Le consultazioni del 23 ottobre prossimo per l’elezione dell’Assemblea costituente rappresentano la prima vera prova di democrazia nella nuova Tunisia uscita dalla Rivoluzione dei gelsomini, dopo 23 anni di dominio incontrastato dell’ex presidente a vita Zine al-Abidine Ben Ali. Il carattere popolare di una Rivoluzione “senza leaders” in combinazione con il dinamismo di una società civile composita fanno delle prossime elezioni un reale esercizio di democrazia al di là delle forme.
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The involvement of NATO forces in the ousting of Mu’ammar Gheddafi has been controversial since the beginning of the Libyan crisis. The fracture between those in favour of a direct involvement, and those wishing to keep out of the crisis provides for a clear example of the divergences existing within the Alliance.
The decision of the Obama’s administration to maintain a low profile both before and after NATO took officially charge of the multinational intervention seems to confirm the lack of unity of purpose.
Nel 2011 i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sono stati teatro di trasformazioni senza precedenti che hanno influito non solo sugli assetti politici interni ma anche sugli equilibri regionali. La caduta di regimi di lunga data in Tunisia, Egitto e Libia sotto i colpi delle rivolte popolari e in seguito a una vera e propria guerra civile, con il coinvolgimento dell’intervento esterno della Nato, nel caso libico ha aperto una serie di interrogativi sull’evoluzione politica di questi paesi.
Una nuova locomotiva per ridare slancio all’Europa della crisi euro e del rischio default nel Mediterraneo: il ruolo che il Gruppo di Vysehrad è chiamato ad assolvere nell’Unione europea odierna è, senza dubbio, di primaria importanza soprattutto sul piano economico ed estero: di portata inimmaginabile al momento della costituzione del Quartetto nel lontano 15 febbraio 1991, quando l'emerito presidente polacco, quello ceco, e il premier ungherese – cioè Lech Wałęsa, Vaclav Havel e József Antall – hanno deciso di coordinare le forze di un’Europa Centrale
Il 20 settembre la leadership palestinese dell’OLP presenterà richiesta formale alle Nazioni Unite di ammissione nel consesso mondiale dello Stato di Palestina sulla base dei confini del 1967.
Quando arrivò trionfalmente al potere, nel 2007, Nicolas Sarkozy riuscì ad accreditarsi agli occhi dei francesi come un riformatore e un modernizzatore del Paese dopo gli anni dell’immobilismo paternalista di Chirac. E riuscì ad offrire alle destre europee un nuovo modello di riferimento. Per molti, Sarkozy si presentava come il Blair di destra, l’uomo capace di portare i capisaldi della tradizione sul terreno impervio dell’innovazione sociale e culturale.
Le notizie di queste ore indicano che l’Autorità nazionale palestinese (Anp) avrebbe rinunciato a inoltrare al Segretario generale una richiesta di ammissione della Palestina all’Organizzazione delle Nazioni Unite seguendo la procedura prevista dall’articolo 4, paragrafo 2, della Carta Onu per l’ammissione di nuovi stati membri.
Il 2 settembre scorso si è tenuto a Sopot, in Polonia, il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Tra i vari argomenti all’ordine del giorno vi era la ricerca di una posizione comune in merito alla richiesta che l’Autorità Nazionale Palestinese presenterà alle Nazioni Unite il 20 settembre prossimo per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Questo mese si discuterà all’ONU dell’iniziativa dell’ANP per il riconoscimento diplomatico dello stato palestinese da parte dell’Assemblea Generale. Tuttavia – e al di là del valore simbolico della creazione di un “non-member observer state” palestinese (il pieno riconoscimento come stato membro può essere garantito solo dal Consiglio di Sicurezza) – l’iniziativa rappresenta l’estrema risposta dell’ANP all’inabilità di Obama di far avanzare in modo sostanziale il negoziato israelo-palestinese.