Dopo il carbone, è realistico pensare a sanzioni europee sugli idrocarburi russi? Sarebbe poco utile. Meglio agire sulla diversificazione e sulla transizione energetica.
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La Corte Penale internazionale indaga sui massacri commessi a Bucha. Giallo sull’incrociatore Moskva danneggiato al largo di Odessa, mentre Mosca avverte Svezia e Finlandia: se entrano nella Nato “ci saranno conseguenze”.
Ridurre l’uso di combustibili fossili o usarli per rispondere all’aumento dei prezzi dell’energia? È l’interrogativo a cui si trova a rispondere in queste settimane Joe Biden. Precari equilibrismi per non rinnegare le sue promesse elettorali green, ma al contempo placare il malcontento dell’elettorato statunitense per l’inflazione alle stelle.
La guerra russa contro l'Ucraina va avanti ormai da cinquanta giorni. I negoziati tra Kiev e Mosca, su due track finora, sono iniziati immediatamente il giorno dopo l'invasione. E anche se le posizioni delle parti diventano man mano più chiare, nessun compromesso sembra essere all'orizzonte.
Putin accusa Kiev e l’Occidente, mentre Biden parla di “genocidio” in corso in Ucraina. Sul fronte negoziale nessuna svolta in vista e i civili in fuga dalle violenze raggiungono quota 12 milioni.
Inflazione alle stelle in Occidente: 8,5% negli Usa, 7,5% in Eurozona, 7% in Uk. I prezzi salgono, smentendo da mesi le previsioni ufficiali, e potrebbero persino non aver ancora raggiunto il picco. Il motivo? La guerra in Ucraina continua a spingere al rialzo i prezzi delle materie prime, soprattutto alimentari ed energia.
L'Italia guarda al ballottaggio francese. La conferma di Macron rafforzerebbe l'alleanza nella UE su Ucraina e Patto di Stabilità. Con Le Pen invece cambierebbe tutto.
La diplomazia langue, mentre sul campo sono ore decisive per la sorte di Mariupol. L’Europa discute di nuove sanzioni e Washington chiede all’India di prendere una posizione più dura nei confronti di Mosca.
Finlandia e Svezia potrebbero presto entrare nella NATO. Un “effetto collaterale” della guerra impensabile fino a pochi mesi fa, ma ora sempre più concreto. In Finlandia, ancora nel 2019, più della metà della popolazione era contraria all'adesione alla NATO definita come “molto improbabile” dalla prima ministra solo lo scorso gennaio. Ora il 62% è favorevole (+11 punti percentuali dall’inizio della guerra) e il parlamento potrebbe decidere per l’adesione già a metà giugno.