1. A distanza di dieci anni dall'11 settembre, le uniche scelte praticabili a livello europeo sembrano ancora circoscritte alle misure di contrasto dell’”immigrazione illegale”.
Risultati della ricerca:
Ottimismo e pessimismo – con prevalenza del secondo – si rincorrono nel Giappone del dopo-terremoto, mentre la Camera bassa dà il via libera a uno stanziamento supplementare di 4,15 trilioni di yen (34,5 miliardi di euro) e il Senato vara una legge che rende disponibili altri 2,5 trilioni (20 miliardi di euro) per le esigenze immediate della ricostruzione, case per i senza tetto e infrastrutture innanzitutto.
La crisi che il regime siriano sta affrontando potrebbe avere ripercussioni che vanno ben oltre i confini nazionali, maggiori rispetto a quelle prodotte dalla caduta del regime in Tunisia ed Egitto e a quelle provocate fino a ora dal conflitto in cui la Libia si trova attualmente coinvolta.
Le elezioni in Nigeria, iniziate il 9 aprile con le tornate per eleggere i parlamentari, sono oggi giunte allo stadio finale: si aprono i seggi delle votazioni in 34 su 36 stati della Repubblica federale (le elezioni in due stati del nord sono state sospese per favorire il raffreddarsi delle tensioni).
The launch of Libya military intervention has highlighted the importance of French-British diplomatic and military links that are questioning the traditional "French-German couple". Moreover, these facts lead us to think about the nature and substance of the European Union which has not been turned into a "Europe-power". The EU is a vast and fragile Paneuropean Commonwealth based on dynamic and mobile balancing points among its member states.
Alcuni analisti hanno sottolineato come la crisi libica sia la prima di un’era post-americana, almeno nel Mediterraneo; la prima nella quale un presidente statunitense si accoda all’iniziativa di un presidente europeo, quello francese, anziché il contrario. In effetti l’operazione militare in Libia è stata fortemente voluta dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Lo scoppio della rivolta araba aveva colto impreparata la Francia come molti attori internazionali.
L’aspro dissidio tra Italia e Francia ha finora impedito di cogliere la straordinaria occasione offerta dalle rivolte sull’altro lato del Mediterraneo. La domanda di libertà che si leva dalle giovani generazioni arabe dovrebbe invece indurre i due paesi ad accompagnare sbocchi che appaiono incerti e diversi ma all’interno di un processo ormai irreversibile. Non ha senso impedire che la primavera araba sia sepolta a Bengasi se su di essa non si sanno costruire strategie nazionali ed europee.
Tradizionale teatro della politica d’influenza francese, il Continente africano conosce in questi mesi un rinnovato attivismo da parte di Parigi. Serrata fra i crescenti interessi geopolitici di potenze emergenti(1) e costrizioni legate al proprio passato coloniale e neocoloniale, la Francia ha appena segnato in Costa d’Avorio un ultimo e contradditorio episodio di una tradizionale quanto anacronistica “politique de la cannonière” in Africa subsahariana.
A 150 anni dall’unità nazionale, la politica estera italiana è alla ricerca di un nuovo equilibrio tra l’impegno nei contesti multilaterali e lo sviluppo di rapporti con una fitta rete di paesi: da quelli mediterranei alla Russia, dal Brasile alla Cina.
Somalia's recent history is emblematic of the issues and fault lines which flow through the Horn of Africa.
The past 20 years have witnessed the adoption of different policies and geopolitical strate-gies but their outcome has been poor and the violence and social and economic misery affecting Somalis is an evident international failure.