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Il conflitto

Ucraina: “missione compiuta”

22 aprile 2021

Mosca ordina ai suoi soldati di tornare dal confine con l'Ucraina. La mossa sembra porre fine a settimane di tensione, causate da una massiccia mobilitazione di truppe e armi al confine.

 

La Russia ordina il rientro alle basi delle forze dislocate al confine ucraino, una mobilitazione senza precedenti di uomini e mezzi in Crimea e nelle regioni russe ai confini con il Donbass. Lo schieramento – circa 100mila uomini secondo il capo della diplomazia europea Josep Borrell -aveva messo in allarme Kiev e Bruxelles. Il ritiro – fa sapere il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu – inizierà venerdì 23 aprile e si concluderà il primo maggio. L’annuncio, che allontana le fibrillazioni per il rischio di un’escalation armata alle porte dell’Europa, arriva poche ore dopo il discorso del presidente russo Vladimir Putin alla nazione: la Russia vuole avere buoni rapporti “con tutti gli attori del dialogo internazionale ma se provocata risponderà duramente” ha detto il presidente riservando agli attuali scenari internazionali poche parole, ma chiare: “Siamo pazienti e responsabili, ma non superate le linee rosse”. Nelle stesse ore, a migliaia di chilometri di distanza nelle regioni orientali e più turbolente della Russia, andavano in scena le prime manifestazioni a sostegno di Aleksej Navalny, convocate alle 19 in tutti gli 11 fusi orari della Federazione. La protesta principale della giornata, convocata non a caso in concomitanza con il discorso del presidente, si è svolta per le strade di Mosca dove moltissime persone hanno marciato per chiedere la liberazione dell'oppositore russo, incarcerato e in gravi condizioni di salute per via di uno sciopero della fame che prosegue dal 31 marzo scorso.

 

 

Fine del braccio di ferro?

“Credo che gli obiettivi dell’esercitazione siano stati pienamente raggiunti. Le truppe hanno dimostrato la loro capacità di fornire una difesa affidabile del paese. A questo proposito, ho deciso di completare le ispezioni nei distretti militari meridionali e occidentali”. Così il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha annunciato la smobilitazione delle forze armate russe dal confine più caldo delle ultime settimane, quello che divide le regioni separatiste di Luhansk e Donetsk dal resto dell’Ucraina. Shoigu ha detto che i militari dovrebbero iniziare a tornare ai loro centri di spiegamento permanente a partire dal 23 aprile e completare il ritiro entro il 1 maggio. Tuttavia, ha anche ordinato che le armi pesanti siano tenute sul posto, a circa 160 chilometri a est del confine, per essere pronti a rispondere rapidamente in caso di uno “sviluppo sfavorevole” della situazione durante le esercitazioni della NATO Defender Europe, come riferisce l’agenzia di stampa Interfax. La mobilitazione – che aveva fatto temere per un’escalation armata – si era sommata alle crescenti violazioni di un cessate il fuoco nell'est dell'Ucraina. In un tweet il presidente ucraino Volodimir Zelensky ha definito la decisione un passo “verso la de-escalation”.  

 

Gli Usa e il libro della giungla?

Una riduzione delle tensioni, tuttavia, non vuol dire fine delle tensioni. Nel suo discorso alla nazione Putin aveva chiarito: “Non vogliamo bruciare ponti, ma se qualcuno interpreta le nostre buone intenzioni come debolezza, la nostra reazione sarà asimmetrica, rapida e dura”, descrivendo il “bullismo” nei confronti della Russia da parte dei paesi occidentali, con un paragone al ‘Libro della giungla’ di Rudyard Kipling. “Se la prendono con la Russia, qua e là, senza motivo. Tutti piccoli sciacalli Tabaqui che girano intorno alla tigre Shere Khan, ululando per compiacere il sovrano”. Una metafora poco lusinghiera, in cui se gli Stati Uniti sono la tigre feroce, l’Europa fa la parte dello sciacallo che, nel libro, racconta frottole e si ciba degli scarti. Ma il limite – ha aggiunto il presidente – “è stato superato tentando il golpe in Bielorussia, che avrebbe implicato l’uccisione del presidente Alexandr Lukashenko”. Allo stesso tempo, è tipico che anche azioni così flagranti non vengano condannate dall’Occidente, ha osservato laconico: “Nessuno sembra accorgersene. Tutti fingono che non stia succedendo niente”.

 

Putin, atto terzo?

Sulle ‘linee rosse’ citate da Putin nel suo discorso è intervenuto anche il portavoce del Cremlino. Dimitry Peskov le ha definite come “i nostri interessi di sicurezza esterna, i nostri interessi di sicurezza interna nel prevenire qualsiasi interferenza esterna, sia nelle nostre elezioni che in altri processi politici interni”. Ma non è tutto. Quella a cui abbiamo assistito ieri “è un’istantanea della Russia nel terzo decennio del governo Putin” scrive il New York Times, “un leader che affronta un’opposizione sempre più arrabbiata e disperata, ma tenuto saldamente al potere dalle vaste risorse del suo paese e da un enorme apparato di sicurezza a sua disposizione”. È pensando a questo che forse vanno interpretati gli eventi delle ultime settimane: Mosca, nel suo annuncio, definisce quelle alla frontiera ucraina ‘esercitazioni’, ben sapendo che i movimenti delle sue truppe avevano messo in allarme ben oltre l’Ucraina. Forse questo era il punto. Se con sanzioni, accuse di killeraggio e prese di posizione Joe Biden fa capire al Cremlino che i tempi dell’era Trump sono definitivamente tramontati, Mosca risponde evidenziando il perimetro dei propri interessi inviolabili. E un segnale a Kiev, Bruxelles e, soprattutto, a Washington, che la Russia è una forza da non sottovalutare.

 

Il commento

Di Eleonora Tafuro Ambrosetti, ISPI Research Fellow - Russia, Caucasus and Central Asia Centre

“Il ritiro russo dà ragione a coloro che riconoscevano nelle azioni di Mosca solo un desiderio di battere i pugni sul tavolo e "tastare" le reazioni dell'alleanza transatlantica. La stabilità interna è una preoccupazione molto più grande per Putin in questo momento, come dimostra il suo discorso di ieri. Tuttavia, non considererei la questione risolta. Il ministro della difesa russo Shoigu ha suggerito che alcune truppe rimarranno a Pogonovo, vicino Voronezh, fino a settembre, quando si terrà l'esercitazione militare Zapad-2021. Inoltre, schieramenti russi a sorpresa al confine non sono da scartare nell'immediato futuro. Azioni che se anche vanno intese come mera dimostrazione di forza, aumentano il rischio di errori di calcolo e potenziali confronti armati”. 

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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