“Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione chiamato Golia di Gat. Era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di 5mila shekel. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle [...] Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e con la pietra Lo colpì”. [Antico Testamento, Samuele 1,17]
Risultati della ricerca:
Medio Oriente e Nord Africa sono ripartiti. Puntando su petrolio ma anche diversificando con il turismo. Pesano però le incertezze legate a debito e problemi strutturali.
Tutto pronto per l’esercitazione militare “Risolutezza alleata 2022”. Oggi le ultime truppe russe delle 30mila previste stanno raggiungendo il confine tra Bielorussia e Ucraina, a due ore da Kiev, dove da domani e per i prossimi dieci giorni saranno impegnate in esercitazioni congiunte con l’esercito bielorusso.
Dal Golfo alla Turchia, dalla Siria alla crisi in Libia, cosa sta succedendo in Medio Oriente mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla crisi ucraina? Le iniziative diplomatiche degli ultimi mesi che coinvolgono molti paesi dell'area stanno producendo dei risultati tangibili? E quali sono le prospettive di stabilità politica ed economica in una regione oggi alle prese con la quarta ondata pandemica e la campagna vaccinale?
Il Qatar si prepara a ospitare i Mondiali di calcio 2022 accelerando su riforme politico-sociali e diplomazia internazionale. Sul piano interno, Doha ha organizzato le prime elezioni nazionali per il Consiglio consultivo (Majlis al-Shura), definito un “esperimento di partecipazione popolare”[1]. Il governo sta inoltre revisionando la legislazione sul lavoro, introducendo prime, innovative tutele per i lavoratori stranieri, come il salario minimo mensile.
In apparenza il 2021 è stato un anno meno violento rispetto ai precedenti. Dal punto di vista territoriale non ci sono cambiamenti sostanziali rispetto al 2020 per quanto riguarda le aree controllate dalle forze governative e dai vari gruppi armati che si oppongono a Bashar al-Assad. Non ci sono state operazioni militari che hanno coinvolto un gran numero di combattenti. A causa dell’assenza di scontri, il numero di vittime del conflitto è stato più basso rispetto agli anni precedenti (3.746 vittime)[1].
La Turchia si trova ancora una volta alle prese con una crisi valutaria e con l’instabilità della sua economia che hanno pesanti ripercussioni a livello sia politico sia socio-economico. Di fronte al vertiginoso aumento dell’inflazione e al rincaro dei beni di prima necessità crescono le difficoltà della classe medio-bassa di provvedere ai propri bisogni primari, mentre resta da vedere quali saranno gli effetti di alcune misure tampone adottate dal governo, sullo sfondo della quarta ondata pandemica provocata dalla diffusione della variante Omicron nel paese.
Undici anni dopo la caduta di Ben Ali, il potere a Tunisi è nuovamente nelle mani di un’unica persona, il presidente della Repubblica Kaïs Saïed. Se gli ultimi mesi del 2021 sono stati contrassegnati dal progressivo indebolimento delle istituzioni democratiche del paese, è probabile che il 2022 sia l’anno della loro ridefinizione sotto altre forme, in nome di una democrazia diretta in cui, nelle parole dello stesso Saïed, la sovranità verrà riaffidata al popolo.
Il nuovo governo Bennett-Lapid inizia il nuovo anno avendo già affrontato numerose sfide alla sua stabilità. L’approvazione del budget statale 2021-22 ha sicuramente contribuito a gettare le basi per una collaborazione più stretta tra le varie anime della coalizione che di fronte a sé ha un’agenda impegnativa. A partire dalla quinta ondata di coronavirus, che riporta in primo piano tutte le difficoltà legate alla gestione della pandemia, passando per le profonde divisioni interne allo stato le cui ferite chiedono di essere curate, arrivando quindi alle incognite della politica estera.
L’Iraq inizia il 2022 alle prese con uno degli ostacoli più difficili nel suo processo politico: la formazione di un nuovo esecutivo. Dopo mesi di contestazioni sui risultati elettorali da parte delle fazioni politiche più sfavorite del voto, il 27 dicembre la Corte suprema federale irachena ha finalmente ratificato i risultati delle elezioni, sancendo l’inizio ufficiale del processo di formazione dei principali organi politici dello stato.