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Commentary

UE-Cina: Il paradigma green del CAI

Ruben David
26 febbraio 2021

Al fine di rispettare i target intermedi su clima ed energia che l’UE si è data per il 2030 e il 2040 e raggiungere l’obiettivo identificato nel Green Deal di neutralità climatica entro il 2050, è di centrale importanza per l’Unione consolidare la propria capacità di dirigere gli investimenti verso progetti e attività che siano sostenibili dal punto di vista ambientale e climatico, così come da quello sociale ed economico.

Lo stesso vale per la Cina. La potenza asiatica si trova anch’essa impegnata in uno sforzo di transizione verso una strategia di crescita più sostenibile. Recentemente, in occasione della 75° sessione dell’Assemblea generale ONU, per bocca del suo leader Xi Jinping, la Cina ha dichiarato di fronte alla comunità internazionale di voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2060 e, a tal fine, di raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030. Per poter adempiere a questa promessa gli sforzi dovranno essere all’altezza della sfida. Le intenzioni sembrano reali, come dimostra il fatto che la Cina ha attivato recentemente un mercato nazionale delle emissioni di anidride carbonica, sull’esempio dello European Trading System (ETS) dell’UE.

Tuttavia, l’obiettivo della neutralità climatica richiede che tutti i settori dell’economia, a partire da quelli più inquinanti e che provocano maggiori emissioni di gas serra (come il settore dell’edilizia, dei trasporti e quello energetico), dovranno essere ripensati e plasmati in funzione della transizione ecologica ed energetica. Gli investimenti, sia pubblici che privati, giocano un ruolo centrale in questa doppia transizione.

Per di più, l’attuale pandemia da COVID-19 ha rafforzato la necessità di reindirizzare i flussi di capitale verso progetti sostenibili, dal punto di vista economico, ambientale e sociale, al fine di rendere le nostre economie e società più resilienti contro gli shock di varia natura, compresi quelli climatici e ambientali. Questo impegno di ripensamento profondo del settore economico-produttivo e infrastrutturale verso un sistema decarbonizzato e ad emissioni-nette zero non può però semplicemente riguardare le singole strategie e politiche nazionali, ma deve riguardare anche i rapporti internazionali tra i diversi Paesi.

 

Il Comprehensive Agreement on Investment tra UE e Cina

In questo quadro, riveste un ruolo centrale l’accordo raggiunto “in linea di principio” il 30 dicembre 2020 da parte di UE e Cina, dopo sette anni di negoziato, per un Comprehensive Agreement on Investment (CAI). Non si tratta di un accordo di libero scambio, come lo erano il CETA, il TTIP o il TPP, ma di un’intesa volta a facilitare l’accesso delle imprese nei mercati del Paese partner e così aumentare il volume dell’interscambio commerciale tra UE e Cina, che nel 2020 secondo i dati Eurostat ammontava a 586 miliardi di euro. L’intesa inoltre non va a sostituirsi ai 26 accordi bilaterali (BITs) attualmente esistenti tra Cina e gli Stati membri UE, ma si affianca ad essi con una regolamentazione più dettagliata e con l’intenzione di ridisegnare il futuro dei rapporti commerciali tra i due blocchi.

L’accordo punta quindi a consolidare e approfondire la cooperazione economica tra Bruxelles e Pechino nel perseguimento soprattutto di un regime di reciprocità. Così come le imprese cinesi hanno accesso ai mercati europei, anche per le imprese europee sarà più facile accedere ai mercati cinesi con l’affermazione, tra le varie clausole, del principio di non discriminazione.

Nella retorica dei due attori coinvolti, così come emerso dalle dichiarazioni rilasciate dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi, l’accordo CAI vincolerà le parti in una relazione di investimenti basata sui valori e indirizzata al raggiungimento dei principi dello sviluppo sostenibile. Per l’UE sembra trattarsi dell’attuazione di quel “principled pragmatism” (pragmatismo basato sui valori) già enunciato nella EU Global Strategy del 2016, che cerca di andare oltre alla tradizionale dicotomia tra interessi e valori. In questo caso i valori (l’ecologia e la salvaguardia del Pianeta) dovrebbero anche coincidere con quelli che sono gli interessi dei due attori, ovvero la promozione di investimenti per la transizione ambientale ed energetica; che non sono viste in opposizione alla ripresa economica bensì come una strategia di rilancio dell’economia basata su un nuovo paradigma.

 

Investimenti e sviluppo sostenibile: cosa dice il CAI?

Si tratta perciò di analizzare ciò che l’accordo CAI dice rispetto alla questione ambientale e della sostenibilità, in particolare rispetto al tema classico degli standard ambientali.

La bozza del testo del CAI è stata diffusa dalla Commissione Europea venerdì 22 gennaio in “nome della trasparenza” a seguito di pressioni pervenute da più parti. La pubblicazione del testo consente un'analisi preliminare per cercare di valutare fino a che punto è stata effettivamente rispettata la volontà di coniugare investimenti e sviluppo sostenibile espressa a parole e nelle intenzioni da UE e Cina.

Se da un lato, come è stato detto, l’accordo siglato comporta alcuni aspetti positivi riguardo la reciprocità di accesso ai mercati – soprattutto per le imprese europee – e la parità di condizioni, maggiormente problematiche rimangono le questioni relative alle regole condivise sul clima, la salute e il lavoro, ovvero sui relativi standard che l’accordo sugli investimenti dovrebbe garantire.

La sezione dell’accordo rilevante in materia è la Sezione IV (Investimenti e sviluppo sostenibile). L'UE afferma che questa parte include tutti gli elementi chiave dell'approccio dell'UE allo sviluppo sostenibile. Anche la Cina considera questa parte come indicativa della "qualità di alto livello" dell'accordo. Tuttavia, il testo non sembra supportare questo alto livello di soddisfazione. Sembra piuttosto esserci una dichiarazione generale di intenti nella quale UE e Cina riconoscono che lo sviluppo economico-sociale e la protezione ambientale sono interdipendenti e costituiscono dimensioni integrate che si rafforzano a vicenda. In quest’ottica le due potenze riaffermano il loro impegno a promuovere gli investimenti in modo tale da contribuire all'obiettivo dello sviluppo sostenibile, per il benessere delle generazioni presenti e future, e garantiscono che tale obiettivo sia integrato e riflesso nelle loro relazioni di investimento. Con la firma dell’accordo, Cina ed UE pongono le basi per assumere impegni per non abbassare gli standard di protezione ambientale al fine di attrarre investimenti e richiamano il loro impegno al rispetto degli obblighi internazionali già sottoscritti in materia.

 

Il CAI rafforza l’accordo di Parigi

È un aspetto positivo che nell’accordo vengano ribadite la volontà e l’impegno dei due attori di perseguire l’obiettivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e soprattutto quello indicato dall’Accordo di Parigi (in vigore dal 4 novembre 2016) che mira a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e a proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C. In vista del raggiungimento di questo obiettivo Cina e UE si impegnano a rafforzare il contributo degli investimenti volti alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico, promuovendo investimenti nel settore delle energie rinnovabili, in tecnologie a bassa emissione di carbonio e in prodotti e servizi efficienti dal punto di vista energetico, facilitando inoltre la diffusione a livello internazionale di tecnologie pulite.

La Cina, attualmente, è il principale responsabile globale per le emissioni di gas ad effetto serra, con circa il 28% delle emissioni. Assieme all’UE, che rappresenta l’8%, contribuiscono per circa il 36%. Da un lato questi dati indicano che se si vuole affrontare seriamente il problema l’azione dei due blocchi da soli non basta e serve la collaborazione e l’impegno di tutti i Paesi. Dall’altro ci dice che, seppur ci sia ancora molto da fare, il fatto che in un accordo sugli investimenti tra due parti che contribuiscono per circa un terzo delle emissioni totali (a livello globale), si inizi a parlare con sempre maggiore forza di ambiente e sviluppo sostenibile dimostra che si sia intrapresa la giusta via.

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Ruben David
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