Nata a Montebelluna nel 1972, si laurea in Lettere all’Università Ca’ Foscari Venezia. Dopo la scuola di giornalismo di Urbino lavora per due anni alla redazione online di Affari e Finanza di Repubblica. Dal 2002 entra a Radio 24 Il Sole 24 Ore dove, per i radiogiornali e gli approfondimenti giornalistici, si occupa per lo più di flussi migratori e esteri. Ha realizzato reportage e inchieste dai principali punti di crisi: Zaatari e Azrak (Giordania), Malta, Idomeni (Grecia), Ungheria, Mineo (Catania), Bardonecchia, Cona, Lampedusa.
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Nata a Montebelluna nel 1972, si laurea in Lettere all’Università Ca’ Foscari Venezia. Dopo la scuola di giornalismo di Urbino lavora per due anni alla redazione online di Affari e Finanza di Repubblica. Dal 2002 entra a Radio 24 Il Sole 24 Ore dove, per i radiogiornali e gli approfondimenti giornalistici, si occupa per lo più di flussi migratori e esteri. Ha realizzato reportage e inchieste dai principali punti di crisi: Zaatari e Azrak (Giordania), Malta, Idomeni (Grecia), Ungheria, Mineo (Catania), Bardonecchia, Cona, Lampedusa.
Eleonora Ardemagni is an ISPI Associate Research Fellow (contributing to the MENA Centre since 2013) and her research analysis focuses on political and security issues in Yemen and the Gulf monarchies, and on Arab military forces.
Multilateralismo, concorrenza, disuguaglianze e crisi del capitalismo. I leader del mondo si interrogano sulle sfide poste dalla pandemia e nuovi modelli di sviluppo ‘sostenibile’. E il presidente russo Putin interviene a sorpresa: “agiamo ora per evitare una lotta di tutti contro tutti”.
Le proteste seguite all’arresto di Alexei Navalny, al suo rientro in Russia dalle cure in Germania dopo il clamoroso tentativo di eliminarlo, segnano, per dimensione e diffusione geografica, un salto qualitativo nella partecipazione e capacità di mobilitazione popolari contro il potere e chi lo incarna: il Presidente Putin.
Dal carcere Alexei Navalny accusa Putin di aver costruito una reggia sul Mar Nero con “la più grande tangente della storia”. E nei prossimi giorni l’opposizione annuncia nuove manifestazioni.
Lo scorso 16 gennaio, Armin Laschet è stato eletto segretario della CDU, il partito cristiano-democratico tedesco. È la sua rivincita dopo molte sconfitte politiche in passato.
Il G20, ovvero “Gruppo dei 20”, è il principale forum di cooperazione economica e finanziaria a livello globale. Si tiene ogni anno, e riunisce le principali economie del mondo, ovvero Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti (cioè i paesi del G7), i paesi del gruppo “BRICS” – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – e anche Arabia Saudita, Australia, Argentina, Corea del Sud, Indonesia, Messico e Turchia. A questi si aggiunge anche l’Unione Europea.
Lo shock economico scatenato dalla pandemia si somma quest’anno alle molte crisi irrisolte che affollano lo scenario internazionale: dall’emergenza climatica sempre più pressante allo scontro tra Usa e Cina, dalle incertezze della Brexit al difficile avvio della nuova presidenza Usa e alle molte piazze che, finito il lockdown, rischiano nuovamente di infiammarsi. Cosa dobbiamo aspettarci dal 2021?
Dieci anni fa, la rivoluzione di piazza Tahrir rovesciava il regime di Hosni Mubarak e segnava l'alba di una nuova era per l'Egitto. Dieci anni dopo i militari controllano di nuovo il paese, un terzo degli egiziani vive in povertà e dalla piazza è stato cancellato ogni ricordo delle manifestazioni.