Lo scorso 5 giugno in Kazakistan si è tenuto un nuovo referendum costituzionale. L’oggetto del quesito referendario, convocato un mese prima dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, è stato la modifica di 33 dei 99 articoli della costituzione.
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Cybert hreats – like ransomware or other types of malwares – are evolving, pervasive, and ubiquitous. They endanger both individuals and organizations across several communities worldwide. They run through addresses networks, information systems, and services, which represent the backbone of contemporary digital societies and the premises for their industrial, economic, and social development.
Italy is at the heart of the “wider Mediterranean” region, which comprises all countries bordering the Mediterranean Sea as well as Gulf partners. Italy is also multilateralist at heart, a mindset that comes from our history and geographical location, which we mainstream in every field of our work. Inclusiveness is a general principle that we embrace, and it holds especially true in domains where interconnections and interdependencies are defining features, as in the cyberspace.
Mentre il negoziato sul nucleare iraniano sta affrontando una nuova fase di stallo, nonostante i progressi fatti nella definizione e risoluzione di alcuni aspetti tecnici, il governo del presidente Ebrahim Raisi deve fare i conti con il malcontento proveniente da diversi gruppi sociali e politici, i quali lo accusano di inefficienza e di non aver portato a compimento le promesse elettorali. In primo piano, c’è anche il conflitto in Ucraina.
Esattamente un anno dopo che il Libyan Political Dialogue Forum (Lpdf) aveva eletto Abdul Hamid Dbeibah[1] come primo ministro del Governo di Unità Nazionale (Gnu), lo scorso 1° febbraio la Camera dei Rappresentanti libica, con sede a Tobruk, ha votato per un nuovo primo ministro[2] in sostituzione di Dbeibah, il cui mandato è stato ritenuto scaduto, almeno dal parlamento cirenaico, il 24 dicembre scorso.
La formazione di un governo e l’approvazione di un bilancio dopo un lungo periodo di instabilità politica, così come la convergenza di dinamiche regionali e internazionali favorevoli, offrono a Israele l’opportunità di affrontare le sfide interne e di politica estera che lo attendono. Rimangono però notevoli elementi di possibile destabilizzazione, come per esempio la complessità e la fragilità dell’attuale governo e la necessità di rafforzare le carenti strategie perseguite verso le tre principali sfide: l’arena domestica, la questione palestinese e lo scenario iraniano.
Una tregua e una nuova leadership: dopo sette anni di guerra[1], lo Yemen attraversa una fase di opportunità politiche. La tregua nazionale, mediata dalle Nazioni Unite fra tutte le parti in conflitto, è in vigore, per due mesi, dal 2 aprile: nonostante alcune violazioni, la buona notizia è che la tregua sta reggendo e il numero di vittime e feriti civili si è dimezzato dal suo inizio[2].
Come per molti altri paesi della regione, la guerra in Ucraina e le sue numerose implicazioni hanno condizionato fortemente l’Algeria in questi primi mesi del 2022. Innanzitutto, l’invasione russa dell’Ucraina e la forte reazione dell’Occidente hanno causato un certo disagio ad Algeri, sebbene la partnership di lunga data con Mosca non sia in discussione.
La Siria sembra essere ormai avviata verso un percorso di progressivo riconoscimento da parte di svariati paesi della regione, che potrebbe culminare con la piena reintegrazione di Damasco nella Lega araba. Contestualmente, la guerra continua senza cambiamenti significativi delle linee del fronte. In particolare, nel nord del paese, che non è sotto il controllo delle forze governative, si possono distinguere tre tipi di attori non statuali che esercitano un controllo territoriale: