Nonostante le recenti (e forti) oscillazioni, l’Azerbaijan resta una meta importante per le aziende esportatrici italiane. Il paese infatti è uno dei grandi player del settore degli idrocarburi nell’area degli “Stan” e negli anni ha instaurato prolifici rapporti commerciali con l’Italia. La penisola è il principale destinatario delle esportazioni di gas azero e l’acquirente di circa il 20% della produzione totale di idrocarburi del paese. L’Italia compare anche come importante fornitore del paese e le aziende italiane figurano tra i principali partner nello sviluppo dei grandi progetti del settore dell’oil&gas.
L’interscambio commerciale con l’Italia ha registrato recentemente una notevole discontinuità, per l’effetto combinato del calo della domanda energetica italiana e della recessione economica dell’Azerbaijan. L’import italiano infatti, costituito per oltre il 90% da prodotti energetici e pari a circa € 3 miliardi, si è fortemente ridotto (perdendo oltre il 60% negli ultimi cinque anni) a causa del cambiamento nei canali di approvvigionamento energetico e della riduzione dei flussi di domanda da parte dell’Italia.
Fig. 1 Andamento Import e Export dell’Italia con l’Azerbaijan (€ milioni)
Fonte: Istat
Le esportazioni Made in Italy, dopo un rapido incremento, hanno anche esse registrato una frenata. L’aumento dell’export dall’Italia negli anni precedenti è legato in particolare alla presenza consolidata della meccanica strumentale italiana nei grandi progetti energetici del paese, nonostante le oscillazioni del settore e la difficile gestazione di alcuni progetti (ad es. Shah Deniz e le evoluzioni del progetto Trans Adriatic Pipeline). Tuttavia la fase di recessione economica vissuta dal paese e l’incertezza circa le prospettive di recupero per il prezzo del petrolio hanno determinato un brusco calo delle esportazioni italiane destinate al settore energetico, che ha registrato minori investimenti in nuovi progetti di esplorazione. La recessione economica del paese, le conseguenti difficoltà del settore bancario nazionale1 e la perdita di valore della moneta locale2 sono state invece la principale causa del taglio delle esportazioni Made in Italy di beni di consumo, come abbigliamento, arredamento e prodotti alimentari, diventati relativamente più onerosi e domandati in misura minore dalla popolazione locale.
Fig. 2 Dettaglio delle esportazioni italiane per settori
Fonte: Istat
L’integrazione commerciale, facilitata anche da progetti infrastrutturali come OBOR, sarà un elemento chiave per le prospettive del paese nei prossimi anni. La posizione strategica rende l’Azerbaijan un paese chiave nel collegamento tra Oriente, Caucaso e Europa. Questa strategicità emerge già in ambito energetico, con progetti quale il Southern Gas Corridor (TAP, TANAP), che, seppure caratterizzati da gestazioni problematiche, mirano ad incrementare l’integrazione con l’Europa. Di crescente importanza sono anche le potenzialità del paese in termini di integrazione infrastrutturale, confermate dalla presenza dell’Azerbaijan nelle rotte dell’OBOR. Quest’ultimo infatti dovrebbe facilitare l’interscambio commerciale all’interno della regione caucasica e favorire gli scambi di merci con la Cina, anche attraverso il potenziamento delle infrastrutture di terra (come la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars) e portuali (porto di Alat) del paese. Prospettive di incremento dei flussi commerciali, cosi come di afflusso di capitali esteri nel paese in settori non collegati all’oil&gas, potrebbero costituire un driver importante per la ripresa dell’economia, indebolita dai recenti corsi e interessata ad una diversificazione della propria attività economica.
1 Alcuni dei principali istituti pubblici azeri nel 2016 hanno comunicato difficoltà di ripagamento di titoli in scadenza rendendo necessario l’intervento dello stato a loro supporto
2 Nel 2015 il paese è passato ad un regime di cambio ad oscillazione controllata. L’effetto combinato di recessione, deflusso di capitali e deprezzamento del rublo russo ha determinato una forte perdita di valore della valuta nazionale, il manat, che ha perso più del 100% del proprio valore nell’ultimo biennio rispetto alle principali monete estere.