“La finlandizzazione è una possibilità per l'Ucraina?” è stato chiesto a Emmanuel Macron dopo la sua navette diplomatica fra Kiev e Mosca. “Si, è un'opzione sul tavolo”, ha risposto il presidente francese. È evidente che Volodymyr Zelesky e la maggioranza dei suoi concittadini sceglierebbero la NATO. Ma se fra neutralità e Alleanza Atlantica la differenza a favore della seconda è un'aggressione russa, ripercorrere il vecchio sentiero della Finlandia è un'opzione.
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Parigi e i suoi partner annunciano il ritiro dal Mali e la fine delle operazioni Barkhane e Takuba. E mentre gli occhi del mondo sono puntati sull’Ucraina, la Russia avanza nel Sahel.
Al via domani il summit tra Unione Africana e Unione Europea. Un vertice - il sesto tra le due organizzazioni - che vuole innanzitutto rilanciare la partnership tra i due continenti, basandola su una reciproca fiducia e comprensione. Per i paesi africani si tratta anche di un'opportunità per intensificare ulteriormente una diplomazia che vede la crescita degli attori e degli interessi reciproci coinvolti. L'obiettivo finale del summit sarà quello di adottare una dichiarazione congiunta su una visione comune per il 2030.
Per come si è messa, con le truppe russe ad un passo dall’entrata in Ucraina e l’Occidente fermo sui principi, non ci sono molte alternative al tentativo di stemperare la tensione. Troppo alta la posta in gioco: per la Russia, un prezzo altissimo in termini economici e finanziari; per l’Europa, il rischio di una crisi energetica insostenibile; per gli Stati Uniti, il saldarsi di un’alleanza russo-cinese assai complicata da gestire sul piano globale e nello scacchiere asiatico.
Mosca annuncia il ritiro delle prime truppe mentre proseguono le mediazioni. Putin vede Scholz e avverte: “Mai la Nato ai nostri confini”.
Bashagha viene eletto premier mentre Dbeibah, sostenuto dall’Onu, rifiuta di dimettersi. Ma la crisi politica in realtà nasconde una lotta di potere.
La Commissione ha presentato il piano per la produzione europea di chip. Obiettivo 20% della quota globale nel 2030. Ma gli altri non stanno a guardare.
Medio Oriente e Nord Africa sono ripartiti. Puntando su petrolio ma anche diversificando con il turismo. Pesano però le incertezze legate a debito e problemi strutturali.
Pechino, già prima al mondo per le transazioni online, si appresta a lanciare il RMB digitale. Con una possibile sfida al sistema monetario globale.