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Commentary

Terrorismo in Egitto: una sfida al jihadismo globale?

13 novembre 2014

Dopo settimane di annunci e smentite, è arrivata l’ufficialità: il gruppo jihadista egiziano Ansar Bayt al-Maqdis (Abm) ha giurato fedeltà al sedicente Stato islamico (Is), conosciuto con il nome di Daish in arabo. L’annuncio è giunto il 10 novembre con un post sull’account Twitter dell’organizzazione egiziana, nel quale si comunicava l'adesione all’Is e si riconosceva Abu Bakr al-Baghdadi «califfo di tutti i musulmani in Iraq, Siria e in tutti i paesi islamici»(1). Una notizia importante che tuttavia non ha rappresentato una sorpresa per gli addetti ai lavori che da mesi studiavano il riposizionamento di Abm nei confronti degli equilibri di forza tra al-Qaida e lo stesso IS. 

Abm nasce come una formazione islamista radicale di matrice salafita che si richiama all’ideologia qaedista, pur non risultando ufficialmente legata al brand di al-Qaida come invece al-Qaida nella penisola arabica (Aqap) o al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqim). Ciononostante, Abm ha coltivato rilevanti collegamenti con altre realtà jihadiste ben radicate sui territori e con affiliazioni, più o meno dirette, al nucleo centrale di al-Qaida, come Jabhat al-Nusra e Ahrar al-Sham in Siria e i movimenti islamisti attivi in Libia (in particolare il Mohammed Jamal Network e Ansar al-Sharia Libya)(2).

Fin dalla destituzione di Hosni Mubarak del febbraio 2011, ma soprattutto da quella di Mohammed Morsi del luglio 2013, Abm ha lanciato nel Sinai centro-settentrionale un’insurrezione armata contro le autorità centrali che, oltre a causare circa 500 morti tra militari e civili, ha attirato fin da subito le attenzioni dei maggiori gruppi jihadisti dell’area mediorientale alla ricerca di alleanze strategiche e di un potenziale serbatoio di affiliati dal quale attingere. Si spiega in questi termini il lungo corteggiamento dello Stato islamico nei confronti del gruppo egiziano. 

I primi contatti accertati risalgono alla fine di agosto del 2013(3), ma già dal giugno scorso i punti di convergenza parevano essere sempre più forti, ossia quando una fonte rimasta anonima di Daish affermava nel pieno dell’offensiva militare in Iraq e Siria «di voler espandere il loro jihad in Giordania, Libano, Striscia di Gaza e penisola del Sinai»(4). Una dichiarazione precisa attraverso la quale il gruppo guidato da al-Baghdadi esprimeva una strategia mirata a espandere la propria influenza e protezione a tutti i musulmani del Vicino Oriente e del Nord Africa. Le tappe di avvicinamento sono continuate per tutta l’estate: in luglio Abm esprime il suo sostegno alle milizie del califfo senza però impegnarsi in un’alleanza formale; il 28 agosto, il gruppo egiziano accusa quattro connazionali di essere spie del Mossad e come punizione decide di applicare la decapitazione nei loro confronti, emulando quanto fatto alcune settimane prima dall’IS con i due giornalisti statunitensi. In settembre, si è assistito all’emergere di nuove sigle jihadiste (come Jund al-Khilafah Kinana), ritenute vicine ad Abm, che hanno annunciato chiaramente la loro diretta affiliazione allo Stato Islamico. Infine, il 4 novembre, il caso dell’annuncio poi smentito dell’alleanza tra i due gruppi. Tanti piccoli segnali che facevano propendere per un netto avvicinamento di Ansar Bayt al-Maqdis all’organizzazione di al-Baghdadi.

La dichiarazione di alleanza di Ansar Bayt al-Maqdis con lo Stato Islamico pare tuttavia aver evidenziato alcune controversie all’interno della stessa organizzazione egiziana in merito alla linea ideologica da seguire tra al-Qaida e IS. Una dialettica che, come scrive David Kirkpatrick sull’International New York Times citando rapporti di intelligence occidentali, pare essersi accentuata nelle scorse settimane quando la leadership di Abm nella Valle del Nilo ha deciso di rimanere ideologicamente fedele ad al-Qaida sconfessando quanto invece fatto dal nucleo centrale sinaitico dichiaratosi fedele all’IS(5). Una frattura, questa, che potrebbe aprire alcune faide interne e portare nel lungo periodo anche a una scissione in due differenti organizzazioni.

Ad ogni modo, la bayah tra Abm e IS porta con sé tre effetti: 1) si tratta in primo luogo di una nuova e importante vittoria di Is su al-Qaida – un gruppo con profonde radici egiziane come dimostra anche la leadership di Ayman al-Zawahiri –, con il rischio di fomentare ulteriormente la rivalità tra le due organizzazioni; 2) secondariamente, l’intesa eleva lo status di scontro in corso nel Sinai portandolo da questione a carattere locale o per lo più transnazionale-regionale, confinata a tre realtà (Egitto, Israele e Striscia di Gaza), a un livello internazionale con il coinvolgimento più o meno diretto di altri attori (Libia, Stati Uniti e paesi del Golfo); 3) infine, l’alleanza strategico-militare raggiunta rappresenta un nuovo affronto alla war on terror egiziana incapace di produrre risultati significativi dopo quattro anni di militarizzazione della penisola. Neanche l’introduzione di nuove misure repressive(6), come l’imposizione per tre mesi dello stato d'emergenza e di un coprifuoco notturno nel Sinai settentrionale, nonché l’evacuazione di 1.100 famiglie dai territori lungo tutto il confine tra Egitto e Striscia di Gaza per consentire la realizzazione di una buffer zone di 500 metri di larghezza per 13 chilometri di lunghezza, sono state in grado di rompere quel vincolo di fedeltà tribale che i jihadisti egiziani hanno instaurato con le popolazioni beduine divenute loro alleate.

Nonostante la sicurezza mostrata dal portavoce del Ministero dell'Interno Hany Abdel Latif, che all’indomani dell’accordo ha spiegato come non ci sarebbero stati cambi di rotta nella strategia nazionale di antiterrorismo, l’alleanza tra i due gruppi jihadisti alimenta le preoccupazioni del Cairo circa una maggiore radicalizzazione delle attività di Abm contro il governo centrale e, allo stesso tempo, circa un utilizzo del territorio egiziano sia come nuovo bacino di reclutamento per Is sia come avamposto per nuove operazioni nei paesi vicini. Gli osservati speciali diventano ora pertanto la Libia e la Striscia di Gaza, dove sono già presenti gruppi alleati di Abm e nei quali potrebbe diventare sempre più forte la presenza di IS. Sono esemplificativi in questo senso gli attentati della scorsa estate vicino al confine libico, a Farafra, al-Wahat e a Marsa Matrouh – che spiegherebbero, in parte, l’intervento egiziano a Tripoli con i raid della fine di agosto –, e quelli lungo il versante palestinese nel triangolo al-Arish-Sheikh Zuweid-Rafah. In entrambe le realtà agiscono organizzazioni più o meno dichiaratamente fedeli al califfato come i gruppi islamisti di Islamic Youth Shura Council a Derna o Mujahideen Shura Council a Gaza, alimentando così una corsa al radicalismo anche tra i gruppi rivali all’interno dei rispettivi territori(7).

Se l’alleanza tra Abm e Is rappresenta una nuova e importante sfida ad al-Qaida e alle gerarchie del jihadismo globale, la stessa viene dunque percepita allo stesso tempo come un vitale banco di prova per la stabilità e la legittimità dello stato egiziano, così come per gli equilibri dell’intero Medio Oriente.

1. https://twitter.com/ShamBreaking3/status/531653272080482304. 
2. Giuseppe Dentice, Sinai: Next Frontier of Jihadism?, in Andrea Plebani (Ed.), New (and old) patterns of jihadism: al-Qa’ida, the Islamic State and beyond, ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano, 2014, pp. 73-95. 
3. Il 19 agosto 2013 un attentato contro un checkpoint militare aveva provocato la morte di 25 soldati, L’attacco sebbene non rivendicato fu addebitato ad Ansar Bayt al-Maqdis. Nei giorni seguenti, le forze di sicurezza arrestarono Adel Hebara, ritenuto, dopo alcune intercettazioni telefoniche, l’anello di congiunzione tra Abm e lo Stato islamico. Si veda "Will ISIS find fertile ground in Egypt's Sinai?", Al Monitor, June 23, 2014, http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2014/06/egypt-sinai-isis-connection-ansar-bayt-al-maqdis.html. 
4. http://www.assabeel.net/local/item/45054.
5. David D. Kirkpatrick, "Militant Group in Egypt Vows Loyalty to ISIS", International New York Times, November 10, 2014, http://www.nytimes.com/2014/11/11/world/middleeast/egyptian-militant-gro...
6. Il Consiglio di difesa aveva istituito queste misure a seguito del duplice attentato del 24 ottobre scorso tra al-Arish e Sheikh Zuweid che ha provocato la morte di 31 militari egiziani, rappresentando il più grave attacco dal 2013 contro lo stato centrale. Si veda "Egypt declares state of emergency in Sinai after checkpoint bombing", The Guardian, October 25, 2014, http://www.theguardian.com/world/2014/oct/25/egypt-declares-state-of-emergency-in-sinai-after-checkpoint-bombing. 
7. http://www.aymennjawad.org/2014/11/analysis-jamaat-ansar-bayt-al-maqdis-allegiance. 
Giuseppe Dentice, ISPI Research Assistant

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IS Stoato Islamico jihadismo islamico terrorismo Ansar Bayt al-Maqdis al-Qaida Al-Baghdadi Califfato Siria
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