Il Presidente che governerà il Brasile dal 1° gennaio 2023 dovrà affrontare una situazione economica caratterizzata da una condizione interna in leggero miglioramento, ma da un contesto internazionale sfavorevole. La futura politica economica sarà molto diversa in caso di vittoria di Jair Bolsonaro o di Luiz Inácio "Lula" da Silva. Gli impegni annunciati in campagna elettorale confermano le rispettive posizioni, peraltro ampiamente note visto che Bolsonaro ha governato il Paese negli ultimi quattro anni, mentre Lula è già stato Presidente del Brasile dal 2003 al 2010.
Sebbene entrambi abbiano dichiarato di voler continuare con i trasferimenti di denaro alle famiglie più povere, la politica fiscale sarà molto diversa. Lula, che è in vantaggio in tutti i sondaggi e oggi potrebbe vincere al primo turno il 2 ottobre, si concentrerà sull'aumento della spesa sociale e su una politica fiscale redistributiva, mantenendo l'attenzione sulla solidità delle finanze pubbliche. Lula intende infatti rimuovere i limiti all'espansione della spesa pubblica e riformare il sistema fiscale, che molto probabilmente includerà un aumento della tassazione per le fasce più ricche della popolazione, oltre a prevedere una necessaria semplificazione. Perché qualsiasi proposta di riforma in Brasile venga approvata, tuttavia, rimane sempre l'ostacolo del Congresso, che sarà ancora una volta molto frammentato. La visione di Lula non è nuova: più spesa pubblica per l'istruzione, la sanità e le infrastrutture finanziata con maggiori entrate fiscali per non peggiorare la sostenibilità dei conti pubblici. Invece, se Bolsonaro fosse rieletto, probabilmente confermerebbe l'attuale ministro dell'Economia Paulo Guedes e la sua politica orientata al mercato di riduzione della presenza dello Stato nell'economia. Ciò si concretizza nel contenimento della spesa pubblica e nel proseguimento del piano di privatizzazioni. Lula invece non farà nuove importanti privatizzazioni, come ad esempio Petrobras, ma non intende bloccare o invertire le iniziative già prese.
Un contesto internazionale difficile
Il contesto internazionale sarà meno favorevole nel 2023 se, come previsto, la crescita delle principali economie mondiali - Stati Uniti, Unione Europea e Cina - rallenterà, se i prezzi delle materie prime diminuiranno e se la politica monetaria statunitense continuerà a essere restrittiva con tassi di interesse in aumento. Per il Brasile, ciò significherà una riduzione dei proventi delle esportazioni e un possibile deflusso di capitali finanziari attratti dai rendimenti più elevati delle attività in dollari. Vi è un ampio consenso sul fatto che la crescita del Paese sudamericano nel 2023 sarà inferiore a quella del 2022. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) stima che la crescita del Pil nel 2023 scenderà all'1,1% rispetto all'1,7% del 2022 (FMI, World Economic Outlook Update, luglio 2022).
Dopo mesi di inflazione a due cifre, da luglio l'inflazione è in calo (8,7% ad agosto) grazie alla politica monetaria fortemente restrittiva che, dall'inizio del 2021, ha aumentato il tasso di interesse di riferimento (Selic) fino all'attuale 13,75%. L'aumento dei prezzi è stato contenuto anche da alcune riduzioni temporanee delle imposte sull'energia. Anche se l'inflazione è in calo, è probabile che i tassi d'interesse rimangano elevati finché l'inflazione resterà superiore all'obiettivo della Banca centrale brasiliana del 3,5% (con un margine di tolleranza dell'1,5%). Pertanto, gli elevati tassi di interesse reali freneranno la spesa per investimenti delle imprese, con effetti negativi non solo sulla crescita a breve termine, ma anche sull'accumulo di capitale fisso e sulla dinamica della produttività. Tuttavia, non sembra che Lula possa cercare di intervenire nelle decisioni della Banca Centrale brasiliana, che ora è indipendente, avendo dichiarato in passato che “l'inflazione è il peggior nemico dei poveri”.
Anche se i tassi di interesse internazionali sono in aumento e la valuta brasiliana potrebbe deprezzarsi, non dovrebbero emergere vulnerabilità sul debito pubblico, dal momento che il debito pubblico esterno è basso e il Paese dispone di abbondanti riserve di valuta straniera.
Programmi economici a confronto
Lula vuole eliminare i limiti alla spesa pubblica per aumentare la spesa sociale e gli investimenti pubblici, finanziando questa maggiore spesa con una riforma fiscale che aumenti la progressività delle imposte e semplifichi il sistema fiscale. La scelta di Lula come compagno di corsa di Geraldo Alckmin, ex candidato alle presidenziali del Partido da Social Democracia Brasileira (PSDB, principale rivale del PT dagli anni '90), indica la sua inclinazione alla moderazione e alla responsabilità fiscale. Bolsonaro sostiene invece di voler rispettare le regole fiscali che impongono limiti alla spesa, ma nella fase pre-elettorale le ha già superate per aumentare i trasferimenti di denaro a più di 20 milioni di famiglie povere. Sul fronte delle entrate del bilancio pubblico, Bolsonaro promette tagli alle tasse e semplificazioni del sistema fiscale. Gli impegni presi in campagna elettorale possono essere diversi dalle misure attuate, ma se gli impegni venissero effettivamente portati a termine sembra che il programma di Lula, che porterà a un maggiore ruolo dello Stato, possa comunque ottenere un miglioramento delle finanze statali prevedendo un aumento delle entrate e non solo un aumento della spesa pubblica. Bolsonaro potrebbe compensare parte della maggiore spesa pubblica con i proventi della privatizzazione di altre aziende statali.
Un'altra questione economica su cui i due candidati hanno opinioni opposte è la tutela dell'ambiente e in particolare dell'Amazzonia. Lula può garantire un impegno maggiore nella difesa dell'Amazzonia rispetto a quanto avvenuto negli ultimi anni. Questo cambiamento potrebbe sbloccare la ratifica dell'Accordo di Associazione tra l'Unione Europea e il Mercosur, che comprende anche Argentina, Paraguay e Uruguay. L'accordo di associazione prevede la progressiva liberalizzazione del commercio tra le due regioni, un possibile ulteriore stimolo alla futura crescita del Paese sudamericano. Sotto un'amministrazione Lula le relazioni diplomatiche dovrebbero essere migliori non solo con i Paesi europei, ma anche con gli Stati Uniti di Biden e gli altri Paesi BRICS. Migliori relazioni internazionali e un contesto politico ed economico interno stabile dovrebbero favorire l'attrazione di investimenti esteri. Un'altra importante differenza tra i due candidati presidenziali riguarda il sostegno agli accordi di integrazione regionale, che sono sempre stati molto importanti per Lula.
Due visioni del Brasile diverse
La politica fiscale del prossimo governo difficilmente sarà la leva che riuscirà a sostenere la domanda interna, dovendo prestare attenzione alla dinamica dei conti pubblici e alla sostenibilità del debito pubblico. Tuttavia, scelte diverse sul bilancio pubblico avranno un impatto diverso sulla società. Le proposte di Lula dovrebbero portare a un Paese con una migliore sostenibilità ambientale e una minore disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Con Bolsonaro invece la libera iniziativa privata viene prima dei beni collettivi, sia nella gestione dell'ambiente che nella lotta alla violenza e alla criminalità. Se la politica di Lula portasse a una riduzione della disuguaglianza, potrebbe anche avere l'effetto di ridurre la criminalità. L'approccio di Bolsonaro, che incoraggia i cittadini ad armarsi per difendersi dai criminali, al contrario, rischia di aumentare la violenza nel Paese.