Sebbene abbia segnalato il suo primo caso di COVID-19 il 23 gennaio 2020, il Vietnam ha riportato solo poco più di 300 casi e zero decessi nei quattro mesi successivi. Questo successo iniziale è attribuibile a diversi fattori chiave, tra cui un sistema sanitario pubblico ben sviluppato, un governo centrale forte e una strategia di contenimento proattiva basata su test completi, tracciatura e quarantena.
Uno dei motivi per cui il Vietnam è stato in grado di agire così rapidamente è che il Paese ha sperimentato la SARS nel 2003 e diversi casi umani di influenza aviaria tra il 2004 e il 2010, pertanto, il Paese disponeva sia dell'esperienza sia delle infrastrutture necessarie per intraprendere azioni adeguate al contenimento di una pandemia.
Buona risposta all’epidemia
Per quanto riguarda la sua risposta all'epidemia di Coronavirus, il Vietnam è stato tra i primi Paesi a chiudere le frontiere e a fermare i voli internazionali. Ha anche investito nel tracciamento dei contagi, nei test per il virus, nella messa in quarantena dei casi sospetti e confermati e ha mobilitato efficacemente le agenzie statali arrivando in questo modo a revocare il blocco già il 22 Aprile.
Sul piano economico il Vietnam se l'è cavata meglio di molte nazioni, ma non è stato completamente risparmiato. Nel 2020 la pandemia ha limitato i viaggi, bloccato la struttura manifatturiera e causato disoccupazione su larga scala a per colpa delle perdite significative subite dalle aziende in tutto il mondo. I dati mostrano che il Pil del Paese è cresciuto dell'1,81% nella prima metà dell'anno rispetto ad una proiezione pre-COVID del 6,8%. Questo dato, se paragonato a quello di tutti i Paesi ASEAN è particolarmente interessante: il Vietnam è quello che nell’area cresce maggiormente[1]
Il Governo sta ora esplorando modi per riposizionare il Paese in vista di un possibile spostamento delle catene di fornitura globali lontano dalla Cina, da cui le imprese vietnamite stesse dipendono per il reperimento di molte materie prime. Di conseguenza la leadership di Hanoi ha sostenuto la necessità di dare impulso alle industrie di supporto, in particolare nei settori manifatturiero, tecnologico e tessile. Ecco perché, nonostante l'impatto del virus, la Asian Development Bank (ADB) continua ad affermare con convinzione che il Vietnam rimarrà una delle economie in più rapida crescita nel Sud-Est asiatico.
Congiuntura post-virus
L'economia interna è cresciuta in agosto, ma ad un ritmo più lento rispetto a luglio e significativamente inferiore ai tassi registrati un anno fa. La produzione industriale (ANS) è cresciuta del 2,1% anno su anno in agosto, rispetto al 4,0% di luglio. [2] Le esportazioni hanno continuato a registrare buoni risultati nonostante i venti contrari internazionali, mentre l'afflusso di IDE (Investimenti Diretti Esteri) ha subito un significativo rallentamento. La Banca Mondiale suggerisce poi di prestare attenzione agli investitori nazionali ed esteri, che potrebbero rimandare i loro piani nell'attuale contesto di incertezza, nonché alla risposta del Governo, che deve stimolare la ripresa nel breve termine e preservare la sostenibilità fiscale e del debito nel lungo termine.
Nell'immediato futuro l'economia vietnamita non potrà fare pieno affidamento sui suoi tradizionali motori di crescita (consumi privati e domanda estera). Date le incertezze del contesto interno e internazionale, le famiglie, tradizionalmente avverse al rischio, con tutta probabilità limiteranno i loro piani di investimento e di consumo, mentre gli esportatori continueranno a soffrire per le restrizioni alla mobilità internazionale e per il calo del reddito globale. Il settore del turismo, ad esempio, rischia di perdere 20 milioni di viaggiatori stranieri nel solo 2020.
Nonostante l’export abbia subito una contrazione negli ultimi sei mesi, ad eccezione dei componenti elettronici, il Vietnam è comunque in una buona posizione per sfuggire alla trappola economica del COVID-19 e il governo ha creato abbastanza spazio fiscale per attuare un ambizioso piano di stimolo fiscale. Hanoi ha inoltre promesso incentivi economici quali l'affitto prolungato di terreni e prestiti preferenziali per attirare gli investimenti; ritenendo il miglioramento delle misure di trasparenza verso le politiche fondiarie e ambientali un tassello fondamentale per acquisire il sostegno pubblico.
I vantaggi dell’accordo con la UE
Per quanto riguarda l’export dall’Italia, l’introduzione dell’Accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e la Repubblica socialista del Vietnam, entrato in vigore il 1° Agosto 2020, offrirà alle nostre Pmi la possibilità di vendere nel Paese con maggiore enfasi e minori limitazioni. Inoltre, con le dinamiche complesse che si sono venute a creare sul fronte cinese, l’Italia potrebbe avere spazio per conquistare nuove quote di mercato in un Paese dell’area ASEAN che, oltre ad essere in un trend continuo di crescita ormai da diversi anni, si sta dimostrando molto ricettivo per quanto riguarda la nostra produzione industriale.
Il Vietnam, che in questo momento si posiziona come una delle nazioni più forti e dinamiche all’interno dell’area ASEAN, ha il grande vantaggio di potersi muovere più velocemente degli altri, il che può davvero aiutare la nazione ad adattare la propria economia alla nuova realtà e alle nuove esigenze dei mercati post-pandemia, ispirando al contempo altri governi a definire quella che sarà la nuova normalità nel mondo post-pandemico.