente contesto geografico. Un contesto che le ha permesso di sviluppare un ruolo di ponte fra culture differenti, ed è proprio in questa dimensione che si è sviluppata la sua partecipazione al G20. Sin dall’inizio infatti, Jakarta si è assegnata una funzione di mediazione all’interno del Gruppo dei 20 tra le economie occidentali ed i paesi BRICS, al punto che diversi analisti hanno iniziato a parlare di “BRICSI”. Questo ruolo è stato spesso ribadito da esponenti politici indonesiani in riferimento al G20, che hanno spesso tenuto il proprio paese lontano dai dibattiti più accesi all’interno del Gruppo, concentrandosi invece sulle tematiche meno divisive, dove vi è spazio per raggiungere un consenso. La mediazione indonesiana è stata importante anche nel sensibilizzare il forum alle problematiche dei paesi emergenti e delle economie esterne al Gruppo dei 20. Un esempio è rappresentato dal Global Expenditure Support Fund (GESF), proposto dall’Indonesia al vertice di Washington del dicembre 2008: si tratta di uno strumento per fornire liquidità alle economie in via di sviluppo e permettere loro di mitigare gli effetti della crisi finanziaria. Proprio l’esperienza indonesiana con la crisi asiatica di fine anni ’90 ha permesso a Jakarta di fornire al G20 il punto di vista di un paese emergente sul tema e di individuare uno schema di supporto per le nazioni che, come spesso accade nel caso delle economie in via di sviluppo, hanno un ridotto margine di manovra fiscale.

 

Il portabandiera dell’ASEAN al G20

Oltre al ruolo di mediatore, l’Indonesia nel G20 ha svolto un’altra funzione fondamentale, ovvero quella di rappresentante dell’ASEAN all’interno del Gruppo. Jakarta è infatti l’unico membro G20 appartenente all’unione economica che comprende anche Brunei, Cambogia, Tailandia, Laos, Filippine, Vietnam, Malesia, e Myanmar. In virtù di ciò, l’Indonesia ha dunque sempre partecipato al G20 facendosi portatrice anche delle posizioni dell’ASEAN, oltre che delle proprie. Una funzione molto importante, dato il peso economico dell’organizzazione – un Pil complessivo annuale oltre i 3 trilioni di dollari – e la sua priorità all’interno della politica estera indonesiana. Jakarta ha infatti sempre visto nel G20 l’opportunità per portare sul piano globale le istanze del Sud Est Asiatico, in particolare la preservazione di un’architettura regionale stabile e l’integrazione della regione nell’economia globale.

 

Le priorità del G20 indonesiano del 2022

Nel 2022 Jakarta avrà per la prima volta la presidenza del Gruppo dei 20, avendo scambiato i termini con l’India. Oltre a rappresentare un traguardo importante per l’Indonesia, la presidenza costituisce anche l’opportunità per portare in primo piano i temi più sentiti dalle economie emergenti. Tra le priorità indonesiane per il summit di Bali 2022 spiccano infatti la lotta alla pandemia e la distribuzione dei vaccini anti Covid-19 nei paesi in via di sviluppo – dove le consegne sono ancora molto ridotte – ed una ripresa che coinvolga tutto il mondo. La presidenza indonesiana sarà poi l’occasione per contribuire a determinare la direzione dell’economia globale nel periodo post-pandemico, con particolare attenzione alla governance finanziaria. Inoltre, Jakarta ha più volte espresso il proprio supporto alle priorità del G20 italiano – Planet, People and Prosperity – in particolare per quanto riguarda le attività del filone finanziario (Finance Track), ed ha indicato di volerne assicurare la continuità durante la sua presidenza.

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AUTORI

Alberto Rizzi
Osservatorio geoeconomia ISPI

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