Donald Trump vuole convincere i deputati e senatori repubblicani del Michigan a ribaltare il risultato e accordargli la vittoria. Per Joe Biden il presidente è “irresponsabile e imbarazzante”.
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L’occasione era troppo ghiotta, l’immagine troppo iconica, perché giornali e social non cavalcassero il momento. La scena di Rudy Giuliani che si accalora, mentre contro ogni evidenza continua a scagliarsi contro le “elezioni rubate”, e un rivolo nero di tinta per capelli che gli cola lungo la guancia, è diventata virale in poche ore. È l’immagine simbolica di un tracollo, che sembra emblematica delle scarse possibilità di successo della strategia di Trump contro i presunti “brogli elettorali”. Non c’è dubbio che dopo la surreale conferenza stampa in un anonimo parcheggio, tra un forno crematorio e un negozio di video hard alle porte di Philadelphia, l’avvocato di Donald Trump ci abbia regalato un altro momento indimenticabile.
Nelle stesse ore, la Georgia ha finito il riconteggio manuale e riassegnato, piccole correzioni a margine, la vittoria finale a Biden. E due dei team legali che rappresentano il presidente nelle cause intentate per “frode elettorale” si sono ricusate. A quel punto qualcuno ha cominciato a domandarsi se Donald Trump si sarebbe deciso a concedere la vittoria. Ma no, non sembra ancora arrivato il momento: fonti di stampa riferiscono come il presidente stia cercando di convincere i deputati repubblicani dei congressi negli stati in bilico a non certificare la vittoria di Biden e anzi a nominare dei grandi elettori disposti a votarlo.
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Via da Afghanistan e Iraq?
Prima di andarsene dalla Casa Bianca, Donald Trump vuole mantenere la promessa di riportare a casa i soldati americani dall’Afghanistan e dall’Iraq. Entro il 15 gennaio 2021, cinque giorni prima dell’insediamento di Joe Biden, il presidente intende richiamare dai due fronti mediorientali circa 2500 soldati: un terzo di quelli attualmente dispiegati (4.500 in Afghanistan e 3000 in Iraq). Ad annunciarlo è stato Christopher Miller, che la settimana scorsa ha preso il posto di Mark Esper come Segretario alla difesa. Poco prima di essere licenziato, Esper aveva infatti affidato a un memo interno le proprie perplessità nei confronti di un ulteriore disimpegno Usa, in particolare dall’Afghanistan, dove il governo locale è in trattativa con i talebani per arrivare a un accordo di pace. A disapprovare la decisione di una ritirata affrettata sono però anche molti repubblicani a Washington, tra cui lo Speaker del Senato Mitch McConnell, che ha sottolineato che una ritirata americana “incoraggerebbe” i talebani e darebbe ad al-Qaeda “un grande rifugio sicuro per tramare nuovi attacchi contro l'America”.
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Proprio a questo scopo, secondo il NYT, il presidente avrebbe invitato i deputati repubblicani del Michigan a incontrarlo oggi alla Casa Bianca. Formalmente, infatti, una volta concluso lo scrutinio, sono i parlamenti nazionali che certificano il voto e nominano di conseguenza i grandi elettori da mandare al collegio. E sulla stampa c’è chi ha cominciato a ragionare se quello messo in atto dal presidente in carica possa definirsi un tentativo di colpo di Stato. Quello che è evidente è che rappresenta l’ultima e più “sfacciata” delle mosse compute per alimentare dubbi sulla vittoria di Joe Biden. E che meme e ironie social a parte, costituisce una minaccia per le istituzioni democratiche e un pericoloso precedente.
“Francamente credo che sarà ricordato come uno dei presidenti più irresponsabili che questo paese abbia mai avuto” ha osservato Joe Biden che pur tra mille difficoltà e senza ancora aver ottenuto il via libera dalla General Services Administration, sta procedendo nella messa a punto della sua squadra e del futuro gabinetto di governo. Lo sconcerto e la condanna del neo-eletto presidente, però, trovano ancora poca condivisione tra le fila dei repubblicani. Che sono rimasti, ad eccezione di Mitt Romney e pochi altri, sostanzialmente silenziose.
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Volti noti e volti nuovi: la nuova squadra di Joe Biden
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Intanto, mentre i contagi da coronavirus continuano ad aumentare, hanno ormai superato quota 225mila, in diversi stati come California e Ohio le autorità hanno imposto il coprifuoco notturno per le attività non essenziali. E il Centers for Disease Control and Prevention ha invitato i cittadini statunitensi a non mettersi in viaggio per il Giorno del Ringraziamento.
E da Wilmington, in Delaware, Joe Biden e Kamala Harris hanno presentato il loro piano di lungo termine per la ripresa dell’economia statunitense anticipando, tra le altre cose, salari minimi a 15 dollari, tagli nei contratti pubblici alle società che non producono in America e promettendo altri miliardi di dollari per rafforzare la manifattura, espandere la copertura del sistema sanitario e combattere il cambiamento climatico. Prima di tutto però Biden dovrà affrontare il coronavirus: “Ce la possiamo fare” ha detto, “anche se siamo in un momento buio”.
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Altre cinque cose successe questa settimana:
- Il Senato non ha confermato Judy Shelton, sostenitrice del “gold-standard” nominata da Trump come governatrice della Federal Reserve.
- Trump ha licenziato Chris Krebs, funzionario per la sicurezza informatica, che aveva definito le elezioni appena concluse come “le più sicure della storia americana”.
- Emily Murphy, capo della General Services Administration, deve ancora dare accesso al team Biden ai fondi per la transizione.
- I democratici hanno nominato Nancy Pelosi come Speaker della Camera per altri due anni.
- Biden compie oggi 78 anni: sarà il presidente USA più anziano di sempre.
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Per approfondire
Donald Trump's refusal to concede is no joke – it's a dangerous precedent
Nesrine Malik, The Guardian
Another Trump Is Reportedly Considering Politics
Claire Lampen, The Cut