Tradizionale teatro della politica d’influenza francese, il Continente africano conosce in questi mesi un rinnovato attivismo da parte di Parigi. Serrata fra i crescenti interessi geopolitici di potenze emergenti(1) e costrizioni legate al proprio passato coloniale e neocoloniale, la Francia ha appena segnato in Costa d’Avorio un ultimo e contradditorio episodio di una tradizionale quanto anacronistica “politique de la cannonière” in Africa subsahariana.
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La crisi economica ha colpito severamente l’Unione europea e l’Eurozona in particolare. Proprio nel momento in cui si concludeva un quasi decennale processo di modifica dei Trattati con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona – dopo la fallimentare esperienza della Costituzione europea – l’Ue ha dovuto fare i conti con una crisi che imponeva l’utilizzo di strumenti e procedure che nemmeno il nuovo Trattato prevedeva.
Oggi sia nel dibattito politico sia nell’ambito della riflessione scientifica quando si parla di Europa in genere ci si riferisce all’Unione europea (Ue) tanto che i due termini vengono sempre più spesso utilizzati come sinonimi.
Il 2010 è stato caratterizzato da un ritorno alla crescita economica: dopo la contrazione del 2009 (-0,5%), il PIL mondiale è tornato a crescere (5,0%), così come le principali economie occidentali, seppur con ritmi differenti.
La crisi economica ha trasformato radicalmente lo scenario internazionale, ridefinendo i rapporti di forza tra le varie aree del mondo. In questo contesto appare quanto mai importante indagare sulla capacità dell’Unione europea, dei suoi paesi membri e delle articolazioni territoriali di questi ultimi di competere efficacemente a livello internazionale nel prossimo decennio, garantendo così tassi di crescita, livelli occupazionali e di protezione sociale adeguati.
Rom, sinti, caminanti… piccoli gruppi da sempre presenti in ogni contesto rurale e urbano d’Italia e d’Europa, costituiscono sempre più un tema maggiore non solo per la politica locale, ma anche per i governi nazionali, le relazioni internazionali e le istituzioni europee.
Le cause della crisi finanziaria mondiale sono molte e diverse ma, alle radici, vi è un’articolazione del potere delle politiche economiche che non riflette più l’articolazione dei problemi che esse vogliono gestire.
Negli ultimi decenni si è assistito a un ritorno del fenomeno religioso nelle relazioni internazionali. Non solo il prospettato declino della religione come conseguenza della modernizzazione e dei processi di secolarizzazione non si è verificato, ma la religione è diventata un fattore di mobilitazione nei paesi in via di sviluppo e di influenza politica nei paesi industrializzati.
Il presente lavoro ha come obiettivo quello di illustrare i mezzi di contrasto alle nuove forme di antisemitismo approntati dalla Comunità internazionale.
Il problema si presta a essere analizzato con attenzione sotto diversi punti di vista, in quanto costituisce una pericolosa deriva discriminatoria che, per la sua natura e per l’aumentare dei casi, deve essere contrastato e colpito con la massima coesione da parte di tutti gli Stati.
Dopo gli anni Novanta, con l’implosione dell’Unione Sovietica, l’Unione Europea (UE) ha iniziato a cercare nuove basi su cui impostare le relazioni con i paesi dello spazio post-sovietico. L’UE mirava a instaurare rapporti amichevoli e stabili non solo con la Russia, ma anche con gli altri paesi della regione.