Nel giorno della Vittoria contro la Germania nazista Putin accusa la Nato: “Ci minacciava”. Da Strasburgo per la giornata dell’Europa, Macron risponde: “Non siamo in guerra contro Mosca”.
Nel giorno della Vittoria contro la Germania nazista Putin accusa la Nato: “Ci minacciava”. Da Strasburgo per la giornata dell’Europa, Macron risponde: “Non siamo in guerra contro Mosca”.
11mila soldati, 131 mezzi militari di terra e missili balistici termonucleari in grado di colpire fino a 12mila chilometri di distanza. Questo è l’apparato militare messo oggi in mostra da Mosca per il 77esimo anniversario del Giorno della Vittoria sui nazisti: una parata che dal 2008 proprio Putin ha reso annuale per mostrare i muscoli dell’esercito russo.
Il colloquio che il 10 maggio il Presidente del Consiglio Mario Draghi avrà a Washington con il Presidente statunitense Joe Biden si svolgerà mentre è in corso la tragica guerra di aggressione russa all’Ucraina, destinata a modificare in profondità l’ordine euro-Atlantico post-guerra fredda e i cui riflessi si estenderanno sul piano globale.
Alle elezioni del 9 maggio, settanta milioni di cittadini filippini sono chiamati a votare un nuovo presidente e a rinnovare il Parlamento. Rispetto ai suoi due predecessori, il presidente delle Filippine uscente Rodrigo “Rody” Duterte ha interpretato nei suoi sei anni a Palazzo Malakanyang il proprio ruolo istituzionale in maniera non convenzionale, avendo fatto ricorso a un linguaggio crudo e provocatorio, rilasciato dichiarazioni ufficiali talora semplicistiche e portato avanti una strategia in politica sia interna sia estera non sempre lineare.
La constatazione di Yair Lapid, ministro degli Esteri israeliano, è logica. Se è vero ciò che sostiene il suo collega russo Lavrov, cioè che gli ebrei sono antisemiti, significa che le vittime dell'Olocausto – sei milioni di ebrei – si sono suicidati. Le incredibili dichiarazioni del russo, fino a quel momento un diplomatico dal pragmatico cinismo, sono la conseguenza di una realtà complessa: hanno a che vedere con l'articolato rapporto fra Israele e Russia e con la tenuta di quest’ultima nella guerra ucraina.
È stallo nei negoziati, mentre si continua a combattere intorno e dentro le acciaierie Azovstal a Mariupol, divenute il simbolo della resistenza ucraina.
“Abbiamo vinto a Wuhan, vinceremo anche a Shanghai”. Questo il messaggio del presidente cinese Xi Jinping, che ha così ribadito il suo impegno nella strategia “zero Covid”. C’è una logica alla base di questa scelta: la fragilità del sistema sanitario cinese e il ridotto numero di infezioni pre-Omicron potrebbero generare la tempesta perfetta, con ospedali pieni e un’economia che rallenta.