Joe Biden vince anche in Arizona e Georgia, e supera i 5 milioni di voti di vantaggio. Ma Trump non intende riconoscere la sconfitta, e i suoi stessi avvocati lo abbandonano.
Joe Biden ha vinto in Arizona e Georgia (dove è intanto in corso un riconteggio), due stati tradizionalmente roccaforti repubblicane, ha strappato in tutto 5 stati ai repubblicani e il suo vantaggio su Donald Trump supera i cinque milioni di voti complessivi (+4%). In particolare, la vittoria in Arizona è un risultato importante anche dal punto di vista simbolico, poiché si tratta dello stato che per lungo tempo è stato feudo del defunto senatore repubblicano John McCain, fiero avversario del presidente, la cui vedova ha fatto campagna elettorale per Biden. Il presidente uscente ha vinto invece in North Carolina, arrivando a quota 232 grandi elettori, contro i 306 di Biden. Trump però non concede la vittoria e torna a ribadire: “vinceremo noi”.
Intanto Joe Biden ha nominato Ron Klein, consulente di lungo corso del partito Dem, come suo capo dello staff. Un ruolo cruciale, da cui dipende anche la composizione della futura squadra presidenziale. Il neo-presidente eletto ha già annunciato che si tratterà di un team eterogeneo, in cui però dovrà bilanciare le aspirazioni delle varie anime del partito. Se la nomina di Klein (considerato da anni una delle persone più vicine a Biden e il cui personaggio avrebbe ispirato quello interpretato da Kevin Spacey nel film Recount), è stata accolta con entusiasmo anche da esponenti della corrente progressista dei Dem, come Bernie Sanders e Elizabeth Warren, è anche vero che nel partito la tregua imposta per le elezioni è ormai acqua passata e tra centristi e progressisti sono riprese accuse e tensioni incrociate.
Un clima di diffidenza alimentato anche dal fatto che Biden stia valutando in queste ore i nomi dei papabili per il futuro team di governo. Nomine che dovranno passare al vaglio del Senato, la cui maggioranza dipenderà da due ballottaggi in Georgia a gennaio. Attualmente, i repubblicani alla Camera Alta hanno 50 senatori, mentre i democratici sono fermi a 48. Se vincessero i due seggi in palio – ma è improbabile – si ritroverebbero in parità, e col voto della vicepresidente sarebbero in grado di sbloccare la situazione, ma è ancora tutto da vedere.
Ma al momento ci sono altri problemi, più urgenti da risolvere, in casa Dem: l’Amministrazione dei servizi generali (Gsa), un’agenzia indipendente del governo di Washington, non ha ancora riconosciuto l’elezione di Biden e sta ritardando il passaggio di consegne per la transizione alla Casa Bianca. Per questo il partito sta valutando di fare causa a Emily Murphy, nominata a capo della Gsa da Trump nel 2017, per potere accedere ai fondi federali per pagare stipendi, consulenti, viaggi e spese, e persino alle informazioni riservate. A Biden infatti, non è stato ancora consentito di incontrarsi con i funzionari dell’intelligence.
Intanto, nonostante uno scarto di voti sempre più ampio, il presidente e parte del suo inner circle continuano a denunciare brogli e frodi elettorali. Anche se al momento alcune delle azioni legali presentate dagli avvocati di Trump sono state rigettate e ben due studi legali che lo rappresentavano hanno annunciato il loro ritiro. E quando il procuratore generale William Bar ha preso l’inconsueta decisione di autorizzare un’inchiesta per “irregolarità elettorali, il capo del dipartimento per i crimini elettorali si è dimesso in segno di protesta. Secondo il NYT, che ha contattato tutti i responsabili delle commissioni elettorali nei 50 stati, sia democratici che repubblicani dunque, non ci sono al momento evidenze di frodi elettorali.
-----------------------------
Perché si riparla di Obamacare?
La Corte Suprema degli Stati Uniti è stata chiamata (per la terza volta) a pronunciarsi su un ricorso dei repubblicani contro l'Obamacare, la riforma sanitaria varata da Obama nel 2010. La legge, secondo gli exit poll, è stato uno dei criteri decisivi per gli elettori alle urne. “Eliminare l’Affordable Care Act, specialmente in tempi di pandemia, è una follia, provocherebbe il caos”, sostiene Joe Biden. In caso di abrogazione, si cancellerebbe la copertura sanitaria di circa 21 milioni di americani, lasciando senza protezione altre decine di milioni con patologie preesistenti, annullando i regolamenti che attualmente impediscono alle compagnie assicurative di negare la copertura a persone malate o di caricare loro premi molto più elevati. Il verdetto del massimo organo della giustizia Usa non è atteso prima di giugno, ma nonostante l’orientamento conservatore e ben tre giudici nominati da Trump, potrebbe non essere quello che i repubblicani si aspettano: “Abolire l’Obamacare – ha detto questa settimana il presidente della Corte, John Roberts - non è compito nostro”.
------------------------------
Eppure sono in pochi nel partito repubblicano ad essersi complimentati con Biden per la vittoria: tra questi i senatori Mitt Romney (UT), Lisa Murkowski (AK), Susan Collins (ME) e anche l’ex presidente George W. Bush. Tra i motivi che trattengono i repubblicani dal complimentarsi con Biden, secondo Politico, c’è la partita per ballottaggi in Georgia. Facendo eco alle insinuazioni del presidente, i due senatori repubblicani in cerca della rielezione nello stato del Sud, Kelly Loeffler e David Perdue, sperano di poter mobilitare i sostenitori di Trump a loro favore - nonostante altri, al contrario, temono che continuare ad avanzare l’accusa di brogli possa demotivare l’elettorato conservatore dal presentarsi ai seggi a gennaio.
Intanto, poco prima che il Segretario di Stato Mike Pompeo annunciasse alla stampa che “ci sarà una transizione soft a una seconda amministrazione Trump”, il presidente uscente ha spiazzato tutti licenziando il Segretario della difesa, Mark Esper. I due erano ai ferri corti da maggio, quando Esper si era opposto all’invio della guardia nazionale per le strade durante le proteste di Black Lives Matter. Trump non è nuovo ad annunciare licenziamenti su Twitter, e secondo i rumors, i prossimi della lista sarebbero la Direttrice della Cia Gina Haspel e il Direttore dell'Fbi Christopher Wray, ritenuti poco leali dal presidente o comunque non sufficientemente dediti a eseguirne le disposizioni. Se messa in atto, sarebbe una decisione eclatante che decapiterebbe contemporaneamente i vertici della sicurezza nazionale, in un clima caratterizzato dalla già diffusa incertezza.
Leggi l'approfondimento:
Tutti i leader mondiali che avranno nostalgia di Trump
---
Cosa altro è successo questa settimana:
- Gli Stati Unitihanno superato i dieci milioni di contagi e Biden ha nominato una task Force anti-covid.
- Quattordici seggi alla Camera sono ancora da assegnare.
- La Corte Suprema sta analizzando il ricorso dei repubblicani contro l’Obamacare.
- Biden, che sarà il secondo presidente cattolico dopo J.F. Kennedy, ha ricevuto le congratulazioni di Papa Francesco.
- In Georgia, dove Biden è avanti di 14.000 voti, il riconteggio è iniziato oggi.
---
Per approfondire
The work of saving democracy must go on after Trump
Michael Luo, The New Yorker
Timothy J. Lynch, The Conversation