Il vertice di Madrid segna uno spartiacque e sancisce la nascita di una nuova Nato 2.0. ‘Allargata’ e con nuove priorità strategiche.
Il vertice della Nato che si è concluso oggi a Madrid sarà ricordato come uno spartiacque per l’Alleanza. L'invasione russa dell'Ucraina ha riportato l’organizzazione al centro della strategia di difesa europea e costretto i suoi leader a elaborare rapidamente una nuova dottrina di sicurezza collettiva. Quattro gli annunci principali: aumento della forza d'intervento rapido da 40mila a 300mila uomini entro il 2023; rafforzamento del fianco orientale con la creazione della prima base americana permanente; invito a Svezia e Finlandia ad unirsi al club; adozione di un nuovo ‘Concetto Strategico’, una bussola per i prossimi 10 anni, che definisce la Russia come “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza dei suoi Paesi membri” e la Cina come “una sfida sistemica”, non tanto sul piano militare, quanto su quello tecnologico. Con un effetto paradosso, l’Alleanza Atlantica si rinnova tornando alla sua missione originaria di deterrenza e difesa dalla minaccia della Russia. “Putin voleva meno Nato ai suoi confini - ha sintetizzato il Segretario Generale Jens Stoltenberg – da oggi ne avrà di più”.
Una bussola per il prossimo decennio?
“L'area euro-atlantica non è in pace. La Federazione Russa ha violato le norme e principi che hanno contribuito a un ordine di sicurezza europeo stabile e prevedibile”: si apre così il nuovo Concetto Strategico varato al vertice di Madrid. Il documento descrive l’ambiente di sicurezza strategica in cui l’Alleanza è chiamata ad operare, ne riafferma i principi e lo scopo principale di “garantire la difesa collettiva”. Inoltre sottolinea che le minacce che la Nato si trova ad affrontare sono globali e interconnesse, e che la deterrenza a cui punta non è solo quella di “ogni centimetro di territorio”, come ha ribadito il presidente americano Joe Biden annunciando il dispiegamento di nuove forze statunitensi in Europa. “I nostri concorrenti – si legge nel testo - mettono alla prova la nostra resilienza e cercano di sfruttare l'apertura, l'interconnessione e la digitalizzazione delle nostre nazioni. Interferiscono nei nostri processi democratici e istituzionali […] Conducono attività dannose nel cyberspazio e nello spazio, promuovono campagne di disinformazione, strumentalizzano la migrazione, manipolando i rifornimenti energetici e impiegano la coercizione economica. Questi attori sono anche in prima linea in uno sforzo deliberato per minare le norme e le istituzioni multilaterali e promuovere modelli autoritari di governo”.
Alleanza Russia-Cina?
Il Concetto Strategico invita anche gli alleati a “lavorare insieme per affrontare le sfide sistemiche” poste dalla Cina, ma apre al fine di “salvaguardare gli interessi di sicurezza e di costruire una trasparenza reciproca” con Pechino. Ma ciò che maggiormente preoccupa gli alleati è che Mosca e Pechino stiano “sviluppando una partnership strategica” e che rafforzino a vicenda i loro tentativi per minare l'ordine internazionale basato sulle regole, andando contro i nostri valori e interessi”. È la prima volta dalla sua creazione che l'Alleanza inserisce la Cina nella lista dei ‘problemi’ per la sicurezza globale. La risposta non si è fatta attendere: “Vecchio vino in bottiglia nuova”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian a proposito del ‘Concetto Strategico’, commentando che la Nato deve cambiare “la sua mentalità da Guerra Fredda di creare nemici immaginari e farsi dei nemici. La Nato ha già sconvolto l'Europa. Non dovrebbe cercare di destabilizzare l'Asia e il mondo”.
Comprensibilmente più orientata verso la politica della ‘porta aperta’, in questo caso a Svezia e Finlandia, invece la reazione del Cremlino: “Svezia e Finlandia vogliono unirsi alla Nato? Che lo facciano”, ha detto Vladimir Putin alla tv di Stato russa, sottolineando però che la risposta di Mosca sarà “simmetrica”. Devono capire “che prima non c'era alcuna minaccia, mentre ora se i contingenti militari e le infrastrutture saranno dispiegati lì dovremo rispondere in modo simile – ha ammonito il leader del Cremlino - e creare eguali minacce per i territori da cui vengono minacce nei nostri confronti”.
Una nuova frontiera?
Il vertice di Madrid, sono in pochi a dubitarne, costituisce la risposta degli alleati all’invasione russa dell’Ucraina. Ma la “più grande minaccia alla sicurezza sin dalla Seconda guerra mondiale”, come l’ha definita il segretario Stoltenberg, ha proiettato l’Alleanza in un contesto profondamente diverso. Con un nemico su cui concentrarsi, l’Alleanza ha ritrovato un senso e scopi che sembrava aver smarrito. Solo tre anni fa, il presidente francese Emmanuel Macron aveva definito l’organizzazione in stato di “morte cerebrale” e gli anni della Presidenza Trump sembravano aver dato il colpo di grazia ad un’organizzazione invecchiata male. La guerra in Ucraina ha avuto sulla Nato l’effetto di un elettroshock, e Paesi storicamente neutrali come Svezia e Finlandia hanno deciso di richiedere l’adesione. Se – come ormai sembra scontato – saranno ammessi, la linea di confine tra Paesi membri e Federazione russa si allungherà di 1340 chilometri. Perché la nuova Nato non solo non si allontana dalle frontiere della Russia, ma si allarga nel Baltico. E, posto che il Pivot to Asia dell’alleato americano è qui per restare, sarà compito europeo gestire la futura “nuova” frontiera. È questa la prossima sfida della rinnovata alleanza: gestire un passaggio che complicherà, ulteriormente, le relazioni con Mosca.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications.