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La diplomazia langue, mentre sul campo sono ore decisive per la sorte di Mariupol. L’Europa discute di nuove sanzioni e Washington chiede all’India di prendere una posizione più dura nei confronti di Mosca.
Quando non riescono a incontrarsi fisicamente, i negoziatori ucraini e russi continuano a parlarsi online. Lo hanno fatto anche all'ombra degli orrori lasciati nelle periferie di Kyiv dal frettoloso ritiro dei soldati di Mosca. Un'ombra che renderà ogni trattativa più difficile di quanto già non fosse. E più elusiva la fine del conflitto.
L’Europa discute le prime sanzioni sull’energia, ma petrolio e gas restano fuori. Il Segretario Nato Stoltenberg avverte: “Prepariamoci a un conflitto lungo”
Sarebbero in corso in queste ore evacuazioni di civili da Mariupol. Domani nuovi colloqui in videoconferenza ma la Nato non si fida: “truppe russe si stanno riposizionando”.
Terminati i colloqui di Istanbul, Mosca frena sulle ipotesi di intesa: “Nessuna svolta né nulla di promettente”. Colloquio telefonico Draghi-Putin mentre prosegue l’offensiva sul campo.
Bashagha viene eletto premier mentre Dbeibah, sostenuto dall’Onu, rifiuta di dimettersi. Ma la crisi politica in realtà nasconde una lotta di potere.
“Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione chiamato Golia di Gat. Era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di 5mila shekel. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle [...] Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e con la pietra Lo colpì”. [Antico Testamento, Samuele 1,17]
Undici anni dopo la caduta di Ben Ali, il potere a Tunisi è nuovamente nelle mani di un’unica persona, il presidente della Repubblica Kaïs Saïed. Se gli ultimi mesi del 2021 sono stati contrassegnati dal progressivo indebolimento delle istituzioni democratiche del paese, è probabile che il 2022 sia l’anno della loro ridefinizione sotto altre forme, in nome di una democrazia diretta in cui, nelle parole dello stesso Saïed, la sovranità verrà riaffidata al popolo.
Putin parla con Draghi e incontra Orban: “l’attuale status quo – dice - non tiene conto delle esigenze di sicurezza russa”.