Il 9 gennaio scorso, in una Siria martoriata dalla guerra civile, è avvenuto uno scambio di prigionieri decisamente degno di nota: le porte delle carceri di Assad si sono spalancate per 2130 “detenuti politici” (tra i quali ci sarebbero anche cittadini turchi e palestinesi) caduti nei mesi scorsi nelle mani della polizia segreta fedele al regime, in cambio della liberazione da parte dei ribelli di 48 “pellegrini sciiti” iraniani catturati lo scorso agosto mentre, a bordo di un autobus, si recavano presso una non meglio specificata meta sacra.
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Il 2012 è terminato con il conferimento del Premio Nobel per la pace all’Unione Europea per aver contribuito per più di 60 anni alla pace e alla riconciliazione e per aver garantito democrazia e diritti umani nel vecchio continente. Durante la cerimonia di consegna del Premio, il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, ha citato John F.
Per quale motivo c’è stata un’esplosione di violenza nell’Est della Turchia, durante gli ultimi mesi?
Le nomine di John Brennan a direttore della Cia e Chuck Hagel al Pentagono, fanno supporre una militarizzazione della difesa e della sicurezza? E, in caso positivo, come potrebbero influenzare le prossime decisioni americane?
Un Paese, tre scenari diversi. Eccoli: il primo è un altro default, dieci anni dopo. Il secondo è una ripartenza, dopo il rallentamento della crescita. Il terzo è una lunga fase di stagnazione. Tre ipotesi distinte ma tutte plausibili.
Nessuno economista equilibrato si espone sul futuro prossimo dell’Argentina. Gli avversari del Governo di Cristina Fernandez de Kirchner propendono ovviamente per il primo scenario. I “fan” della presidenta sono invece pronti a giurare per la ripartenza.
Sulle sponde dei due oceani asiatici sono in atto delle manovre apparentemente sorprendenti. Strategie nazionali con radici secolari vengono rinnegate, alleanze consolidate sono messe in discussione, l’ideologia sbiadisce a favore degli interessi. La pax americana che ha governato il Pacifico è scossa dai nuovi equilibri, dei quali l’avanzata della Cina verso i mari meridionali è contemporaneamente causa, effetto e sintomo più eclatante. In realtà la crescita economica dell’Asia meridionale e orientale ha ridisegnato equilibri che non possono più essere confinati al versante economico.
In uno scenario globale di perdurante incertezza nella politica mondiale (il rischio di Babele), l’Unione Europea contribuirà ad accrescerla, continuando a parlare con voci diverse o, per contro, agirà come riduttore di complessità, risolvendo i suoi dilemmi interni e sviluppando una politica estera e di difesa univoca?
Tra il 15 e il 16 dicembre, gli egiziani voteranno la nuova Costituzione. Gli articoli sono stati approvati in pochi giorni da un’assemblea composta quasi esclusivamente da intellettuali e parlamentari islamisti, dopo il ritiro di diversi laici e liberali. Se approvata, la nuova Carta fondamentale egiziana sostituirà la Costituzione precedente, scritta nel 1971, ma modificata diverse volte negli anni successivi.
Dopo il recente decreto che ha posto le decisioni del presidente al di sopra di ogni esame giudiziario e la nuova Costituzione approvata dalla Assemblea Costituente che prevede la sharia come fonte giuridica principale, il presidente egiziano Morsi è nella bufera. Riserve sull’atteggiamento assunto dal presidente vengono sollevate dai manifestanti negli scontri in piazza e dai suoi consiglieri personali che rimettono in massa l’incarico.
A otto giorni dal lancio dell’operazione Colonna di Nuvole nella Striscia di Gaza, la firma per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, raggiunta grazie alla felice congiunzione tra la mediazione politica dell’Egitto e la pressione diplomatica degli Stati Uniti, è stata salutata dalla comunità internazionale con un sospiro di sollievo generalizzato.