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Il conflitto

Ucraina: Berlino libera i Leopard

25 gennaio 2023

Olaf Scholz annuncia l’invio di carri armati Leopard all’Ucraina. Mosca attacca: “decisione assurda”. Ma dietro la svolta ci sarebbe un accordo con Washington.

 

Alla fine, il governo tedesco invierà i suoi carri armati Leopard 2 in Ucraina. Il cancelliere Olaf Scholz, sotto pressione da giorni, lo ha annunciato oggi in un discorso al Bundestag; “Dobbiamo chiarire che stiamo facendo tutto il necessario e ciò che è possibile per sostenere l'Ucraina – ha detto Scholz - Ma allo stesso tempo vogliamo evitare che la guerra degeneri in uno scontro tra Russia e paesi NATO”. La decisione segna un cambiamento di rotta rispetto alle cautele delle ultime settimane e, anche se non ci sono conferme ufficiali, sembra essere legata a doppio filo ad un’iniziativa simile da parte degli Stati Uniti. “Agiamo in modo strettamente coordinato e concordato a livello internazionale” ha aggiunto il cancelliere. Anche il presidente americano Joe Biden, secondo la stampa americana, dovrebbe infatti annunciare in settimana l’invio in Ucraina di carri armati di tipo M1 Abrams. Alla decisione tedesca di inviare i Leopard ha contribuito anche la pressione crescente da parte di alcuni stati dell’Europa orientale, in particolare la Polonia, arrivata a minacciare l’invio a Kiev di Leopard in dotazione al suo esercito anche senza il consenso di Berlino. In base ai contratti di vendita, infatti, la Germania - che produce ed esporta questi carri armati di ultima generazione – ha il diritto di veto se un paese che li ha comprati vuole cederli a uno stato terzo. L’invio di tank, a lungo invocati da Kiev per cambiare le sorti di un conflitto giunto ormai all'undicesimo mese, è stato oggetto di una impasse che ha rischiato di incrinare la coesione dell'Alleanza Atlantica. Che il loro dispiegamento possa costituire una vera e propria svolta negli esiti della guerra, tuttavia, è ancora da vedere.

 

Berlino, rotti gli indugi?

Secondo quanto riferito dal governo tedesco, la Germania invierà in una prima fase un battaglione di 14 Leopard 2 all’Ucraina, a cui se ne aggiungeranno altri in un momento successivo. Ma Berlino non sarà la sola a mettere a disposizione i propri cari armati: Polonia, Finlandia e Danimarca sarebbero pronte a mandare i Leopard in dotazione nei propri eserciti. Anche la Spagna, ha reso noto la ministra della Difesa, Margarita Robles, “è favorevole a discutere di tutto ciò che può essere necessario nel quadro di un coordinamento con gli alleati”. Madrid ha 108 carri armati Leopard 2A4 e 239 Leopard 2E, una versione modificata del modello 2A6 prodotta in Spagna. A questi si aggiungerebbero il Portogallo e l'Olanda, come sottolineato dal primo ministro Mark Rutte alla tv pubblica Rtl. "Se un contributo dai Paesi Bassi aiuta, siamo pronti a darlo” ha dichiarato,  precisando che i Paesi Bassi potrebbero optare per l'acquisto di 18 carri armati - attualmente presi in affitto dalla Germania- per fornirli all’Ucraina. E se la Norvegia sta valutando se inviare alcuni dei suoi carri armati Leopard 2, la Svezia ha fatto sapere di “non escluderlo” per il futuro. In totale, osserva Politico, l’Ucraina dovrebbe riceverne circa 80 entro due mesi, mentre la Germania dovrebbe garantire l’addestramento dei militari ucraini al loro utilizzo. Un numero “che può fare la differenza” osserva Jonathan Beale, corrispondente di guerra della Bbc, secondo cui, se le truppe ucraine saranno addestrate e gli armamenti consegnati in tempo, “potrebbero costituire un elemento chiave per un’offensiva primaverile”.

 

Mosca: “decisione assurda”?

La vera svolta sull'invio dei carri armati, a stretto giro, si vedrà però sul terreno, dove gli ucraini potranno contare su armi più forti di quelle in dotazione ai russi. Finora, infatti, l’esercito di Mosca ha combattuto con vecchi carri armati di epoca sovietica, che ha via via sostituito con mezzi più moderni, i carri armati T-90, migliori di quelli ucraini. Con l’arrivo dei Leopard tedeschi, gli Abrams americani e i Challenger britannici, i soldati di Kiev – osserva il Guardian - non solo riuscirebbero a colmare il divario, ma avrebbero in dotazione mezzi tecnicamente più avanzati. La reazione di Mosca non si è fatta attendere: le forze armate russe “distruggeranno i carri armati Abrams di fabbricazione statunitense e altri equipaggiamenti militari della Nato se verranno forniti all'Ucraina” ha dichiarato l'ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, secondo cui l’invio di carri armati “è l’ennesima provocazione della NATO”. Il diplomatico sottolinea che il vero obiettivo di Washington è infliggere alla Russia una “sconfitta strategica” ed è per questo – sostiene - che gli Stati Uniti “alzano costantemente l'asticella dell'assistenza militare al governo fantoccio di Kiev”. Anche l’Ambasciata russa a Berlino ha emesso un comunicato in cui definisce la decisione del governo tedesco “assurda”, sottolineando che “lascerà un segno indelebile nelle relazioni tra i due paesi”.

 

Svolta coordinata?

Anche a Washington, ormai, il clamore per la questione dei carri armati era diventato impossibile da ignorare. Da tempo Kiev sostiene che solo l’invio di carri armati occidentali avrebbe consentito alle proprie truppe di riprendere l’iniziativa sul campo e riconquistare i territori occupati. Inoltre – come osservano gli analisti militari dell’American Institute for the Study of War - la loro deterrenza sarebbe l’unico ‘argine’ per scoraggiare una rinnovata offensiva russa all’inizio della prossima primavera. Per questo, nelle prossime ore, Joe Biden dovrebbe annunciare l’invio di carri armati Abrams, nonostante il parere contrario del Pentagono, secondo cui i tank americani non sarebbero adatti al teatro di operazioni, dato il loro consumo elevato di combustibile e le difficoltà logistiche legate al loro dispiegamento. Perciò la decisione delle ultime ore farebbe parte di un più ampio accordo con Berlino, che avrebbe ottenuto così la ‘copertura politica’ che voleva per non esporsi direttamente e in prima fila con Mosca. L’intesa, secondo il Wall street journal, dovrebbe chiudere il disaccordo che si era aperto tra gli alleati Nato sulla questione dei carri armati e che ha minacciato di creare tensioni transatlantiche proprio mentre si avvicina il primo anniversario dell'inizio del conflitto, con la Russia che continua a mobilitare truppe per le proprie operazioni.

 

ll commento

di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Senior Research Fellow ISPI

Konets mira – la “fine del mondo”: questo lo scenario ipotizzato dal Patriarca russo Kirill nell’eventualità di una sconfitta russa. E' l’ennesima minaccia con cui Mosca ha tentato di dissuadere i governi occidentali dall’inviare carri armati a Kiev. Se queste minacce non hanno sortito l’effetto desiderato è perché è cresciuta all’interno dell’Unione europea la consapevolezza della necessità di sostenere più energicamente l’Ucraina di fronte all’attuale stallo e alla possibilità di un’ennesima offensiva russa in primavera. Non è detto che la fornitura di Leopard cambierà le sorti del conflitto, ma sicuramente segna un ulteriore passo nella direzione di un sostegno militare  quantitativamente e, soprattutto, qualitativamente maggiore.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

 
 

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