Il 7 ottobre scorso, dopo 20.000 km, sulle rotaie europee si è concluso il viaggio di Connecting Europe Express. Un viaggio che ha incarnato lo spirito dell’Anno Europeo della Ferrovia, fortemente voluto dalla Commissione UE per promuovere lo sviluppo di una modalità di trasporto cruciale per la transizione sostenibile dell’Unione Europea. Un viaggio, reale e simbolico, che ha costituito anche l’occasione per fare il punto sulla situazione ferroviaria nella UE. Non solo, infatti, le ferrovie rappresentano il mezzo prescelto per la de-carbonizzazione del settore dei trasporti, ma svolgono un ruolo cruciale anche di interconnessione all’interno del mercato unico.E proprio su quest’ultima dimensione la Commissione ha voluto porre l’attenzione: il settore ferroviario presenta ancora diverse criticità in termini di barriere esistenti e limiti all’operatività transfrontaliera.
Secondo uno studio condotto dalla Fondazione Heinrich Böll, solo in una ristretta minoranza dei Paesi dell’Unione vi è effettiva concorrenza nel mercato dei servizi ferroviari e solo due grandi economie dell’Eurozona - Germania e Italia - hanno superato il 33% delle linee nazionali privatizzate. In Francia a Spagna, invece, il mercato ferroviario è ancora caratterizzato da un contesto di monopolio pubblico per quanto le riguarda le tratte interne, anche a lunga percorrenza. Ma anche in questi due Paesi la liberalizzazione ha recentemente preso il via. Se la de-carbonizzazione dei trasporti e il rafforzamento della connettività interna costituiscono gli obiettivi primari della Commissione, la maggiore liberalizzazione dei servizi su rotaia in UE resta una componente importante delle iniziative dell’Anno Europeo della Ferrovia 2021. Una centralità, quella della ferrovia, riconosciuta anche nella Sustainable and Smart Mobility Strategy: si prevede che entro il 2030 il traffico ferroviario passeggeri ad alta velocità raddoppierà, mentre triplicherà entro il 2050; entro quest’ultima data, inoltre, è previsto che il traffico merci su rotaia (in linee ad alta velocità) dovrà triplicare.
Dimensione interna: green e interconnessione
Sul piano interno, la ferrovia ha assunto il ruolo di strumento principe della strategia di de-carbonizzazione dei trasporti a causa del suo enorme potenziale di abbattimento delle emissioni nelle medie e lunghe distanze, sia per i passeggeri che per le merci. I trasporti, ad oggi, sono responsabili per circa il 27% delle emissioni UE di gas serra, ma all’interno del settore, le ferrovie rappresentano solo l’1%, contro l’oltre 70% rappresentato dal trasporto su gomma. Se la motorizzazione ibrida ed elettrica costituisce uno strumento cardine per ridurre l’impatto ambientale della mobilità privata, sulle medie e lunghe distanze la soluzione individuata è quella ferroviaria. La ferrovia, infatti, è una delle modalità di traporto merci che emette le minori emissioni di anidride carbonica per tonnellate-km: un’analisi condotta dall’Agenzia Europea per l’Ambiente negli anni 2014-2018 ha registrato una media di 24 grammi di CO2 per tonnellata-km nel caso delle ferrovie, contro i 137 dei veicoli pesanti (HGV) e gli oltre 1000 grammi di CO2 di un aereo cargo. La differenza in termini di emissioni risulta quindi ampiamente a favore del vettore ferroviario, il quale presenta ulteriori vantaggi in termini di affidabilità e sicurezza rispetto alle altre modalità.
Se il quadro d’azione della Commissione è delineato dall’EU Green Deal, la modalità principe e tradizionale di finanziamento e programmazione va individuata nella Connecting Europe Facility. All’interno dello strumento, infatti, i trasporti fanno la parte del leone, con 25,8 miliardi di euro su 33,7 miliardi totali. È chiaro, tuttavia, che la gran parte degli investimenti dei prossimi anni nelle infrastrutture e collegamenti ferroviarie sarà garantito dai fondi del Piano Next Generation EU e, in particolare, dai 723,8 miliardi di euro della Recovery and Resilience Facility (RRF) e dai fondi InvestEU. Il 37% dei fondi NextGenEU dovrà infatti essere destinato a investimenti che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del 55% delle emissioni (rispetto al 1990) entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. In questa sfida, l’idrogeno potrà essere centrale anche nel trasporto ferroviario, in particolare nelle reti di complessa elettrificazione. Dopo il lancio di ingenti investimenti attraverso la EU Hydrogen Strategy e l’Allenza europea per l’idrogeno, l’UE ha finanziato con 10 milioni di euro il consorzio europeo FCH2RAIL per la progettazione, lo sviluppo e il collaudo di un prototipo di sistema di propulsione bi-modale idrogeno-elettrico. Ma la soluzione è già a portata di mano: già nel 2018 Alstom ha sviluppato il primo treno ad idrogeno e numerosi ordini di nuove locomotive a idrogeno sono stati effettuati da Italia, Francia e Austria, Svezia e Polonia, per essere utilizzati in particolare nelle linee non elettrificate e attualmente percorse da treni a diesel.
Anche la Banca Europea degli Investimenti (BEI) è ampiamente coinvolta negli investimenti in infrastrutture ferroviarie, confermando una tendenza che la vede sempre più come “banca europea del clima”. La roadmap 2021-2025, pubblicata a novembre dello scorso anno, è infatti incentrata sul supporto allo European Green Deal tramite la fornitura di finanziamenti agevolati per la de-carbonizzazione dell’economia europea, in particolare nel settore dei trasporti, che costituisce il principale ambito d’azione per la BEI sin dalla sua istituzione.
Il centro dell’azione della Commissione europea per rafforzare la connettività interna, soprattutto sul piano dei trasporti sostenibili, si basa sui corridoi transeuropei (TEN-T), le direttrici di collegamento infrastrutturali da rafforzare e potenziare. La componente “Core”, che riguarda le connessioni principali, sarà completata nel 2030; quella invece “Comprehensive”, che riguarda i collegamenti secondari e ha una maggiore diffusione regionale, nel 2050. All’interno dei Corridoi, le ferrovie svolgono il ruolo principale nel garantire la connettività interna, sia per i passeggeri che per le merci. L’intento è infatti quello di potenziare l’interconnessione tra i principali nodi urbani, nonché tra le differenti aree portuali dell’Unione e le zone industriali, oltre ai collegamenti tra i centri urbani e gli aeroporti. Infine, cruciale risulta l’intento di eliminare i rimanenti colli di bottiglia che ostacolano un rapido movimento delle merci e delle persone, nonché migliorare e completare i collegamenti ferroviari transfrontalieri.
Dimensione esterna: la corsa globale alla connettività
La spinta europea per una connettività basata su infrastrutture di qualità e sostenibili dal punto di vista ambientale non si ferma all’Unione Europea, ma si sviluppa anche all’esterno, con una visione geostrategica. Lo scorso giugno è infatti stata approvata la strategia di Globally Connected Europe, che aspira a rendere l’Unione protagonista degli investimenti globali in infrastrutture sostenibili. L’Europa, come annunciato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen nel discorso sullo State of the Union dello scorso settembre, intende assumere il ruolo di Global Gateway per gli investimenti internazionali, divenendo riferimento anche per l’affermazione di standard operativi, regolamentari e ambientali a livello globale, assurgendo quindi ad un ruolo di standard setter. E ciò potrà essere cruciale anche e soprattutto in ambito ferroviario, in cui l’armonizzazione degli standard è fondamentale per aumentare l’interoperabilità tra le reti nazionali e quindi la connettività globale. I punti cardine della strategia, frutto anche di una rinnovata competizione globale tra grandi players, sono basati sull’attenzione a progetti di grande impatto in regioni chiave per l’economia del futuro, la costruzione di un level-playing field in un ambito d’azione delineato da regole precise, la cooperazione con i principali partner e la partecipazione del settore privato agli investimenti.
Due regioni sono già oggetto di partnership per investimenti infrastrutturali europei: Giappone e India, a cui si aggiunge la particolare attenzione alla connettività con il continente africano e, in particolare, il Nord Africa, che rientra nella EU Neighbourhood Policy. Con Tokyo è stata lanciata nel settembre 2019 la Partnership on Sustainable Connectivity and Quality Infrastructure, con l’obiettivo di cooperare per sviluppare le infrastrutture della regione Asia-Pacifico, tra le più dinamiche al mondo dal punto di vista economico. Una partnership fondata sulla qualità dei progetti infrastrutturali non solo dal punto di vista delle strutture da realizzare, ma anche sul piano ambientale, normativo e, non ultimo, dei finanziamenti. Un’attenzione speciale, dunque, anche agli strumenti di leverage finanziario per coinvolgere attori privati grazie agli standard qualitativi elevati e ad un efficace sistema di regole.
Più recente, e per il momento meno operativa, è invece la partnership di connettività con l’India. Siglata nel maggio 2021, la strategia si fonda su obiettivi e valori comuni per rafforzare i legami e finanziare progetti nel settore dei trasporti, nell’energia, e nel digitale. In parte una risposta agli investimenti della BRI cinese nella regione, la cooperazione tra India e Unione europea rappresenta una componente fondamentale di un pivot to Asia da parte di Bruxelles, una tendenza confermata anche dalla nuova strategia per l’Indo-Pacifico.
Si tratta di partnership che punteranno principalmente sull’aumento degli scambi commerciali reciproci e sugli investimenti congiunti in Paesi terzi. Tuttavia, per permettere un aumento del volume degli scambi con i principali partner dell’Unione, sarà fondamentale aumentare la connettività nel mercato interno e il veloce spostamento delle merci tra i principali nodi di produzione, distribuzione e consumo. Un’Europa globalmente connessa richiede prima di tutto l’eliminazione dei colli di bottiglia al proprio interno e una dotazione infrastrutturale che garantisca un’adeguata competitività per la propria economia e la sostenibilità necessaria per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica. E, con sempre maggiore protagonismo, le infrastrutture ferroviarie si candidano a un ruolo leader nel futuro dell’economia e della società europea.