Tripoli bel suol d’amore: Turchia e Russia in Libia
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Tripoli bel suol d’amore

Ugo Tramballi
03 gennaio 2020

Da un tempo esagerato per governi che devono decidere cosa fare con un problema molto importante, noi e i francesi ci accapigliamo per la Libia. Come se quel tempo fosse infinito, come se ancora le vecchie potenze – loro più potenza di noi – potessero in qualche modo dettare i loro interessi sulla quarta sponda, ed essere ascoltati.

Mentre litigavamo, davanti a nostri occhi i paesi arabi della regione sceglievano il loro campione libico in Tripolitania o Cirenaica, e lo riempivano di armi, cannoni, droni e bombardieri; combattevano la loro guerra di religione (in questo caso non sciiti contro sunniti ma intra-sunnita: Fratelli musulmani contro wahabiti e altro); dispiegavano le loro forze per un conflitto geopolitico regionale, parallelo a quello religioso.

E mentre noi e i francesi, con gli altri europei – UE compresa – incerti e disorientati davanti alla nostra tauromachia, o del tutto disinteressati, altre potenze ancora più importanti di quelle arabe, si prendevano la scena. Mi riferisco a Turchia e Russia, ormai i veri protagonisti, gli unici in grado di determinare se la Libia precipiterà in una guerra totale o risorgerà con una pace salvifica.

Forse noi siamo stati più onesti e trasparenti dei francesi: o più ingenui. Per troppo tempo abbiamo ignorato Khalifa Haftar. Ma in fondo Fayez al-Serraj, il tripolino, era riconosciuto dalle Nazioni Unite. Abbiamo buoni ambasciatori, buoni agenti dell’intelligence, soldati addestrati, buoni cercatori e produttori di petrolio, ma non buoni governi né ministri degli Esteri capaci di manifestare la necessaria autorevolezza. Forse nemmeno questo è del tutto vero. Anche se l’attuale responsabile della Farnesina passasse più tempo sui dossier diplomatici e meno sull’Ilva, l’Alitalia, il ministro uscente dell’Educazione e la gestione di Autostrade, le cose non cambierebbero. Se ci può consolare, i francesi che di tutto questo hanno molto di più, non stanno facendo una figura migliore della nostra.

Il problema siamo noi opinione pubblica, il paese, la sua storia. Forse problema non è la definizione migliore: potrebbe anche essere una qualità. Intendo dire che per giocare da protagonisti in Libia, oltre alla diplomazia bisogna usare l’arma della dissuasione militare, essendo pronti anche a usarla. Dire come Luigi Di Maio e i suoi predecessori che la soluzione deve essere diplomatica e non militare è una banalità che non lascia il segno ma anche la dimostrazione di una virtù. Componendo “Tripoli bel suol d’amore”, nel 1911 Giovanni Corvetto scriveva: “Naviga o corazzata…Tripoli terra incantata, sarai italiana al rombo del cannon!”.

Per fortuna non siamo più quell’Italia. Le fanfaronate di Benito Mussolini, trasformatesi in tragedia, ci hanno ulteriormente allontanati dall’uso della forza per trovare il nostro posto nel mondo o anche solo nel Mediterraneo. Ve la immaginate un’opinione pubblica e una classe politica italiane pronte a sostenere con le armi Serraj o Haftar?

Ma la Libia resta il luogo più evidente del nostro interesse nazionale fuori dai confini nazionali: quel paese da solo è fondamentale per la sicurezza nel Mediterraneo, per la questione migranti, per le nostre necessità energetiche. E dunque? Lasciamo che il problema sia risolto dai turchi e dai russi. Nonostante tutti i difetti e la loro arroganza, è francamente difficile che Recep Erdogan e Vladimir Putin finiscano col farsi una guerra per la Libia. Solo loro hanno la forza di dissuasione e la presunzione di usarla, per convincere Tripolitania, Cirenaica e milizie tribali locali, Fratelli musulmani e gli altri sunniti arabi ad accettare un compromesso. Come in altre realtà complesse, l’Eni avrà la capacità e i mezzi per preservare i suoi/nostri interessi economici.

Non sarà una grande vittoria dell’Italia e per ora questa soluzione è semplicistica, ipotetica e ottimistica. Ma non credo ci sia altro da augurarsi.

Buon Anno

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MENA Libia Turchia Recep Tayyip Erdoğan
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AUTORI

Ugo Tramballi
ISPI Senior Advisor

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