Le notizie di queste ore indicano che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) avrebbe rinunciato a inoltrare al Segretario generale una richiesta di ammissione della Palestina all’Organizzazione delle Nazioni Unite seguendo la procedura prevista dall’articolo 4, paragrafo 2, della Carta Onu per l’ammissione di nuovi stati membri.
Risultati della ricerca:
Qualsiasi cosa accadrà non è una nuova stella che sta per nascere alle Nazioni Unite. Nella migliore delle ipotesi brillerà una Palestina che non è la Palestina indipendente attesa dal 1947 ma un suo surrogato diplomatico, ancora a metà del guado verso la sovranità. Nella peggiore non accadrà nulla.
C’è confusione nel campo palestinese alla vigilia della presentazione all’Assemblea generale dell’Onu della richiesta di riconoscere un loro stato. A Gaza, Hamas rifiuta di appoggiarla non riconoscendo la legittimità del presidente Mahmud Abbas; a Ramallah in Cisgiordania l’Olp vorrebbe presentare una sua domanda; Washington conferma l’intenzione di imporre il veto qualora, dopo l’approvazione dell’Assemblea generale di uno stato palestinese, questi chiedesse al Consiglio di sicurezza (solo autorizzato a farlo) di accettarlo come stato membro dell’Onu.
Questo mese si discuterà all’ONU dell’iniziativa dell’ANP per il riconoscimento diplomatico dello stato palestinese da parte dell’Assemblea Generale. Tuttavia – e al di là del valore simbolico della creazione di un “non-member observer state” palestinese (il pieno riconoscimento come stato membro può essere garantito solo dal Consiglio di Sicurezza) – l’iniziativa rappresenta l’estrema risposta dell’ANP all’inabilità di Obama di far avanzare in modo sostanziale il negoziato israelo-palestinese.
Fatto, con alla guida Noda Yoshihiko, il nuovo governo giapponese, gli analisti hanno cominciato a chiedersi se saprà durare più dei cinque che lo hanno preceduto, rimasti in funzione ciascuno circa un anno. Poco conta l’incoraggiante tasso di sostegno popolare del 63%, perché i crolli di consenso sono all’ordine del giorno in Giappone. Ad esempio Kan Naoto, che pure godeva di simpatie all’inizio del suo mandato, si è dimesso quando è arrivato al 15%.
Beyond the immediate crises, centring on the inability of countries such as Greece, Ireland and Portugal to finance their public debt without EU/IMF support, at the heart of the Euro crisis lies the increasing divergence in economic performance between the core and the periphery, aggravated by current austerity programmes, especially in those countries with long-standing structural reform deficits. For example, the Commission’s Spring Forecast shows that the worst growth performance forecast in 2011 and 2012 is for Greece and Portugal(1).
German opposition to the Eurobond proposal is intense. Whether you poll public opinion or survey edi-torials in the popular newspapers, the answer is always the same. The German people do not want to be responsible for the debts of the Greeks, Irish, Portuguese, Spanish, or the Italians. They do not want to run the risk that they could have to pay back the loans taken out by countries that appear to have borrowed irresponsibly. And they do not believe their parliamentarians should be allowed to make a decision that would be too painful to reverse.
EU is still broiled in debt crisis and many are frantically searching for solutions. Besides occasional finger pointing, much focus has been on how much these affected countries should cut government expenditures in order to restore fiscal balance and how those less affected countries should (not) pay for stabilizing the situation. Unfortunately, all these are from within EU.
La Bce ha l’obiettivo primario della stabilità dei prezzi, fissato dal Trattato. Lo interpreta perseguendo un tasso di inflazione dei prezzi al consumo leggermente inferiore al 2%, calcolato sul medio termine e per l’intera area dell’euro. È giustamente orgogliosa del sostanziale successo che finora ha avuto nell’ottenere il risultato desiderato e preannunciato e nel far sì che l’inflazione attesa dagli operatori sia coerente con quella da lei perseguita. L’influenza sulle aspettative è un indicatore di credibilità.
Diversamente da altri paesi dell’Africa mediterranea e del Medio Oriente, dove la coscienza nazionale è più radicata, in Libia l’idea di nazione è un concetto che ha faticato molto ad affermarsi.