L’Italia, presidente di turno del G20, cerca la sponda di Pechino per un vertice delle maggiori economie del mondo sull’Afghanistan. Draghi e Xi a colloquio, ma la strada è in salita.
L’Italia, presidente di turno del G20, cerca la sponda di Pechino per un vertice delle maggiori economie del mondo sull’Afghanistan. Draghi e Xi a colloquio, ma la strada è in salita.
Il PNRR stanzia ingenti fondi per la portualità, con alcuni progetti prioritari. Ma servono riforme, più attenzione al Mediterraneo e al rapporto porti-città.
Vent’anni dopo l’inizio del conflitto, Kabul è ormai persa, ma il presidente Joe Biden difende la decisione del ritiro: “non potevamo restare per sempre”. Ora però si trova a gestire la peggior crisi in politica estera dall’inizio della presidenza.
Il premier incaricato Hariri rimette il mandato per la formazione di un esecutivo. E il Libano si ritrova in caduta libera, ostaggio di una classe politica corrotta e impunita, aggrappata al potere anche a costo di distruggere il paese.
Il Segretario di Stato Usa Blinken a Roma. Poi Bari e Matera per la prima ministeriale G20 a presidenza italiana, con Russia e Cina che partecipano all’evento in videoconferenza.
A dieci anni dalle rivolte arabe e dalla guerra di Libia che portò alla caduta del colonnello Muammar Gheddafi è possibile tentare un primo bilancio storico di quegli eventi e porli in relazione con quanto avvenuto in seguito. Non è possibile affermare un nesso causale troppo stringente tra la fine del regime e la successiva guerra civile, nondimeno è innegabile che alcune dinamiche che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la crisi libica trovino parziale spiegazione nelle convulsioni del periodo delle sollevazioni.
Il presidente USA Joe Biden in Europa per una settimana: parteciperà al summit del G7, al vertice della Nato e quello con l'Ue e a un faccia a faccia con Vladimir Putin.
Come in passato, anche in questa prima metà del 2021 la Tunisia si trova a dover fare i conti con una serie di problematiche che hanno radici nella sua storia, recente e non solo. L’instabilità politica, che sfocia sempre più spesso nell’ingovernabilità e nell’immobilismo, la situazione economica in progressivo deterioramento e il diffuso malcontento sociale verso la classe dirigente sono i tre principali elementi che caratterizzano la crisi di questa giovane democrazia.
Sulla guerra in Yemen, i principali attori del conflitto non sono sincronizzati: segnali tendenzialmente positivi dalle potenze internazionali e regionali, segnali fin qui negativi dai protagonisti yemeniti. Si apre dunque qualche spiraglio diplomatico per lo Yemen, ma il conflitto prosegue. Mentre l’amministrazione statunitense spinge per una soluzione politica, l’Arabia Saudita offre agli huthi un cessate-il-fuoco nazionale, con qualche apertura inedita su aeroporto di Sanaa e porto di Hodeida, ovvero i collegamenti aerei e marittimi dei territori controllati dagli insorti.
Riprendono gli sbarchi e l’Italia chiede una redistribuzione volontaria dei migranti. Ma dai paesi europei non arriva alcun sostegno, mentre Bruxelles può solo puntare a ridurre le partenze.