È ormai certo che Mitt Romney, ex governatore del Massachusetts, sarà lo sfidante di Barack
Obama alle elezioni presidenziali di novembre. A essere sinceri, l’esito era già chiaro tre mesi fa, dopo le primarie del “Super Martedì” del 6 marzo. A questo punto possiamo domandarci quale sarà il tema che dominerà la campagna elettorale da qui a novembre. L’andamento della disoccupazione? Il giudizio sulla riforma sanitaria? Un tema sociale come i matrimoni tra omosessuali?
A parte le attività propagandistiche da parte dei due candidati, è evidente come i mass media giocheranno un ruolo importante, se non cruciale, nel definire i temi della campagna elettorale stessa. Una delle teorie più accreditate riguardo all’influenza dei media sui cittadini è quella dei cosiddetti agenda setting effects (poteri di agenda), secondo cui i media possono rendere più rilevante agli occhi e alle orecchie dei cittadini un dato tema semplicemente dedicandogli più tempo e/o spazio. Tipicamente questo potere persuasivo non è neutrale dal punto di vista ideologico-politico, in quanto i cittadini hanno in media opinioni abbastanza chiare su quale partito politico sia più capace di risolvere problemi relativi a un dato tema. Ad esempio negli Usa il partito democratico “possiede” il tema della sanità, mentre il partito repubblicano è ritenuto più competente sul tema della difesa. Dall’altro lato, un tema come l’economia è (temporaneamente) vantaggioso per il presidente in carica se l’economia va bene, e per lo sfidante se l’economia va male.
Un giornale, un telegiornale, una radio o un blog potrebbero dunque dare una mano a un certo candidato enfatizzando i temi su cui è percepito come più competente rispetto all’avversario. Da questo punto di vista, la scelta del tema è più rilevante della scelta del tono più o meno favorevole, dal momento che l’argomento prevale dal punto di vista logico sul tono: se ad esempio un certo giornale scrive in termini negativi di Obama sul tema della sanità (ancor oggi posseduto dai democratici ), la luce negativa su Obama è pur sempre compensata dallo spostamento dell’attenzione su un tema a lui favorevole.
La decisione di utilizzare il potere dei media per aumentare i voti che vanno a un candidato si basa sul presupposto che qualcuno dal lato dell’offerta abbia una preferenza per quel candidato, sia esso il proprietario del mezzo, il direttore, il redattore o il giornalista che scrive. Questi effetti persuasivi sembrano non trascurabili: DellaVigna e Kaplan – in un ormai famoso articolo del 2006 - mostrano come la graduale introduzione di Fox News sui mercati della televisione via cavo abbia portato a un aumento dell’1% dei voti ottenuti da Bush durante le elezioni presidenziali del 2000.
Da economista mi viene però spontaneo soffermarmi sul ruolo sottile e importante giocato dalle preferenze ideologiche di lettori e ascoltatori, ovvero di chi sta dal lato della domanda. Detto in breve, l’idea è che i mass media sono fortemente incentivati ad accontentare i gusti ideologici dal lato della domanda, fornendo contenuti non dissonanti. Ciò porta il discorso in una direzione molto diversa da quella della persuasione: se è la domanda a dettare le scelte mediatiche, allora vi è poco spazio per la persuasione, dal momento che i cittadini sono immersi in una sequenza di echo chambers (camere a eco) in cui ciascuno di essi ascolta soltanto qualcosa di molto simile alla propria voce, cioè fatti e valutazioni assolutamente coerenti con la propria posizione iniziale.
Uno dei meta-temi maggiormente discussi in questa campagna elettorale è per l’appunto quello secondo cui la moltiplicazione di fonti di informazione dovuta a internet e a internet 2.0, cioè ai network sociali come Facebook e Twitter, si traduce in una moltiplicazione di camere a eco, cosicché il dialogo tra punti di vista diversi si annulla, e nel contempo i media perdono ogni efficacia persuasiva. Sarà vero? Alcuni osservatori notano un aumento della polarizzazione delle opinioni dei cittadini Usa, a cui fa da contraltare l’aumento degli ascolti di canali televisivi più ideologici come Fox News e MSNBC, e un calo vistoso della più neutrale CNN. Sul punto ho un’opinione diversa: esiste tuttora negli Usa una vastissima platea di elettori moderati che consumano un paniere diversificato di mezzi di comunicazione diversi, cosa ancora più semplice oggi grazie all’internet sociale di Facebook e Twitter.
Dato questo quadro d’insieme, torno brevemente alla questione iniziale: quale tema dominerà la campagna elettorale? Azzardo qualche previsione: il tema centrale sarà l’economia – e la disoccupazione in particolare –, e l’andamento dell’economia sposterà gli elettori moderati. Dall’altro lato la sanità e le issues sociali come il matrimonio tra omosessuali verranno utilizzate dalle due parti politiche rispettive per mobilizzare i propri elettori, cioè per indurli ad andare a votare.