Una Niamey blindata accoglie, dal 4 all’8 luglio, uno degli appuntamenti simbolicamente più importanti per il continente africano nel 2019: un summit di ministri e capi di stato dell’Unione Africana che, domenica 7 luglio, lanceranno ufficialmente la Zona di libero scambio continentale africana.
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Il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin arriverà e ripartirà da Roma nell’arco della giornata di giovedì 4 luglio, per un visita lampo nel nostro paese.
L'unica repubblica democratica del Nord Africa, presa alla gola da terrorismo e crisi economica, è a rischio destabilizzazione, ma la comunità internazionale non percepisce la gravità di quanto sta accadendo.
Due rapporti recentemente pubblicati tracciano un bilancio dello “stato del web” oggi, identificando alcuni elementi chiave per capire come la rete stia mutando anche dal punto di vista della sicurezza e delle politiche che la governano. Il primo rapporto è quello elaborato dal High Level Panel sulla Cooperazione Digitale, a un anno esatto dall’istituzione del panel in seno al Segretariato Generale delle Nazioni Unite.
In cima a una montagna a meno di quaranta chilometri da San’a, una scarica di mitragliatrice interrompe la nostra chiacchierata col generale Ahmed Hassan Joubran: sui sessant’anni, capelli corti, baffetti curati, è lui l’uomo che ha fatto avanzare l’esercito yemenita attraverso queste rocce impervie sotto il fuoco di cecchini e missili anticarro.
Nel furore della campagna elettorale per le presidenziali ucraine e a pochi giorni dal voto per il secondo turno, quello decisivo per la scelta su chi sarebbe diventato Presidente per i prossimi 5 anni, Mosca ha intrapreso l’ennesima azione nella guerra economica in corso da anni con Kiev.
Uno degli sviluppi più notevoli della nuova politica mediorientale post-guerra fredda e post-egemonia americana è che, mentre a volte sembra qualcosa di completamente diverso dal passato, altre volte sembra assomigliarli moltissimo. Non si parla del passato degli ultimi vent’anni, ma di quello ancora precedente, degli anni Sessanta e Settanta.
In piena crisi d’ansia preelettorale risuona la grancassa di una campagna elettorale che si prolungherà fino al 26 maggio, quando con le europee gli spagnoli voteranno per le regionali e le municipali, dopo le cruciali politiche del 28 aprile. Non c’è dubbio che la partita per la Moncloa (il palazzo di governo) condizionerà le successive consultazioni, per cui le elezioni del parlamento europeo potrebbero essere lette in chiave di secondo turno e di rivincita, anche se è difficile predire quale criterio prevarrà.
La presa di posizione delle Forze armate algerine a sostegno della transizione verso la cosiddetta "Nuova Repubblica" – un passo giunto dopo settimane di esitazione – fa pensare che nel futuro prossimo i militari giocheranno un ruolo cruciale quando scadrà il mandato presidenziale di Abdelaziz Bouteflika. E che probabilmente saranno loro ad esprimere una candidatura autorevole per la successione all'uscente raìs.
Per il periodo transitorio ufficialmente apertosi il 2 aprile 2019 con le dimissioni dalla carica di presidente della Repubblica di Abdelaziz Bouteflika sono ormai rimasti sul campo due macro-attori della scena politica algerina la cui legittimità affonda nella guerra di liberazione dalla Francia (1954-1962) e che ora più che mai rivendicheranno un proprio spazio di influenza: l’esercito e il popolo.