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CoVid-19
Tecnologia: Le regole UE per il futuro digitale
Enzo Maria Le Fevre Cervini
18 Dicembre 2020

La chiusura del 2020 apre una nuova fase del mondo digitale in chiave europea. Nell’anno della pandemia passi avanti impensabili fino a febbraio scorso, quando ancora le nostre economie viaggiavano principalmente su canali presenziali e analogici.

 

La via europea

 

L’Unione Europea in questo anno ha costruito il quadro architettonico necessario per normare il futuro della digitalizzazione e riparare ad anni in cui sembrava che le grandi imprese tecnologiche fossero coloro che dettavano le regole sulla base di un proprio principio di autoregolazione: tutti gli altri attori, piccoli e non, avrebbero seguito il loro esempio. Gli esempi però non sono sempre stati esemplari, e i governi, individualmente e senza troppa preparazione, hanno cercato di porre rimedi che sembravano toppe per ricucire strappi sempre più grandi e profondi. La volontà di rammendare le vesti del Dottor Bruce Banner quando si sta trasformando in Hulk, pretendendo che si presenti in abito da sera a una cena con la Regina d’Inghilterra, non ha funzionato e non può funzionare. Serve regolare e mettere paletti in maniera univoca e coordinata per permettere al processo di digitalizzazione di integrarsi al meglio nel nostro sistema sociale.

 

Già il GDPR promosso dalla Commissione Europea alcuni anni fa ha interrotto la mancanza di controllo nel mondo dei dati portando alla luce l’importanza della protezione dei dati personali e imponendo a livello mondiale una riflessione importante sul tema che ha permeato anche l’evoluzione di moltissimi processi di digitalizzazione delle nostre economie.

 

L’Unione Europea alla fine di questo anno pandemico ha spinto ancora più in su l’asticella dando ai Paesi dell’Unione, ma anche al mondo intero, le basi per una solida architettura legislativa che sarà in grado di regolare il mondo digitale nel prossimo futuro, introducendo non solo nuove norme: il DSA (Digital Service Act) e il DMA (Digital Market Act), rispettivamente la normativa europea per regolare i servizi nel mondo di Internet e quella per meglio normare la concorrenza nel settore digitale, ma anche specifici principi per specifici contesti come la Dichiarazione di Berlino sulla società digitale e il governo digitale basato sul valore. La Dichiarazione fa seguito al successo della Dichiarazione di Tallinn sull'eGovernment, che ha approvato i principi chiave per i servizi pubblici digitali proposti nell'eGovernment Action Plan 2016-2020. La Dichiarazione di Berlino fa un ulteriore passo avanti rispetto ai principi di centralità dell'utente formulati nella Dichiarazione di Tallinn, rafforzando il ruolo pionieristico delle amministrazioni pubbliche nel guidare la trasformazione digitale basata sul valore delle nostre società europee.

 

Una strategia di cybersecurity, ma non solo…

 

A coronamento di questo importante processo di armonizzazione delle normative sul mondo digitale in un quadro architettonico molto più ampio il 16 dicembre è stata presentata la nuova strategia europea sulla cybersecurity. La strategia mira a rafforzare la resilienza collettiva dell'Europa contro le minacce informatiche e contribuirà a garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare appieno di servizi affidabili e affidabili strumenti digitali.

 

Questo 2020 iniziato con la presentazione a febbraio della strategia europea dei dati e il libro bianco dell’Unione Europea sull’Intelligenza Artificiale e terminato con la presentazione di questi 4 importanti dossier, passando per la presentazione della strategia UE sull’open source, apre le porte a un 2021 dove il mondo digitale e quello di Internet subiranno grandi trasformazioni. Ancora una volta, come nel caso del GDPR, l’Unione Europea approda con norme che impongono anche ai Paesi che detengono lo sviluppo delle tecnologie digitali come Stati Uniti e Cina un proprio ma universale processo di revisione delle regole per permettere al processo di digitalizzazione delle nostre società di non distaccarsi troppo da quelli che sono i principi costitutivi e fondanti della nostra cultura democratica.

 

La legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali costituiscono la risposta europea al profondo processo di riflessione in cui la Commissione, gli Stati membri dell'UE e molti altri ordinamenti si sono impegnati negli ultimi anni per comprendere gli effetti della digitalizzazione – e più precisamente delle piattaforme online – sui diritti fondamentali, sulla concorrenza e, più in generale, sulle nostre società ed economie.

 

Internet ha cambiato radicalmente le realtà pratiche ed economiche della distribuzione della conoscenza scientifica e del patrimonio culturale. Per la prima volta in assoluto, Internet offre ora la possibilità di costituire una rappresentazione globale e interattiva della conoscenza umana, compreso il patrimonio culturale e la garanzia dell'accesso mondiale. L’Unione Europea ha posto, con la Dichiarazione di Berlino, le basi per una profonda riflessione su come affrontare le sfide di Internet come mezzo funzionale emergente per la distribuzione della conoscenza e la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo.

 

Si può dire in qualche modo che in questo terribile anno per l’umanità, dovuto a una pandemia che ha lacerato ancora di più le distanze sociali, che ha messo in dubbio il sistema capitalistico e consumistico della nostra società ma che ha anche permesso di riscoprire valori essenziali delle nostre comunità e dimostrato l’importanza del digitale e della tecnologia per permetterci di continuare a vivere e crescere come società, le grandi istituzioni internazionali hanno riscoperto il loro valore e la loro importanza nel generare risposte congiunte e nel tracciare la guida per il futuro delle nostre società, specialmente di quelle digitali.

 

 Le opinioni espresse dall'autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle della Commissione Europea

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AUTORI

Enzo Maria Le Fevre Cervini
Commissione Europea

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