Trump-Biden, volano solo gli insulti | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
L'intervista

Trump-Biden, volano solo gli insulti

Paolo Magri
02 ottobre 2020

Uno spettacolo triste il primo dibattito fra il presidente Donald Trump e il candidato democratico Joe Biden, consumatosi fra caos e insulti. Una brutta immagine, persino imbarazzante, quella dei due anziani leader che litigano senza risparmiarsi, più che confrontarsi. I principali giornali americani parlano del “livello più basso mai toccato”, che equivale a una sconfitta del dibattito democratico. Lo scontro in vista delle elezioni del 3 novembre è avvenuto all’indomani delle rivelazioni che indicano come l’attuale inquilino della Casa Bianca, nei primi due anni di presidenza, abbia pagato appena 750 dollari di tasse e della nomina-lampo (che dovrà essere confermata dal Senato) della giudice Amy Coney Barrett, cattolica e conservatrice, alla Corte suprema. E mentre è arrivato in Italia il segretario di Stato americano, Mike Pompeo. L’intervista Vicepresidente esecutivo dell’ISPI Paolo Magri.

Fra Trump e Biden sono volati insulti: è solo un assaggio di un finale di partita infuocato?

«Non avevamo mai assistito a un dibattito presidenziale così scomposto, caotico, ricco di insulti. Lo specchio di un’America la cui politica pare aver perso la bussola mentre affronta una crisi Covid ancora nella fase uno, una crisi economica pesante e una crisi sociale infuocata dalla questione razziale. Uno spettacolo triste che più che convincere gli elettori indecisi, porterà molti telespettatori a non guardare i prossimi dibattiti...».

La questione tasse e l’ipotesi che Trump possa non accettare il risultato delle urne: trova che il presidente sia in difficoltà e borderline sul piano istituzionale?

«La questione tasse e le informazioni sulla pessima salute delle sue aziende non giovano certo alla sua immagine di imprenditore di successo: nel suo rancore del dibattito c’era certamente anche il fastidio per lo scoop con tempismo perfetto del “New York Times”. Sulla questione dell’accettazione del risultato trovo eccezionalmente grave che Trump non abbia corretto – neppure nel dibattito – ciò che dice e twitta da tempo, lasciando una cupa incertezza sulla sua volontà di rispettare il voto popolare, irrinunciabile pilastro di una democrazia».

Trump pericoloso, Biden inefficace: concorda?

 «Trump ha interpretato, in modo forse più rabbioso del solito, il personaggio che si è costruito in questi anni: bombastico, provocatorio, politicamente scorretto. Biden non ha invece confermato la grande preoccupazione che serpeggiava nel partito democratico, ovvero che apparisse lento o confuso, dando a Trump la possibilità di attaccare “sleepy Joe” per la sua età, peraltro molto vicina alla sua. Non è stato particolarmente efficace, ma non arriverei a dire che è stato inefficace».

Coronavirus, recessione economica senza precedenti, disordini razziali: come impattano questi fattori sulla campagna elettorale?

«Hanno messo in crisi “i successi di Trump“, incrinato la certezza di essere confermato alla Casa Bianca mostrata dai sondaggi fino a febbraio. Non va però sottovalutata la capacità di reazione di Trump e la sua capacità di produrre counter-narratives convincenti per una parte dell’elettorato: sul coronavirus è “colpa della Cina“; idem per la crisi economica e comunque il rinnovo dei sussidi a imprese e lavoratori, bloccato dall’impasse dei due partiti, “è merito suo“; i disordini razziali sono una questione di sicurezza e non sociale che lui affronta con “law and order“ mentre i democratici “vogliono togliere i fondi alla polizia“. Nel dibattito Biden si è rivolto direttamente agli elettori, chiedendo loro se credono a queste “riletture” dei fatti: lo sapremo fra poche settimane».

È in gioco non solo la Casa Bianca, ma anche la visione del mondo post guerra fredda?

«Come sempre ciò che succede in America ha un impatto anche fuori America. Successe con Reagan e le sue ricette economiche: potrebbe succedere con Trump e la sua visione politica e la sua reinterpretazione della democrazia liberale. Un quadro poco rassicurante».

Con Biden, le relazioni Europa-Usa cambierebbero in meglio?

«Peggio di così è difficile possano andare: l’America di Trump ha messo sotto scacco la partnership economica (con i dazi); quella di sicurezza (con gli attacchi alla Nato e la cancellazione del Trattato di non proliferazione con la Russia e l’uscita dall’accordo iraniano); la collaborazione con le istituzioni multilaterali (dal clima all’Organizzazione mondiale della sanità). Con in più un aperto sostegno alle forze che scommettono sulla disgregazione dell’Unione europea: dai partiti euroscettici alla Brexit. Con Biden si tornerebbe certamente a una politica più tradizionale, con toni e stili diversi: non illudiamoci però che la tensione con la Cina si allenti o che sul commercio si torni all’idillio. Come tutti i presidenti, anche Biden metterà al centro del suo operato “America first“ e gli interessi dei suoi elettori, anche se non lo sbandiererà ai quattro venti in ogni occasione come ha fatto Trump in questi quattro anni».

 

Intervista pubblicata su L'Eco di Bergamo del 1 ottobre.

Ti potrebbero interessare anche:

USA-Cina: la tensione vola
Blinken’s Israel-Palestine Tour: An Empty Shell?
Abrams e Leopard: carri armati USA e tedeschi in Ucraina
Stati Uniti: corvette e segreti
Il 2022 in 12 immagini: le analisi dell'ISPI
Giorgio Fruscione
ISPI
USA-Cina: dall’escalation alla coabitazione?
Andrew Small
German Marshall Fund

Tags

USA usa2020 Donald Trump Joe Biden
Versione stampabile
 
USA 2020

Intervista a

Paolo Magri
Vicepresidente Esecutivo ISPI

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157