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Daily Focus
UK Confindential: il rapporto sulle interferenze russe
22 luglio 2020

Secondo un rapporto della Commissione di Intelligence del Parlamento britannico la Russia rappresenta una "minaccia urgente" per la sicurezza del Regno Unito, e denuncia: l'influenza di Mosca in UK è la "nuova normalità". 

 

Il Regno Unito è tra i principali obiettivi della Russia per il suo ruolo centrale nella “lobby occidentale anti-Mosca” e per la sua vicinanza con gli Usa. A sostenerlo è un rapporto del Comitato britannico di Intelligence e Sicurezza che chiede “un’azione immediata” per aiutare i servizi a contrastare le interferenze di Mosca, definita “un abile avversario”. Avversario nei confronti del quale gli ultimi governi - nonostante momenti di altissima tensione ed espulsioni incrociate innescate prima dall’omicidio a Londra dell’ex spia dissidente Aleksandr Litvinenko e poi dal tentato avvelenamento con gas nervino a Salisbury dell’ex 007 Sergei Skripal - avrebbero risposto in modo debole e inadeguato. Il documento – la cui pubblicazione sarebbe stata rinviata più volte in conseguenza delle pressioni dei partiti conservatori – indirizza pesanti accuse soprattutto al governo di Boris Johnson che avrebbe evitato di avviare indagini nonostante numerosi allarmi e testimonianze. Per evitare la pubblicazione di un rapporto troppo censurato, per motivi di sicurezza interna, i parlamentari hanno preferito divulgarne una versione ridotta di 47 pagine, in cui i relatori descrivono i mezzi usati dall’intelligence russa per orientare e manipolare il referendum scozzese del 2014 e descrivono l’influenza russa sul Regno Unito come “la nuova normalità”. Scontata quanto immediata la replica del Cremlino: il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato che “la Russia non si è mai intromessa nei processi elettorali di nessun paese del mondo, né negli Stati Uniti né nel Regno Unito né in altri paesi”.

 

Interferenze russe: new normal?

"L'influenza russa nel Regno Unito è la nuova normalità. Governi successivi hanno accolto gli oligarchi e i loro soldi a braccia aperte, fornendo loro i mezzi per riciclare fondi illegali tramite la lavatrice londinese, nonché connessioni al livello più altro con accesso a società e figure politiche britanniche". Parole dure come macigni quelle contenute nel comunicato stampa pubblicato dal comitato parlamentare britannico in occasione della diffusione del rapporto. “Indispensabile per questo costante processo di penetrazione – secondo i relatori – è l'attività dei cosiddetti enablers o facilitatori: avvocati, commercialisti, agenti immobiliari che, consapevolmente o no, sono agenti di fatto dello stato russo". E ancora: “Il Regno Unito è chiaramente un target della disinformazione russa. Se il meccanismo di voto cartaceo si è dimostrato valido, non possiamo tuttavia rimanere compiacenti davanti a un paese ostile che agisce deliberatamente con l'obiettivo di influenzare i nostri processi democratici”.

Brexit: fu manipolazione?

Se ci sono evidenze “credibili” che la Russia di Vladimir Putin abbia cercato di influenzare il voto referendario scozzese del 2014, su quello relativo a Brexit del 2016 i relatori alzano le mani: “Non c’è modo di provare un’interferenza che abbia potuto avere impatto concreto sui risultati del voto dato che il governo non si è preoccupato di scoprirlo”. Diversamente da quanto accaduto negli Stati Uniti con il rapporto Mueller, che ha investigato a fondo sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016, infatti, il governo britannico semplicemente avrebbe rinunciato ad avviare alcuna verifica o indagine. Come riassunto da uno dei membri della Commissione, Stewart Hosie “Il governo ha attivamente evitato di cercare prove di interferenza. Non voleva sapere”.

Accoglienza a braccia aperte?

Non è la prima volta che i governi conservatori di Boris Johnson ma anche i precedenti guidati da David Cameron e Theresa May sono accusati di aver chiuso entrambi gli occhi sulle attività russe nel Regno Unito per non mettere in imbarazzo i grandi donatori del partito legati agli oligarchi russi. Il rapporto descrive come Londra abbia accolto “a braccia aperte” gli oligarchi russi e i loro ingenti investimenti “senza fare domande” riguardo la loro provenienza: questo avrebbe consentito a ricchi quanto chiacchierati uomini d’affari, alcuni dei quali molto vicini a Putin, di entrare nei ‘salotti buoni’ della classe dirigente britannica avviando un processo di ‘laundry reputation’ alimentato a suon di rubli (Laundromat).

Il frutto di un ‘golpe’?

Come se non bastasse, anche le modalità della pubblicazione del rapporto sollevano interrogativi allarmanti: dopo essere rimasto bloccato per un anno e mezzo, il documento ha finalmente visto la luce dopo un blitz in commissione. Con una sapiente opera di conciliazione il deputato conservatore Julian Lewis, già presidente della commissione Difesa della Camera dei Comuni, ha trovato il sostegno dell’opposizione ed è riuscito a strappare i voti necessari per diventare presidente del comitato che supervisiona le attività dei servizi segreti britannici. Cacciato dai conservatori, che hanno gridato al ‘golpe’ e oggi, tra gli scranni degli indipendenti, Lewis ha inaugurato la sua carica proprio con la pubblicazione del “Russia report”.

 

Il commento

di Eleonora Tafuro Ambrosetti, ISPI Research Fellow Russia, Caucaso e Asia Centrale

Accuse di interferenze elettorali e influenze maligne degli oligarchi russi nella società britannica…smentite dell’ambasciata russa e accuse di russofobia… il rapporto del Comitato per l'Intelligence e la Sicurezza del Parlamento inglese di ieri sembrerebbe un film già visto, se non fosse che stavolta è il governo britannico l’accusato principale. Il governo e le agenzie di law enforcement sono infatti accusate di non aver saputo o voluto fronteggiare la supposta minaccia russa alla democrazia inglese. Sarà dunque la reazione del governo inglese ciò che può segnare davvero una differenza rispetto al passato; ad esempio, sembra che il clamore suscitato dal rapporto stia portando il governo ad approvare finalmente la legge che obbliga gli “agenti stranieri” a registrarsi nel Regno Unito. Questa legge, già in vigore in Russia e negli USA, era stata già discussa in passato nel Regno Unito, ma mai approvata. Una cosa è certa: vista la natura bipartisan delle accuse, sembra difficile che Johnson riesca ad evitare ulteriori inchieste su questo tema.

 

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

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Russia Regno Unito
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