Seguendo con l'attenzione dovuta i due giorni intensi della visita di Mario Draghi a Washington, ho avuto un moto di tristezza: pensando che a meno di un miracolo, fra un anno non saremo più governati da lui. Per le cose che ha saputo dire sull'Ucraina, il modo in cui l'ha fatto – determinazione riguardo alla guerra e visione di un futuro oltre il conflitto – Draghi merita quella definizione politica che in Italia è giusto sia usata con parsimonia: statista.
Risultati della ricerca:
Il rialzo delle commodities aiuta la ripresa, ma restano i rischi inflazionistici. Il viaggio in Europa di Fernández riaccende le speranze per l’accordo UE-Mercosur?
Guerra e sanzioni aprono opportunità di “friendshoring" per spostare la produzione nei Paesi amici. Una nuova geografia anche per le commodities agricole.
L'evento è stato trasmesso in streaming giovedì 12 maggio alle ore 18:00 sulla pagina Facebook, sul canale YouTube e sito dell'ISPI.
Mario Draghi vola a Washington per incontrare Joe Biden: la guerra in Ucraina, l’energia, le sanzioni e il rilancio dell’offensiva diplomatica al centro del bilaterale con il presidente Usa.
Nel giorno della Vittoria contro la Germania nazista Putin accusa la Nato: “Ci minacciava”. Da Strasburgo per la giornata dell’Europa, Macron risponde: “Non siamo in guerra contro Mosca”.
Most of the developed world reacted to Russian government’s military operations in Ukraine with a prompt economic counteroffensive.
Foreign producers who have heavily invested in Russia over the past two decades – betting on Russia’s political stability, size, and access to the post-Soviet market - now face a hard choice: how to do business without losing face. Many are considering to go-in-between jurisdictions (Armenia, Kazakhstan, Serbia, etc.) to continue trading with Russia to circumvent sanctions.
Russia’s lack of a major success in the war against Ukraine and the unexpected scale of Western sanctions have brought uncertainty to Sino-Russian relations. Their power asymmetry as well as Moscow’s dependence on Beijing’s imports is likely to have deepened. The limitations of the ‘alliance in all but name’ have come to the fore, too. While Beijing has continued its incessant political support, echoing and amplifying the Kremlin’s justifications for war, we have not witnessed any substantial economic or military assistance so far.
While the war in Ukraine is a game changer for international and in particular European security, China appears to be marching on. And, in some ways, it is true. Since Xi Jinping took power in 2012, China’s foreign policy has significantly shifted from a defensive to an assertive approach. For decades, Beijing worked to integrate into the liberal international order, presenting itself as a peacefully rising power.
Alle elezioni del 9 maggio, settanta milioni di cittadini filippini sono chiamati a votare un nuovo presidente e a rinnovare il Parlamento. Rispetto ai suoi due predecessori, il presidente delle Filippine uscente Rodrigo “Rody” Duterte ha interpretato nei suoi sei anni a Palazzo Malakanyang il proprio ruolo istituzionale in maniera non convenzionale, avendo fatto ricorso a un linguaggio crudo e provocatorio, rilasciato dichiarazioni ufficiali talora semplicistiche e portato avanti una strategia in politica sia interna sia estera non sempre lineare.