La Repubblica Unita dello Yemen, che comprende l’isola di Socotra nell’Oceano Indiano e gli arcipelaghi di Perim e Kamaran sul Mar Rosso, è uno dei paesi più poveri del mondo. La sua posizione strategica nell’angolo meridionale della penisola arabica (2000 chilometri di costa e solo 25 chilometri di distanza via mare da Gibuti), ai confini con il Sultanato dell’Oman e con l’Arabia Saudita, ne costituisce la sua importanza da secoli. Intensi furono sempre i legami tra la Penisola Arabica e le fasce costiere delle regioni est-africane e asiatiche, ove quest’ultime furono spesso sedi di reclutamento di truppe mercenarie destinate alla difesa dei potentati arabi, e sicuri rifugi durante le alterne vicende politico-dinastiche. In tale contesto, i legami locali connessi al tribalismo e al regionalismo furono molto più potenti delle appartenenze ai gruppi etnici e delle affiliazioni religiose. Lungo i litorali dell’Africa orientale gli scambi di merci e di spezie dell’Arabia Fortunata dei greci, poi Arabia Felix dei romani, del famoso incenso e della mirra, ma anche di avorio dall’Africa e, soprattutto, di schiavi destinati ai mercati e alle corti europee e asiatiche, furono frequenti. Fu un mondo caleidoscopico fortemente sinergico. Un mondo che poteva già definirsi secondo una terminologia contemporanea, globale; globale ma non globalizzato. In epoche contemporanee il nord divenne indipendente dall’Impero Ottomano nel 1919, mentre la parte meridionale, sotto protettorato britannico con il suo centro nel porto di Aden, cessò nel 1967 e divenne Yemen del Sud; tre anni dopo, tale entità statuale adottò il regime marxista. Ciò provocò massicce migrazioni dal sud verso il nord del paese, e una conflittualità permanente. I due paesi si riunirono formalmente nel 1990 con il nome di Repubblica Unita dello Yemen. Una breve guerra civile, conclusasi nel 1994, lasciò il paese in preda a forti tensioni interne e di confine che nel 2000 videro la stabilizzazione delle frontiere con l’Arabia Saudita. Gli scontri tra la minoranza degli Houthi, sciiti zaiditi, nel nord-est e le forze governative proseguirono dal 2004. Gli Houthi diffusero slogan come “morte all’America”, o gli “USA sono il grande Satana” d’iraniana rivoluzionaria memoria nella capitale e fuori dalle moschee. Nel settembre 2007 il governo annunciò il ripristino del servizio militare obbligatorio per fronteggiare la protesta Houthi. Dal 2004 al 2010 migliaia di combattenti salafiti provenienti da più parti si sono schierati con le truppe governative. E, dal 2009, lo Yemen e il terrorismo rappresentano due entità molto legate: la Aqap (al-Qaida fi Jazirat al-Arab) che ha rivendicato le uccisioni di Parigi, è la minaccia maggiore oggi anche a causa dei legami con gli Al-Shabaab della Somalia. Nel 2010 le istanze secessioniste sulla scia delle rivoluzioni arabe si sono fatte più incisive. Dal 2011 il GCC (Gulf Cooperation Council) insieme con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha fronteggiato numerose crisi incluso il passaggio di poteri dal presidente Ali Abdullah Saleh (1978-2012) al vice presidente Abd Rabbu Mansur Hadi. Con le elezioni del febbraio 2012 Hadi ha vinto. In seguito, il processo di transizione avrebbe dovuto proseguire verso un percorso di riforme e di diminuzione della corruzione e della disoccupazione. Il presidente Hadi, nel luglio del 2012, ha denunciato la scoperta di una rete di cellule iraniane creata per finanziare e sostenere il movimento separatista degli Houthi. Concentrati nelle aree montuose del nord e nelle aride pianure dell’est del paese con economie pastorali, gli Houthi si sono organizzati secondo modelli tribali. In seguito alla presenza americana nel Golfo e all’invasione dell’Iraq, gli Houthi hanno canalizzato l’ostilità per l’Occidente e l’opposizione al governo di Saleh (egli stesso uno sciita zaidita), trasformandosi da movimento sociale in una forza militante. I sunniti shafiti costituiscono la maggioranza del paese e vivono a sud, sugli altopiani meridionali, e lungo le coste. Tale localizzazione ha sempre favorito l’agricoltura, gli scambi e i commerci, e da qui proviene la famiglia di Osama bin Laden che lasciò lo Yemen costiero dell’Hadramawt per l’Arabia Saudita.
Le radici profonde della violenza settaria, a nostro avviso, non risiedono tanto nelle antiche rivalità sunnite/sciite delle discordie teologiche, ma in una serie di elementi quali le interazioni dinamiche di politiche di sopravvivenza di regime in uno stato in autodissoluzione, le rivalità regionali tra Iran e Arabia Saudita, e la mutata scena geopolitica dal 2001 a oggi. Si è verificata un’implosione per l’intrinseca debolezza politica dello stato con un’autorità priva e privata di consenso e di legittimazione; ciò anche a causa delle pressioni rappresentate dal rafforzamento dei legami transnazionali dei gruppi Hadrami nel mondo – la diaspora yemenita – e delle forti resistenze tribali del nord e ai confini.
Beatrice Nicolini, Storia e Istituzioni dell’Africa, Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica, Milano