Dopo l’approvazione del piano Next Generation EU da parte del Consiglio europeo del 21 luglio, si sono moltiplicate le ipotesi di utilizzo dei fondi per realizzare o completare progetti infrastrutturali che da lungo tempo sono in attesa di fondi. Non è un caso quindi che proprio in questa calda ed incerta estate italiana si sia riaccesa la suggestione del collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente che, attraverso un ponte o un tunnel (come recentemente ipotizzato dal Presidente del Consiglio), andrebbe a completare il Corridoio 1 Berlino-Palermo. Una gara contro il tempo, poiché entro l’autunno i vari governi degli Stati membri dovranno elaborare i piani nazionali che dovranno includere gli investimenti e le riforme per poter accedere ai fondi del piano di rilancio europeo. La vera sfida, inoltre, sarà quella della sostenibilità.
Sin dalla ratifica degli Accordi di Parigi sul clima nel 2016 e l’inclusione dei Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite nelle direttrici del proprio sviluppo, l’Unione europea ha imboccato la strada della sostenibilità, con l’adozione di un’ambiziosa agenda climatica che, recentemente rivista, prevede entro il 2030 la riduzione dei gas serra tra il 50 e il 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo di rendere la società e l’economia europee carbon neutral entro il 2050. Per il settore dei trasporti la riduzione prevista delle emissioni al 2050 è pari al 90%.
La Commissione von der Leyen ha spinto l’acceleratore in questa direzione con l’adozione dello European Green Deal: un piano che comporterà una profonda trasformazione della produzione, dei consumi, delle fonti energetiche e dei trasporti. Si prevedono la mobilitazione di risorse finanziarie del budget pluriennale dell’Unione, il sostegno di InvestEU, l’azione della Banca europea per gli investimenti (BEI) e il contributo del settore privato, per raggiungere una capacità di investimenti fino ad 1 trilione di euro in dieci anni. Gli importi stanziati per il Green Deal saranno parte integrante dello storico piano di stimolo previsto dal pacchetto Next Generation EU, in cui la transizione industriale, energetica e dei trasporti sono considerati elementi centrali per la ripresa economica del Vecchio continente.
Ferrovie protagoniste
Il trasporto ferroviario, in particolare, sarà grande protagonista. Secondo la European Environment Agency, infatti, solo lo 0,5% delle emissioni generate dal settore trasporti sono da imputare ai trasporti su rotaia; al contrario, il trasporto su strada è responsabile del 73,1% delle emissioni, l’aviazione del 14,2% e i trasporti marittimi del 13,6%. E solo il trasporto su rotaia, tra le diverse modalità di trasporto, ha conosciuto una stabile e progressiva riduzione delle emissioni di gas serra a partire dal 1990. Le TEN-T (Trans European Transport Network), immaginate già nel 1957 con l’avvio di una politica comune europea per i trasporti, sono state fondamentali per la creazione di un mercato europeo integrato e per facilitare il trasporto sostenibile, in particolare attraverso l’interconnessione ferroviaria tra i Paesi membri e la creazione di linee ad alta velocità. In questo senso, il Consiglio europeo conclusosi il 21 luglio scorso, stabilendo che il 30% delle risorse del piano Next Generation EU e del prossimo bilancio pluriennale 2021-2027 saranno destinate a interventi sostenibili per la mitigazione dei cambiamenti climatici, ha definito il budget per il rinnovo del Connecting Europe Facility (CEF). In particolare, sono state individuate risorse complessive per i trasporti pari a 21,38 miliardi di euro, dei quali 1,38 miliardi dovranno essere destinati al completamento dei collegamenti ferroviari transfrontalieri per facilitare il funzionamento del mercato interno.
Il focus degli investimenti si baserà sul completamento delle interconnessioni mancanti tra i cosiddetti corridoi core e comprehensive della mobilità europea, l’eliminazione dei colli di bottiglia e l’interoperabilità tra i diversi mezzi di trasporto, assicurando come prerequisito la sostenibilità di tutti gli interventi sia nella fase di progettazione e costruzione, che in quella di esercizio. Il 1° luglio, inoltre, è stata lanciata la consultazione pubblica propedeutica all’adozione di una nuova Sustainable and Smart Mobility Strategy, con l’obiettivo di aumentare la circolazione di veicoli a emissioni zero e supportare la digitalizzazione e l’automazione del settore. La strategia, parte del Green Deal, verrà adottata entro la fine del 2020 e andrà a sostituire il Libro bianco sui trasporti del 2011.
La centralità delle ferrovie nel piano di sviluppo economico e sostenibile dell’Unione è confermata dalla proposta della Commissione, appoggiata dal Consiglio, di istituire per il 2021 l’Anno europeo delle ferrovie come forma di trasporto verde, innovativa e sicura e come elemento fondamentale per una transizione verso una mobilità sostenibile e smart. Il Consiglio ha inoltre incaricato la Commissione di lanciare uno studio di fattibilità per la creazione di un’etichetta che promuova i prodotti trasportati attraverso rotaia. L’intenzione è quella di incoraggiare in tal modo una progressiva transizione verso il trasporto ferroviario delle merci, considerando che ancora il 75% della logistica avviene su gomma.
La rivoluzione dell’idrogeno verde
In questo quadro, una grande rivoluzione per la sostenibilità del settore trasporti potrebbe venire dallo sviluppo del green hydrogen, grazie anche alla riduzione dei costi delle energie rinnovabili necessarie alla sua produzione a emissioni zero. L’idrogeno verde è fondamentale per rendere sostenibili e carbon neutral le modalità di trasporto di difficile o attualmente impossibile elettrificazione, in particolare il trasporto aereo, marittimo e quello pesante su strada. L’UE ha ben compreso la finalità strategica dell’uso di questo combustibile e l’8 luglio la Commissione ha adottato una comunicazione su una European hydrogen strategy, indicante priorità e target per un rapido sviluppo della tecnologia.
Molti Paesi europei si stanno già muovendo in questa direzione. La Germania ha annunciato un piano da 9 miliardi di euro per lo sviluppo e la diffusione della tecnologia in tutti i settori, in particolare nei trasporti, dopo che nel 2018 era stato il primo paese a mettere in servizio un treno a idrogeno. In Italia, a giugno è stato annunciato un accordo quinquennale tra Snam e Alstom per la realizzazione di treni ad idrogeno e dell’infrastruttura tecnologica necessaria all’approvvigionamento, che dovrebbero entrare in esercizio già all’inizio del 2021.
I progetti dell’Italia
L’Italia, dal canto suo, sembra muoversi in modo deciso verso investimenti nel settore ferroviario. Come parte del pacchetto complessivo per stimolare la domanda interna e il Pil, il ministro delle Infrastrutture De Micheli ha annunciato un piano di 200 miliardi di euro, di cui 130 già stanziati, denominato “Italia veloce”. Dell’importo complessivo, 113,4 miliardi di euro sono destinati a investimenti ferroviari, pari al 56,7% del totale.
È notizia recente, ad esempio, l’avvio della maxi gara da 1 miliardo di euro per completare il tunnel del Brennero e realizzare la linea ferroviaria Verona-Monaco, fondamentale per sostenere il cargo ferroviario verso l’Europa settentrionale e per dare un impulso fondamentale all’economia del Paese (e dell’Europa). Inoltre, tra i 140 progetti fondamentali che beneficeranno dei contributi europei derivanti dal CEF 2019 – e che saranno erogati nel 2021 - 10 sono centrati sull’Italia. Dall’espansione del terminal container di Trieste e i relativi collegamenti ferroviari alla costruzione di un deposito GNL nel porto di Napoli; dallo studio per migliorare il traffico marittimo a Venezia al nuovo progetto di collegamento via treno tra il terminal aeroportuale di Milano-Malpensa e la Svizzera (Mxp-Nline). Non è un caso che il Commissario UE al bilancio Johannes Hahn abbia recentemente suggerito all’Italia di investire parte dei fondi derivanti dal piano Next Generation EU per estendere l’alta velocità ferroviaria anche alle regioni del Mezzogiorno. Tali investimenti andrebbero nella direzione di uno shift considerevole verso il trasporto merci e passeggeri su rotaia, a beneficio dell’ambiente – basti considerare che l’85% delle merci italiane viaggia su gomma e solo il 17% su rotaia – e della competitività complessiva del Sistema Italia. Un imperativo improcrastinabile - in particolare attraverso la realizzazione di collegamenti intermodali tra porti e ferrovie – per permettere all’Italia di svolgere la funzione di piattaforma logistica del Mediterraneo più volte rivendicata.
L’uscita dalla crisi economica prodotta dalla pandemia globale, quindi, passa anche attraverso un piano coraggioso degli investimenti nel settore dei trasporti che fungeranno da acceleratori di una transizione energetica e tecnologica divenuta ormai irreversibile. Il coordinamento tra iniziative europee e nazionali sarà perciò centrale per garantire la massima sinergia tra gli investimenti in cantiere, massimizzandone l’efficacia e trasformando la crisi in un’opportunità di rilancio e di riduzione dei gap infrastrutturali del passato. L’Italia è avvertita.