La progressiva ascesa di importanza di potenze regionali nel mondo di oggi costituisce la conseguenza diretta della fine del bipolarismo ma anche della crescente globalizzazione di alcuni grandi elementi propulsivi della società contemporanea, come la finanza o l’innovazione tecnologica.
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Istituita con la legge denominata Promotion of National Unity and Reconciliation Act entrata in vigore il 15 dicembre 1995, la Commissione per la verità e la riconciliazione sudafricana (Truth and Reconciliation Commission, TRC) ha rappresentato fino a oggi l'esempio più compiuto e articolato di organo chiamato a investigare su fatti e vicende che hanno costituito gravi e prolungate violazioni dei diritti umani.
La progressiva ascesa di importanza di potenze regionali nel mondo di oggi costituisce la conseguenza diretta della fine del bipolarismo ma anche della crescente globalizzazione di alcuni grandi elementi propulsivi della società contemporanea, come la finanza o l’innovazione tecnologica.
Tre immigrati su dieci in Italia provengono da un paese dell’Africa sub-sahariana, con conseguenze per l’Europa intera. Ma la situazione sta cambiando: l’emergere di potenze non tradizionali sta modificando il modo in cui la stessa Africa si collega al mondo, e potrebbe quindi mutare anche quantità, direzione e obiettivi dei flussi migratori verso l’Europa. E anche la politica degli aiuti tradizionale, spesso utilizzata anche come strumento per tentare di frenare l’immi-grazione, potrebbe risultarne condizionata.
1. A distanza di dieci anni dall'11 settembre, le uniche scelte praticabili a livello europeo sembrano ancora circoscritte alle misure di contrasto dell’”immigrazione illegale”.
Uno spazio, un’ambizione, un metodo. Questi gli elementi strutturali che emergono dai lunghi negoziati comunitari conclusisi a Bruxelles con il Consiglio Europeo della settimana scorsa.
L’effetto contagio delle rivolte in Nord Africa è giunto anche nelle ricche monarchie del Golfo. La rendita petrolifera e i generosi sistemi di welfare non sono infatti riusciti, come alcuni pensavano, a rendere questi paesi immuni dalle manifestazioni di protesta, sia di piazza sia su Internet. Seppure con modalità e intensità diverse, il dissenso nei confronti dei regimi al potere unito a istanze di aperture politiche si sta diffondendo in quasi tutti gli stati della penisola arabica.
L’attuale crisi politica nei paesi del Nord Africa sta creando un’emergenza umanitaria di ampie proporzioni. Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) dall’inizio della crisi in Libia all’11 marzo 2011 più di 230.000 persone sono fuggite dal paese, di cui la maggior parte verso la Tunisia (118.000 con una media di 2.500 al giorno) e l’Egitto (107.000) e, in minor misura, verso il Niger (2.000) e verso l’Algeria (4.300).
La crisi postelettorale nata dalla contestazione dello scrutinio presidenziale del 28 novembre scorso sta spingendo la Costa d’Avorio, il più ricco paese dell’Africa occidentale francofona, al collasso economico e verso una guerra civile in grado di destabilizzare l’intera regione. Tale eventualità, tra l’altro, unirebbe consistenti flussi migratori a quelli ora in partenza dalle coste dell’Africa settentrionale alla volta dell’Europa.