Il 2014 ha lasciato un sistema internazionale scosso da crisi di grande portata, le cui ricadute peseranno sull’avvenire, dalla sfida del terrorismo alla questione ucraina e alle molte incertezze ancora sul piano economico. Come evolverà la minaccia del radicalismo islamico? Quale ruolo giocheranno gli Stati Uniti di Obama sul piano internazionale? Quale futuro per l'economia mondiale, per la crescita cinese e per quella europea?
Risultati della ricerca:
L’evento è stato organizzato in occasione della pubblicazione del numero di novembre di Limes dedicato a questi temi.
Il panel dell'incontro da sinistra: Alessandro Aresu, remigio Ratti, Lucio Caracciolo, Mauro Guerra.
L’evento è stato organizzato in occasione della pubblicazione del Rapporto Nomisma 2014 "Nomos & Khaos".
L'evento si è tenuto presso la sede dell'ISPI (Palazzo Clerici - Via Clerici, 5).
Con le prossime elezioni il Brasile sceglierà se confermare il mandato di Dilma Rousseff o cambiare rotta e chiudere una fase che, nonostante alcune rilevanti contraddizioni, ha portato il paese a successi in ambito economico e sociale. Quali sono le principali sfide politiche ed economiche? Quali risultati sono stati conseguiti sul piano sociale e cosa resta da fare?
Commenti dal Brasile:
L’evento è stato organizzato in occasione della pubblicazione del numero di settembre di Limes dedicato a questi temi e dell'e-book ISPI "New (and old) patterns of jihadism".
L'incontro si è tenuto presso la sede dell'ISPI (Palazzo Clerici - Via Clerici, 5 - Milano).
La Cina sta avanzando lungo un percorso minato. Crescita sregolata della ricchezza, degrado ambientale, corruzione e tensioni sociali sono soltanto alcuni dei numerosi fronti di emergenza aperti nel paese. Molti di essi si intrecciano con il concetto di sostenibilità, entrato definitivamente a far parte dell’agenda politica di Pechino. Ha quindi senso accostare il concetto di sviluppo sostenibile alla Cina? E se sì, con quale declinazione?
“Nutrire il pianeta, energia per la vita” sono temi globali perché riguardano le popolazioni di tutto il mondo e perché investono tutti i livelli: non solo le istituzioni e i governi, ma anche l’industria, le associazioni, i cittadini.
All'indomani delle elezioni europee si impone una riflessione su quale Europa sia possibile aspettarsi in futuro. Con la crisi economica non ancora del tutto alle spalle e una disoccupazione - soprattutto giovanile - a livelli insostenibili, il consenso sociale verso l'integrazione europea rischia di sgretolarsi ulteriormente.
In questo contesto, cosa contrapporre alla prospettiva di un forte ritorno dei nazionalismi? Cosa può fare un paese fondatore come l'Italia? Quale futuro immaginare per la moneta unica? Come arginare il declino europeo?