Solo una volta – e brevemente – Vladimir Putin era riuscito a rubare la scena a Donald Trump. Era accaduto alla tradizionale conferenza stampa di fine anno, a Mosca, quando si era chiesto con studiato stupore perché in Russia non ci fosse un’opposizione capace di sfidarlo alle elezioni. Povera stella, avrebbe detto suor Egidia della mia scuola elementare di via Goldoni, a Milano.
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Si chiude un anno di importanti risultati per l’attività dell’ISPI. Un posto speciale è certamente occupato da Rome MED – Dialogues 2017, terza edizione della conferenza organizzata insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale che ha coinvolto 45 tra Capi di Stato e di Governo, Ministri e rappresentanti delle organizzazioni internazionali ed oltre 800 business leader, politici e studiosi provenienti da 56 nazioni.
Il mondo del 2017 ha assistito a grandi “inizi” (anche se non sempre nuovi) e a grandi “conclusioni” (anche se non sempre definitive).
Questo India Watch ISPI giunge in un momento di particolare dinamismo del rapporto bilaterale Italia-India, a pochi giorni dalla visita di stato a New Delhi del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Dieci anni dopo la missione dell’allora Presidente Prodi, il 30 ottobre Gentiloni ha incontrato tutte le principali cariche dello stato, il Presidente Kovind e il Vice Presidente Naidu, il Ministro degli Esteri Swaraj e, a più riprese nel corso della giornata, il Premier Modi.
Sin dall’elezione nel 2014, uno dei cavalli di battaglia di Narendra Modi è stato l’impegno a condurre l’India sull’Olimpo delle grandi potenze mondiali. La sua visione? Trasformare l’India in una “potenza guida”, rivoluzionando così il modo in cui la leadership indiana ne ha tradizionalmente concepito il ruolo nella dimensione internazionale.
L’altra sera a Roma ero al tavolo di un ristorante in piazza Farnese. D’improvviso è arrivata silenziosa una colonna d’auto con scorta e lampeggianti, dalla quale è sceso il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian. Monsieur Le Ministre è subito entrato nella sua ambasciata, a palazzo Farnese, uno dei più belli della città, e la scorta si è dileguata senza provocare disagi alla gente.
Quando, nell’autunno del 2013, il Presidente Xi Jinping ha lanciato per la prima volta l’idea di costruire una nuova “via della seta” tra Cina e Europa (nota come OBOR - One Belt One Road prima e come BRI - Belt and Road Initiative poi) molti ritenevano che si trattasse di poco più di un esercizio intellettuale. Eppure, a distanza di meno di quattro anni, gli effetti economici e geopolitici di questo nuovo e ambizioso progetto sono già ben visibili.
Un 2017 come “anno dell’Africa”? Alla Germania, che dal 1° dicembre 2016 ha assunto la presidenza di turno del G20, va il merito di aver messo per la prima volta lo sviluppo economico africano tra le priorità dell’agenda delle principali economie mondiali. Come dichiarato lo scorso autunno dal cancelliere tedesco Angela Merkel durante il suo tour africano, il benessere del continente africano è nell’interesse della Germania, non da ultimo per contenere il fenomeno migratorio che negli ultimi anni ha monopolizzato il dibattito politico europeo.
Si apre domani ad Amburgo il summit G20, l’incontro annuale dei leader delle maggiori economie mondiali. Come per il G7 di maggio, il rischio è quello di un vertice contraddistinto dalle divisioni, in particolare a causa dei crescenti contrasti tra gli Stati Uniti e altri partecipanti, inclusi i partner europei.