Il nuovo governo Bennett-Lapid inizia il nuovo anno avendo già affrontato numerose sfide alla sua stabilità. L’approvazione del budget statale 2021-22 ha sicuramente contribuito a gettare le basi per una collaborazione più stretta tra le varie anime della coalizione che di fronte a sé ha un’agenda impegnativa. A partire dalla quinta ondata di coronavirus, che riporta in primo piano tutte le difficoltà legate alla gestione della pandemia, passando per le profonde divisioni interne allo stato le cui ferite chiedono di essere curate, arrivando quindi alle incognite della politica estera.
Risultati della ricerca:
The Chinese Communist Party (CCP) has been tightening its grip for over a decade, but the last few months have felt like a white-knuckle ride. CCP disciplinarians have expanded their watch to non-state actors and grassroots bureaucracies. Social controls have homed in on predictable targets, like journalists and lawyers, as well as new ones, like influencers and entertainers.
Yemen’s Houthis attacked Abu Dhabi twice in a week. For the United Arab Emirates (UAE), risk perception has dramatically increased: things will never be the same. The Emirati leadership, a master of strategy, suddenly came to realise how difficult it is to balance national security and regional ambitions. Despite a correction course in foreign policy, the UAE now stands in the eye of the storm. After a decade of assertive military posture in the Middle East, it could be too late for the UAE to avoid backlashes.
The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed insights on the most significant developments in the MENA region, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on future scenarios. Today, we focus on the recent visits of Gulf representatives to China, in the attempt to enhance their respective bilateral relations with Beijing.
La nuova tassonomia della Commissione europea definisce le attività economiche sostenibili. Lo scopo è favorire i finanziamenti privati alla transizione.
Per Imran Khan, diventato primo ministro del Pakistan nel 2018 con l’obiettivo di fare pulizia dall’atavica corruzione che era già costata il posto al suo predecessore travolto dai Panama Papers, la mattina del 4 ottobre è stata l’inizio di una pessima giornata. Mentre forse si stava ancora autocongratulando per la gestione del dossier afgano, i Pandora Papers hanno questa volta travolto lui.
12 milioni di documenti, di cui 1,2 milioni di email e mezzo milione di fogli di calcolo. Questi i file alla base dei Pandora Papers: al loro interno informazioni fiscali e finanziarie sugli affari di oltre 300 funzionari governativi e 35 capi di stato o governo attuali e passati. Tra loro anche l’ex premier britannico Blair, l’attuale premier ceco Babiš e il presidente cileno Piñera.
Il Libano è oggi un paese incastrato in molteplici crisi: economico-finanziaria, politica, sociale, umanitaria e infrastrutturale. Queste crisi sono intrecciate tra di loro e difficili da districare e risolvere per ragioni interne ed esterne al paese: da una parte, il forte scollamento tra classe politica e società al livello domestico richiederebbe una riforma radicale del sistema politico e, più in generale, del patto sociale che regge lo stato libanese che tuttavia non è all’orizzonte.
Dopo un’attesa di oltre un anno il Libano torna ad avere un governo, riuscirà a frenarne la corsa verso l’abisso?
Il 14 luglio la Commissione europea ha adottato il pacchetto climatico[1] “Fit for 55”, che propone le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obbiettivi del Green Deal. In particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obbiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050.