Sono passati due anni dalla morte di Hugo Chávez e dall'elezione a presidente di Nicolás Maduro, che vinse con una maggioranza molto limitata contro il candidato dell’opposizione Henrique Capriles. Sono stati due anni caratterizzati da un’elevatissima conflittualità interna e da una crescente repressione dell’opposizione, culminata con l’arresto di uno dei suoi leader, Leopoldo López, un anno fa e di Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, lo scorso 19 febbraio. Alcune manifestazioni hanno avuto episodi di elevata violenza, con decine di morti. Durante i primi due anni di presidenza di Maduro, lo scontro politico e la crisi socio-economica sono peggiorati e la risposta governativa è stata inefficace su entrambi i fronti. Il presidente Maduro sostiene di avere le prove di un complotto internazionale per organizzare un golpe contro di lui, ma i paesi citati da Maduro – principalmente Stati Uniti e Colombia – ovviamente rifiutano questa accusa. L’ipotesi di un tale golpe serve comunque a Maduro per coalizzare i suoi sostenitori contro un ipotetico attacco esterno e per distogliere l'attenzione dalla disastrosa situazione economica. Il paese è infatti in recessione con un’inflazione molto elevata e la caduta del prezzo del petrolio ha ridotto drasticamente le risorse pubbliche e la capacità d’importare. Anche se la Banca centrale del Venezuela non ha ancora pubblicato i dati completi sulla produzione nazionale del 2014, si stima che nel 2014 il prodotto interno lordo si sia contratto del 3% e che l’inflazione sia stata pari al 63,4% (stime della Cepal). La politica economica è stata fortemente interventista e confusa, generando una miriade di controlli e vincoli all’attività economica. Un esempio significativo della cattiva politica economica è quello relativo alla gestione del tasso di cambio: esistono tre cambi ufficiali, per differenti utilizzi, e un tasso di mercato: alla fine di febbraio 1 dollaro americano poteva essere comprato con 6.3, 12, 52 oppure 176 bolivar. Senza l’importante aiuto finanziario della Cina, il Venezuela avrebbe probabilmente fatto default sul debito estero.
Cosa accadrà in Venezuela nei prossimi mesi? I paesi vicini possono avere un ruolo molto importante per convincere governo e opposizione a rispettare le regole democratiche del confronto politico, evitando da una parte la repressione dell'opposizione e dall'altra il cambiamento politico per vie non costituzionali. Sia l'Unasur, sia il Mercosur, di cui è membro il Venezuela, hanno adottato una clausola democratica, che può essere applicata in caso di rottura o minaccia di rottura dell'ordine democratico, di violazione dell'ordine costituzionale o di qualunque situazione che metta a rischio il legittimo esercizio del potere e dei principi democratici. Quindi se ci fosse un golpe in Venezuela l'Unasur e il Mercosur potrebbero sospendere la sua partecipazione ai due accordi, chiudere le frontiere, limitare il commercio e adottare sanzioni politiche e diplomatiche addizionali. Per aiutare il Venezuela a ritrovare la via del dialogo politico, una commissione dell'Unasur, composta dai ministri degli esteri di Brasile, Colombia ed Ecuador, si recherà in Venezuela nelle prossime settimane.
Lo scenario più favorevole è, quindi, che quest'anno si tengano regolarmente le elezioni parlamentari, nelle quali tutti i venezuelani potranno esprimere in modo democratico il proprio consenso o dissenso con la politica del presidente Maduro. Nel 2016 poi potrà eventualmente essere richiesto un referendum per revocare il mandato presidenziale a Maduro. Infatti, la Costituzione del paese sudamericano prevede che dopo tre anni di mandato presidenziale, che ha una durata di sei anni, possa essere chiesto un referendum di revoca del mandato. Questa è la via democratica per sostituire un presidente che non dovesse più godere dell'appoggio della popolazione. Al momento la popolarità di Maduro sembra molto bassa, ma questo non è ragione sufficiente per imporre una sua destituzione.
Probabilmente non sarà la pressione politica interna dell'opposizione che farà cadere Maduro, come non sarà un golpe organizzato a livello internazionale. Questo non vuol dire che non ci possa essere anche uno scenario in cui Maduro decida di lasciare il governo del paese sotto pressioni interne e internazionali, ma le pressioni saranno legate al deterioramento del quadro economico, non all'opposizione politica. La pesante recessione, l'elevatissima inflazione e il crollo delle quotazioni internazionali del prezzo del petrolio hanno messo in ginocchio il paese, tanti venezuelani fanno fatica a trovare beni alimentari e medicinali di prima necessità: il sostegno popolare al progetto bolivariano di Chávez e Maduro potrebbe esaurirsi.
Antonella Mori, ISPI Associate Senior Research Fellow e ISLA Università Bocconi