Da quattro mesi l’Iraq si trova in una fase di stallo politico che impedisce la nomina della prima carica dello stato. La causa di questa impasse è un contesto parlamentare altamente frammentato, dove i principali blocchi politici emersi dal voto dello scorso ottobre non sono stati in grado di formare una maggioranza in parlamento che abbia il peso politico necessario a eleggere il presidente della Repubblica.
Risultati della ricerca:
Negli ultimi tre mesi la Turchia è stata sotto i riflettori internazionali per la mediazione che sta cercando di portare avanti, con non poche difficoltà, nella guerra tra Russia e Ucraina. Il conflitto ha importanti implicazioni per il paese tanto sul piano interno quanto a livello regionale e nei rapporti di Ankara sia con le parti in conflitto sia con gli alleati della Nato.
La formazione di un governo e l’approvazione di un bilancio dopo un lungo periodo di instabilità politica, così come la convergenza di dinamiche regionali e internazionali favorevoli, offrono a Israele l’opportunità di affrontare le sfide interne e di politica estera che lo attendono. Rimangono però notevoli elementi di possibile destabilizzazione, come per esempio la complessità e la fragilità dell’attuale governo e la necessità di rafforzare le carenti strategie perseguite verso le tre principali sfide: l’arena domestica, la questione palestinese e lo scenario iraniano.
Per l’Arabia Saudita, la crisi internazionale seguita all’invasione russa dell’Ucraina offre opportunità e rischi. Sul fronte economico, la risalita del prezzo del petrolio sostiene la diversificazione post-idrocarburi del regno, fra nuovi progetti urbanistici e industria nazionale della difesa. Il piano diplomatico è invece denso di rischi: nessun ridimensionamento, finora, delle alleanze “multipolari”, anche a costo di logorare quelle tradizionali.
Al ballottaggio sarà Petro contro Hernández: una sfida di rottura con il passato. Disavanzo pubblico, basse entrate fiscali e corruzione: due cure a confronto.
Gli stati del Pacifico dicono no all’accordo di sicurezza e commercio proposto da Pechino. A pesare sono i dubbi e rischi per la stabilità, ma anche la ‘controffensiva’ di Usa e Australia.
A 100 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono riuniti in uno dei vertici più intensi ed importanti degli ultimi mesi. Al centro dei colloqui, il legame – divenuto indissolubile – tra sicurezza ed energia: supportare Kiev e smettere di finanziare la macchina da guerra del Cremlino. Il meeting ha sugellato infatti l’intesa sull’embargo, graduale, sul petrolio russo, che per l’Italia scatta dalla fine dell’anno.
I recenti attacchi cibernetici nei confronti di enti governativi e istituzionali italiani ed europei hanno sollevato preoccupazioni per una potenziale guerra informatica, condotta nel più ampio quadro del conflitto tra Russia e Ucraina. Quali sono le effettive minacce per la sicurezza nazionale e dell’Ue? Quali le strategie messe in atto? E quali i modelli cui ispirarsi?
The war in Ukraine has a domino spillover that affects the Asian security architecture and boosts the ongoing great power competition between China and the US. If before the war the competition between democracies and autocracies was mainly only a rhetorical claim, the clash is now openly declared, and the US are asking friends and allies to take sides in the contest of the century.
La guerra in Ucraina scatenata dall’invasione russa sta avendo un impatto profondo sulle dinamiche di sicurezza del continente europeo. Queste si intrecciano con il processo di rivitalizzazione dell’Alleanza Atlantica: a un mese dall’approvazione del nuovo Concetto Strategico della NATO durante il Vertice di Madrid del 29-30 giugno, l’agenda della discussione è estremamente ricca.