Una vittoria della democrazia, così è stata salutata da folle festanti l’affermazione di Ekrem Imamoğlu nelle nuove elezioni di Istanbul. Un successo inequivocabile con oltre il 54% delle preferenze e un distacco questa volta netto – di oltre 800.000 preferenze – rispetto al suo diretto avversario Binali Yldırim, esponente di punta dell’Akp, il Partito Giustizia e Sviluppo da oltre sedici anni al potere in Turchia. Un messaggio forte e chiaro è arrivato dunque al presidente Erdoğan dalla sua Istanbul, dove Imamoğlu ha trionfato anche nei quartieri tradizionalmente zoccolo duro dell’Akp come Fatih e Beyoğlu. L’annullamento del voto dello scorso 31 marzo per presunte irregolarità da parte della Commissione elettorale suprema, su cui non sono mancate pressioni del governo, si è dunque rivelato un boomerang per Erdoğan, che sperava invece di potere riconquistare per il suo partito la città dove, nel 1994, era iniziata la sua carriera politica.
Se nelle amministrative di fine marzo il deterioramento dell’economia turca, entrata in recessione a fine 2018, era stato il fattore principale che aveva spostato i consensi dell’elettorato verso i candidati del Partito Repubblicano del Popolo (Chp) non solo a Istanbul ma anche ad Ankara e in altre importanti città turche, il risultato del 23 giugno rivela soprattutto una forte volontà di cambiamento e il desiderio di preservare il processo elettorale come principale strumento di espressione democratica presente oggi nel paese. Ciò non significa certo che i problemi economici della Turchia siano stati risolti, tutt’altro, ma questa volta la partita si giocava anche su un altro campo.
Un segnale forte è venuto dalla compattezza del fronte delle opposizioni che, oltre al Chp, ha contato sul sostegno dell’Iyi Party di Meral Akşener e soprattutto su quello dei curdi del Partito democratico dei Popoli (Hdp), che ancora una volta hanno rappresentato l’ago che ha fatto pendere la bilancia a favore di Imamoğlu. A nulla sarebbero pertanto valsi i tentativi del governo di ingraziarsi i consensi dell’elettorato curdo (circa il 15% della popolazione di Istanbul) concedendo aperture e cercando una sponda con Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), che in una lettera avrebbe esortato i curdi a rimanere neutrali.
Un messaggio di unità è stato rivolto dallo stesso Imamoğlu all’intera città per superare divisioni e polarizzazioni che hanno profondamente segnato il contesto politico turco in quest’ultimo anno di accese campagne elettorali tanto sul piano nazionale quanto a livello locale. Se la sua vittoria rappresenta senza dubbio “un nuovo inizio per Istanbul”, cuore economico e finanziario del paese, resta ancora da vedere se si tratterà dell’inizio di una nuova fase per l’intera Turchia.
Sono in molti a ritenere che le ultime elezioni amministrative, e soprattutto il voto del 23 giugno, abbiano incrinato l’aura di invincibilità del “sultano” a un anno dalla sua rielezione alla guida del paese e dall’entrata in vigore della riforma costituzionale che ha trasformato la Turchia in una repubblica presidenziale. Del resto però segnali, seppure ancora poco chiari, di una parabola discendente per il suo partito si erano già manifestati nelle legislative del 2018 in cui l’Akp aveva mantenuto la maggioranza di governo grazie al sostegno degli alleati del Partito del Movimento Nazionalista (Mhp).
Da qui alle prossime elezioni del 2023 la strada è lunga. Messa da parte la campagna elettorale, al governo spetterà innanzitutto il difficile compito di risollevare l’economia del paese prima che una nuova crisi gli esploda tra le mani. Le opposizioni, dal canto loro, dovranno fare fruttare questo tempo per presentarsi come valida e credibile alternativa di governo. In questo contesto, Istanbul sarà certamente un laboratorio e un banco di prova importante per il Chp e per le sue ambizioni politiche. Ma in Turchia c’è anche chi guarda alla possibilità di un’alternativa politica che venga da una scissione dello stesso Akp. Non è escluso dunque che i rumors sulla formazione di un nuovo partito non diventino realtà nei prossimi mesi.