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Iran Watch - Riforme

Trasparenza finanziaria: il nodo di Teheran

Annalisa Perteghella
19 luglio 2018

Il 29 giugno il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) - organismo intergovernativo creato nel 1989 in ambito OCSE con lo scopo di definire e promuovere strategie di contrasto del riciclaggio - ha esteso fino a ottobre la scadenza per l’Iran per adeguarsi alla normativa internazionale sull’antiriciclaggio (AML, Anti-money laundering) e per combattere il finanziamento del terrorismo (CFT, Combating the Financing of Terrorism). L’implementazione da parte iraniana di tali normative - che corrispondono a un piano d’azione delineato da Teheran due anni fa - è considerata indispensabile per accrescere la reputazione del Paese e migliorare il clima di fiducia per gli investitori. In particolare, entro ottobre l’Iran dovrà emendare le proprie normative in materia e ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (Convenzione di Palermo) e la Convenzione internazionale per la soppressione del finanziamento del terrorismo. Tale atto rappresenta la condizione per essere rimosso dalla lista nera dell’Organizzazione, che preclude alle banche iraniane l’accesso al mercato finanziario internazionale.

Sviluppi e dichiarazioni recenti all’interno dell’Iran sembrano indicare che la ratifica delle due convenzioni e l’adeguamento della normativa richiederanno un’opera di negoziazione interna al regime. Nelle scorse settimane il presidente Hassan Rouhani ha scritto a Ahmad Jannati, l’ultraconservatore a capo del Consiglio dei Guardiani (l’organo che ha l’ultima parola sull’approvazione degli atti legislativi), cercando il suo sostegno per l’approvazione delle normative. Lo scorso 20 giugno la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, in un discorso pubblico sembra aver manifestato il proprio sostegno al recepimento delle normative, a patto che vengano interpretate alla luce dell’interesse nazionale.

La complessità del dibattito sembra essere legata all’incertezza che circonda la sorte dell’accordo sul nucleare: se il regime riterrà che le misure offerte dalle parti che rimangono nell’accordo, in particolare gli europei, siano sufficienti, è assai probabile che l’emendamento della normativa AML/CFT diventi una priorità. Al tempo stesso, l’adeguamento alle normative internazionali faciliterebbe i tentativi europei di cercare misure alternative per finanziare gli scambi commerciali con Teheran, in considerazione del fatto che a partire da novembre gli Usa cercheranno di mettere in atto l’isolamento finanziario del Paese.

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AUTORE

Annalisa Perteghella
Research Fellow - India Desk

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