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Weekly Focus n.21
Weekly Focus USA2020: America ‘Law and Order’
Paolo Magri
|
Alessia De Luca
|
Elena Corradi
24 luglio 2020

A Portland continuano gli scontri tra manifestanti e agenti federali e il presidente Trump minaccia di usare il pugno di ferro in altre città americane. In caduta nei sondaggi e assediato dalle critiche per la malagestione dell'epidemia il presidente cancella la convention di Jacksonville e punta a dividere l'America con la sua dottrina 'Law and Order'.

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What’s up

Alla fine Donald Trump si è arreso e di fonte al progressivo incremento di contagi negli Stati Uniti ha cancellato la convention dei Repubblicani, prevista per fine agosto a Jacksonville, in Florida: il presidente era stato molto criticato per aver ripetuto più volte di volerla fare nonostante l’emergenza coronavirus. La cerimonia per l’accettazione della nomination si terrà a Charlotte, in North Carolina, dove era già prevista inizialmente ma dopo che le autorità locali avevano chiesto di ridimensionarla per evitare assembramenti, Trump aveva deciso di spostare parte dei lavori a Jacksonville. Ormai però la situazione è tale che neanche il presidente può più permettersi di ignorarla

Nella giornata di giovedì gli Stati Uniti hanno registrato oltre 76mila nuovi casi in un giorno, per un totale che supera i 4 milioni. Le vittime nelle ultime 24 ore sono state 1.225, per un totale di 144.167 vittime. “Non è il momento giusto”, ha detto semplicemente Trump, che terrà un discorso per accettare la nomination “ma in una forma diversa” ha aggiunto. La Florida, insieme ad altri Stati meridionali e occidentali, è uno dei focolai della nuova ondata di contagi. Dal canto loro i democratici hanno già cancellato la convention in forma tradizionale che era programmata a metà agosto a Milwaukee, in Wisconsin. Anche Joe Biden, dunque, accetterà la nomination senza parlare davanti alla tradizionale platea dei delegati.

Intanto tornano a crescere le richieste per i sussidi di disoccupazione rispetto alla settimana scorsa. E’ la prima volta da marzo ed è un brutto segnale per il mercato del lavoro americano, che dipende in gran parte dai nuovi lockdown, soprattutto chiusure di bar e ristoranti, decisi per far fronte all'aumento dei contagi. Nel mentre al Senato è stallo tra Casa Bianca e repubblicani al Senato sulle nuove misure per sostenere l'economia americana.

Sul fronte interno, non accennano a stemperarsi le tensioni e gli scontri a Portland, in Oregon, al centro di un braccio di ferro politico tra la Casa Bianca e i vertici democratici della città e dello stato. Sui social network sono stati diffusi video inquietanti, in cui si vedono agenti federali in assetto militare sparare proiettili di gomma e gas lacrimogeni contro i manifestanti.

Sul piano internazionale invece, prosegue la crisi dei consolati: dopo che la chiusura del consolato cinese di Houston imposta da Washington, Pechino ha replicato con la chiusura del consolato americano di Chengdu, nella provincia sudoccidentale del Sichuan, che copre gli affari consolari in diverse regioni cinesi, compreso il Tibet. Una risposta “proporzionata” secondo gli osservatori e un segnale della volontà cinese di non eccedere nella ritorsione, per non offrire spunti alla propaganda anti-cinese del presidente. Pechino vuole anche evitare un peggioramento ancora più rapido delle relazioni con gli Stati Uniti in attesa di una possibile elezione di Biden a novembre. Nella speranza che, come dice il proverbio cinese, se ti siedi lungo il fiume e aspetti, prima o poi….

 

I temi caldi

Uno dei tanti significati della parola inglese snap è “azzannare”. Curiosa coincidenza che sia proprio SNAP il nome del programma americano di sostegno alimentare alle famiglie a basso reddito tramite buoni pasto. Lo SNAP, acronimo di Supplemental Nutrition Assistance Program, è diventato un tema caldo in questa campagna elettorale già dal mese di marzo, alla luce della crescita esponenziale di richiedenti: i primi tre mesi della pandemia di coronavirus negli USA (da febbraio a maggio 2020) hanno visto crescere la domanda di buoni alimentari di circa il 17%, cioè sei milioni di nuovi iscritti al programma SNAP. Secondo un'analisi del New York Times, circa un americano su otto.

Eppure, solo qualche mese fa l'amministrazione Trump voleva modificare i requisiti di eleggibilità al programma affermando che lo SNAP promuove dipendenza e spreco, e facendo potenzialmente perdere l’accesso ai buoni a quasi 700.000 americani che vi fanno affidamento. Ma dopo aver spinto a lungo per ridurre l'utilizzo dei buoni pasto, durante la pandemia l'amministrazione Trump ha sospeso i piani per le modifiche al programma, semplificando di fatto le regole amministrative per accelerare le iscrizioni. "Le persone hanno bisogno di cibo e questo è ciò di cui lo U.S.D.A. [il Dipartimento dell'Agricoltura americano] si occupa”, ha dichiarato il segretario all'agricoltura Sonny Perdue al New York Times.

Tuttavia, non sembra essere questo l’unico paradosso che riguarda lo SNAP. Nello stesso periodo di massima espansione mai registrato dal programma dei buoni pasto, il patrimonio dei superrich americani è cresciuto di quasi il 20%. All'inizio di giugno, la ricchezza dei miliardari è infatti aumentata di circa 565 trilioni di dollari, secondo l'Institute for Policy Studies (IPS), un think tank progressista di base a Washington. Che questa billionaire bonanza avvenga durante una pandemia che sta mettendo in ginocchio milioni di americani è sintomatico di un'estrema disparità di ricchezza che l’amministrazione Trump è accusata di aver aggravato. Ma, guardando ai dati, nemmeno le amministrazioni Obama hanno fatto molto per frenare questa tendenza e accorciare il divario tra ricchi e poveri negli Stati Uniti: tra il 2010 e il 2020, mentre molti cittadini stavano ancora tentando di risollevarsi dalle conseguenze della crisi finanziaria del 2008, la ricchezza dei miliardari statunitensi è aumentata dell'80,6%, oltre cinque volte l'incremento mediano della ricchezza delle famiglie, sempre secondo lo studio dell’IPS.

 

Il punto di Ipsos

“Nei giorni scorsi Trump ha invitato gli americani ad indossare la mascherina quando non sono in condizioni di mantenere il distanziamento sociale. Si tratta di una vera e propria retromarcia accompagnata da alcune frasi che ne hanno sottolineato l’intensità, basti pensare al consueto tweet in cui fa esplicito riferimento al patriottismo di chi indossa la mascherina. Nonostante ciò, i detrattori (58%) continuano a prevalere nettamente sui sostenitori (38%) del presidente riguardo alla gestione del Cornavirus che continua a preoccupare oltre 4 americani su 5 (81%).

In generale rispetto alle scorse settimane si registra una maggiore equilibrio tra favorevoli e contrari al suo operato relativamente ai tradizionali punti di forza di Trump, rappresentati da economia e occupazione. E Biden continua a prevalere sul presidente in carica negli orientamenti di voto: tra gli elettori registrati il vantaggio, sebbene in lieve flessione, si attesta a 8 punti (46% a 38%)”.

 

Il personaggio

John Lewis

“Racism is the deeply embedded psyche of America. (…) We cannot escape it. We cannot hide it in some dark corner. Racism is one of the great sins of America.”

In un momento cruciale per il movimento Black Lives Matter e per la lotta contro le discriminazioni razziali, gli Stati Uniti si sono trovati a piangere la scomparsa di un’icona dei diritti civili: il deputato afroamericano John Lewis è morto per cause naturali a 80 anni lo scorso 17 luglio. Numerosissime le dichiarazioni e i messaggi di cordoglio del mondo politico e della cultura, tra cui quello della speaker della Camera Nancy Pelosi.

Figlio di mezzadri dell'Alabama, Lewis era l’ultimo membro vivente dei "Big Six", il gruppo di attivisti per i diritti civili di cui faceva parte anche Martin Luther King e che organizzò la marcia su Washington del 28 agosto 1963, una delle più partecipate che si fossero mai viste fino a quel momento. All'età di 21 anni, Lewis divenne uno dei Freedom Riders, e da allora ha dedicato la sua vita al servizio e all'attivismo, anche in seno al Congresso, di cui ha fatto parte per circa 33 anni. Il prezzo da lui pagato per il suo attivismo è stato alto: Lewis è stato arrestato più di 40 volte a causa delle sue proteste contro la segregazione; nel 1965, durante la marcia di Selma, in Alabama, nota come la "domenica di sangue" mentre marciava al fianco del movimento nonviolento degli studenti, la polizia gli fratturò il cranio. Ma proprio l’indignazione dei cittadini statunitensi e la condanna internazionale della violenta repressione della polizia portò all’approvazione del Voting Rights Act del 1965.

Lewis ha suscitato polemiche durante le primarie del 2008, quando ha abbandonato il suo storico sostegno per la senatrice Hillary Clinton, facendo un endorsement per Barack Obama, del quale ha poi sostenuto le politiche, soprattutto l'Affordable Health Care Act. In quell’anno Obama gli ha assegnato la Medaglia presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento assegnato ai civili. Nel 2016, Lewis è tornato a sostenere Clinton e, dopo la sconfitta elettorale della senatrice alle presidenziali, ha rifiutato di partecipare all'insediamento di Donald Trump, citando l'interferenza russa nelle elezioni. "Non riconosco il presidente eletto come un presidente legittimo", ha dichiarato su Meet the Press della NBC.

Lewis non è stato “solo” un attivista e deputato del partito Democratico, ma anche un autore acclamato dalla critica. La sua trilogia di graphic novel March, tratta dal racconto della sua vita, ha vinto anche un prestigioso premio letterario americano.

 

In Our View

 

Il commento di Martino Mazzonis, giornalista e ricercatore

Giovani, afroamericani e minoranze, e Biden vola nei sondaggi

Se dovessimo giudicare la campagna elettorale per le presidenziali del prossimo 3 novembre da quel che abbiamo visto in questi primi mesi di estate, avremmo delle certezze: Joe Biden è destinato a vincere e la maggioranza repubblicana in Senato è in pericolo. Tutti i sondaggi nazionali assegnano al candidato democratico un vantaggio attorno ai 10 punti e i sondaggi che contano, quelli che testano l'opinione degli swing states, ci dicono che gli Stati in bilico sono più che in passato perché alcune roccaforti repubblicane come Arizona e Georgia sono diventate “viola” (né rosso repubblicano, né blu democratico).

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In numeri

Era il 2016 quando Hillary Clinton, sconfitta alle presidenziali da Donald Trump, invitava le donne a sfondare l’ “alto e duro soffitto di cristallo” che le opprime e che impedisce loro di raggiungere una piena parità di genere, anche in politica. Oggi, non ci sono candidate donne a sfidare Trump alle elezioni del 2021; eppure, quest'anno un numero record di candidate è in corsa per il Congresso, un trend rafforzato anche dalle molte donne repubblicane che con la loro candidatura intendono riguadagnare il terreno perduto dal partito con le elettrici.

Secondo i dati del Center for American Women and Politics della Rutgers University, rispetto al 2016 c’è stato un aumento complessivo del 20% delle candidature femminili: all’inizio di luglio erano 574 le donne candidate alle primarie per i seggi della Camera, superando il record di 476 di due anni fa.

Già nelle elezioni di medio termine del 2018, infatti, le candidate donne - per lo più democratiche – avevano guadagnato terreno, contribuendo in parte a riequilibrare la composizione del Congresso, ancora fortemente sbilanciata a favore degli uomini. Le deputate nell'attuale Camera sono infatti solo il 15% dell’emiciclo mentre si attesta al 26% la percentuale di senatrici.

Insomma, ancora oggi sembra che “Women Still Can’t Have It All” (le donne non possono ancora avere tutto), per citare un famoso articolo di Ann-Marie Slaughter, accademica e direttrice della pianificazione delle politiche al dipartimento di stato statunitense durante la prima amministrazione Obama. Tuttavia, questi numeri sembrano incoraggiare un cauto ottimismo sulla possibilità che, almeno nel nuovo Congresso USA, il soffitto di cristallo citato da Clinton sia un po’ meno alto e un po’ meno duro.

 

Politics on the rocks

“Chiunque non resti vigile può un giorno trovarsi a vivere, se non in uno stato di polizia, almeno in una città di polizia”, avvertiva lo scrittore statunitense Gore Vidal nel 1961. Da allora, poco sembra essere cambiato, e Chicago potrebbe presto diventare, insieme ad altre citta statunitensi, una di quelle “città di polizia”. Il presidente Donald Trump ha annunciato che il Dipartimento di Giustizia invierà su suo ordine centinaia di agenti federali aggiuntivi in alcune città per contrastare quello che ha definito “un aumento indiscriminato delle sparatorie e della violenza in generale” e un attacco contro la polizia da parte dei funzionari delle città a gestione democratica.

Trump, che a circa 100 giorni dal voto si trova a dover recuperare un clamoroso svantaggio nei confronti del suo sfidante Joe Biden sembra infatti voler orientare la sua campagna verso i principi del ‘Law and Order’. In assenza di sondaggi a lui favorevoli, nel mezzo di una pandemia che non accenna a passare e con un’economia in estrema difficoltà, al presidente non resta che alimentare le paure degli americani, dischiarato di voler stanziare più risorse alla polizia per poter assumere “ancora più poliziotti fantastici” e rafforzare le forze dell’ordine sotto accusa per la repressione spesso violenta delle proteste organizzate dal movimento Black Lives Matter.

Ad esempio, a Portland, citta a guida democratica e spesso considerata tra le più liberal negli USA, squadre di agenti speciali che rispondono al governo federale statunitense stanno reprimendo le proteste contro le discriminazioni e fermando arbitrariamente i manifestanti con modalità violente e spregiudicate, che hanno contribuito ad aumentare le tensioni in città.

E proprio a Portland, il sindaco Ted Wheeler è stato centrato da un lacrimogeno degli agenti federali durante le proteste il 22 luglio Parlando con un giornalista del New York Times, il democratico Wheeler ha affermato che il gas è stato "una reazione evidentemente eccessiva" da parte degli ufficiali e che quella di Trump non sarebbe una strategia di de-escalation, ma una “vera e propria guerriglia urbana". A suscitare scalpore ha contribuito inoltre un documento ufficiale pubblicato dal New York Times secondo cui le forze speciali dispiegate non hanno ricevuto una formazione adeguata, e non c’è stato tempo per prepararle a gestire manifestazioni di massa.

E per difendere i manifestanti, molti dei quali giovani in età di liceo, sono scese in campo le persino le madri americane: Decine di mamme, come mostra un video diventato virale in rete, che hanno formato uno scudo umano frapponendosi tra manifestanti e agenti. Molte donne, come si vede dalle immagini, indossavano caschi da bici gialli e magliette gialle. Il ‘Muro delle mamme’, subito replicato a St.Luis, Philadelphia, New York, Chicago e altre città americane, protesta contro la violenza dei federali con lo slogan: “Non sparare a tua madre!”.

 

Per saperne di più

Trump Is Determined to Split the Country in Two

Ronald Brownstein, The Atlantic

‘The Whole of Liberal Democracy Is in Grave Danger at This Moment’

Thomas B. Edsall, The New York Times

 

What’s Next

- 24 giorni alla Convention democratica (17 agosto 2020)

- 31 giorni alla Convention repubblicana (24 agosto 2020)

- 102 giorni alle elezioni (3 novembre 2020)

 

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Alla redazione di questo Weekly Focus USA2020 ha contribuito Eleonora Tafuro Ambrosetti, ISPI Research Fellow

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AUTORI

Paolo Magri
ISPI Executive Vice President and Director
Alessia De Luca
ISPI Advisor for Online Publications
Elena Corradi
ISPI Research Assistant

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