Dopo quasi cinquant’anni, ovvero da quando nel 1964 il generale Ne Win nazionalizzò le varie testate private che fino ad allora avevano regolarmente pubblicato oltre che nella lingua nazionale anche in inglese, cinese e indiano, i lettori birmani potranno presto acquistare ogni mattina un quotidiano non controllato dallo stato.
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La morte di Hugo Chávez apre scenari inediti nelle relazioni tra i paesi dell’America Latina. Anche ipotizzando la sopravvivenza del chavismo e della sua ideologia internazionalista gli equilibri del quadrante muteranno notevolmente.
La scomparsa di Hugo Chavez Frias rappresenta un passaggio storico assai rilevante per la storia recente del paese, per le istanze bolivariane promosse dal presidente caudillo nella regione, e, per certi versi, per il panorama internazionale. La figura di Chavez e il suo carisma nelle relazioni regionali e internazionali hanno contribuito a dare un rilievo politico e mediatico al Venezuela che mai aveva avuto in precedenza.
Che l’immigrazione non sia solo una questione interna, ma che possa talvolta trasformarsi in una questione di rapporti internazionali, in Italia lo sappiamo piuttosto bene.
La scomparsa di Hugo Chávez avrà un profondo impatto sulla politica interna ed estera del Venezuela e di conseguenza sulle sue relazioni con gli Stati Uniti d’America.
Il vuoto di potere provocato dalla morte di Chávez non graverà soltanto sul Venezuela, ma è destinato a trascinare con sé pesanti conseguenze su tutta l’area sudamericana; se per alcuni (come i moderati esponenti centristi) avrà il sapore di una tanto auspicata opportunità d’affermazione, per molti altri, mieterà soprattutto timori e incertezze e il campo della semina sembra essere proprio quello del vicino.
Proprio dall’elezione di Hugo Chávez iniziò in America Latina quel fenomeno che i media hanno genericamente definito dell’“ondata a sinistra”. Alcuni paesi, però, hanno sempre mantenuto governi moderati.
Può risultare o troppo facile o troppo difficile oggi stilare una resoconto su Benedetto XVI, il Papa che ha osato un gesto epocale e che sarà ricordato forse e soprattutto per questo. Oggi potrebbe risultare perfino troppo ovvio e facile fare centro sull’obiettivo in questione. Le immagini che passano sui nostri schermi ce lo presentano di spalle, indifeso, fragile.
Il Conclave che eleggerà il successore di papa Benedetto XVI inizia, per la prima volta nella storia, con la possibilità concreta di un papa nordamericano: il canadese Ouellet e lo statunitense Dolan sono infatti indicati tra i principali papabili. La chiesa cattolica Usa affronta tuttavia questo evento in uno stato di profonda crisi, dettata da diversi fattori.
Gli anni del Pontificato di Benedetto XVI hanno segnato per molti versi un passaggio chiave nelle relazioni problematiche fra Repubblica popolare cinese e Santa Sede, determinate dalla condizione anomala e sofferente vissuta dalla Chiesa cattolica che è in Cina.