Nel latente conflitto dell’Ucraina orientale si confrontano da un lato l’esercito ucraino del nuovo governo filo-occidentale guidato dal neo-eletto presidente Poroshenko - frutto della rivoluzione di Majdan e insediatosi in seguito alle elezioni dello scorso maggio - dall’altro i separatisti ucraini filo-russi della cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk. In questo scenario, sempre più insistenti voci e informazioni ci comunicano che il quadro bellico si è arricchito di svariate presenze (para)militari esogene: forze nascoste, forze mercenarie, in entrambi gli schieramenti. La guerra di disinformazione e di accuse reciproche non fa che aumentare, rendendo la situazione sul campo ancora meno chiara in uno scenario bellico tra l’altro già scarsamente coperto dai media. Una guerra di accuse e demonizzazione reciproca dell’altro, per nulla insolita in stati che possono frammentarsi da un giorno all’altro sfociando in guerra civile totale.
Esaminiamo dapprima il fronte governativo. Dalla parte del governo centrale di Kiev, tra le notizie montanti nel web e sulla stampa si annovera in primis – secondo fonti dell’intelligence tedesca riportate dal giornale Bild Am Sonntag e secondo fonti del Cremlino e dichiarazioni di diplomatici russi – la presenza di agenti della compagnia militare privata (Private Military Company – PMC ) Greystone Ltd, affiliata della PMC Academi, precedentemente conosciuta sotto il più noto nome di Blackwater; la stessa controversa PMC formata da specialisti di guerrilla warfare ed ex agenti delle forze speciali americane lanciata da George W. Bush nel pieno della War on Terror al fianco dei Marines in Iraq, fondata nel 1997 da un ex membro dei Navy Seals, il neo-crociato Erik Prince, il quale ha lasciato l’agenzia nel 2011. Questa volta l’agenzia non sarebbe dunque più impiegata in terre islamiche, ma bensì in territorio europeo, in funzione di supporto all’esercito di Kiev e alle formazioni paramilitari di Pravy Sector, operanti nell’irrequieto oriente ucraino. Sempre secondo le indiscrezioni del Bild Am Sonntag, unite a dichiarazioni similari di diplomatici russi raccolte dall’agenzia russa Interfax, i contractors reclutati per le operazioni contro i ribelli filo-russi, si aggirerebbero attorno alle 3-400 unità.
L’Independent ha pubblicato invece un reportage dal campo di battaglia di Sloviansk, corredato di foto e video, dove si mostra il ritrovamento da parte dei ribelli di MREs (Meals Ready to Eat), ovvero i tipici mini-pasti in pacchetti di color marrone pratici per le missioni di combattimento dei soldati americani; il ritrovamento di questi oggetti potrebbe tuttavia rientrare in quel non-lethal aid alle truppe ucraine ufficialmente annunciato da Washington all’indomani dell’inizio delle operazioni anti-terrorismo nel Donbas. Accanto al ritrovamento degli MREs dell’esercito americano, il servizio dell'Independent mostra anche il ritrovamento, sempre a Sloviansk, di bossoli delle classiche munizioni standard NATO 5,56 mm. Sia il numero cospicuo di operativi, sia il fatto che, come ebbe a dire il suo stesso fondatore Erik Prince, l’agenzia privata Blackwater (oggi Greystone Ltd/Academi) nella sua evoluzione si sia interconnessa sempre di più con i servizi segreti statunitensi tanto da divenirne una sorta di estensione, ci dice come l’assistenza statunitense alle truppe di Kiev - assistenza in questo caso almeno tecnicamente non-statuale - sia prioritaria per Washington. Da parte loro, sul sito web ufficiale della Academi, è apparsa una smentita di ogni partecipazione dei propri uomini nel teatro ucraino, bollando le voci come “dichiarazioni infondate”.
Dal lato governativo si registra in ultimo anche la partecipazione al fianco delle formazioni paramilitari di Pravy Sector di singoli volontari europei, baltici, scandinavi ed italiani, questi ultimi legati ad ambienti della destra nazionalista italiana. Spostando invece l’analisi sull’opposizione armata filo-russa, anche il fronte insurrezionalista orientale è caratterizzato da una natura composita e multinazionale, difatti la presenza esogena di consiglieri militari, miliziani e mercenari è altrettanto numerosa. In primis, le voci sulla presenza di combattenti ceceni a Donetsk che si rincorrevano da settimane, hanno in seguito trovato conferma attraverso alcuni documenti video e fotografici che mostrano mezzi corazzati per trasporto truppe (APC) con bandiere russe e con l’inscrizione del Batalion Vostok (il Battaglione Est). Quest’ultimo, vanta una storia particolare e poco cristallina: il suo fondatore Sulim Yamadaev, rimase vittima di una lotta di potere interna alla Repubblica Cecena, in rivalità con l’attuale presidente Kadyrov, che si concluse con la sua uccisione nel 2009 a Dubai.
Il Batalion Vostok, che dai suoi esordi ha sempre agito in coordinamento e con il beneplacito del GRU (il noto servizio d’intelligence militare russo) vanta un’indubbia esperienza in operazioni di guerriglia, e non è nuovo ad interventi militari oltre i confini della Federazione Russa: giocò infatti un ruolo non irrilevante, in coordinazione con l’esercito russo e i separatisti armati dell’Ossezia meridionale, nella breve guerra russo-georgiana dell’estate 2008. Nonostante Kadyrov abbia negato qualsiasi coinvolgimento delle sue truppe in Ucraina, restano logici dubbi sul fatto che ll battaglione ceceno non sia indirettamente agli ordini del governo di Grozny, o a quelli dell’intelligence russa, considerando anche che l’attuale comandante dell’insurrezione armata a Donetsk, Igor Girkin - conosciuto con lo pseudonimo di Igor Strelkov ,“fuciliere” - vanti un passato nei servizi segreti e militari russi (prima nell’FSB e in seguito nel GRU).
La presenza di operativi stranieri tra le fila dei ribelli filo-russi non si esaurisce tuttavia con i miliziani caucasici. L’agenzia Reuters rivela altresì la partecipazione nelle attività di guerriglia di un limitato numero di guerriglieri centroasiatici, in particolare uzbeki: l’area centroasiatica costituirebbe per le milizie pro-russe una potenziale fonte per il recruiting di militari ben addestrati. L’Uzbekistan gode infatti del secondo esercito più grande in Asia Centrale dopo il Kazakistan, caratterizzato inoltre da una notevole esperienza militare: molti soldati uzbeki vantano passati coinvolgimenti in svariati conflitti nel periodo post-sovietico. La sedicente Repubblica Popolare di Donetsk ha ricevuto altresì un appoggio politico dal partito nazionalista di destra ungherese Jobbik - che aveva già riconosciuto nel marzo scorso l’annessione della Crimea da parte russa - che intravede la possibilità di annettere la zona ucraina dei Carpazi confinante con l’Ungheria, dove vive una cospicua minoranza magiara. Inoltre il supporto ungherese ai ribelli non sembra più essere esclusivamente politico, data la presenza della legione armata magiara di San Istvan (Santo Stefano). L’internazionalizzazione del conflitto è senz’altro indicativa dell’importanza della crisi ucraina nel più ampio scenario delle relazioni internazionali odierne, in cui non solo si scontrano in una nuova guerra fredda by proxies la Federazione Russa da un lato e il blocco euro-atlantico dall’altro, ma, come abbiamo visto sul campo, anche Weltanschauung e ideologie nazionaliste differenti.