Ora che abbiamo celebrato la grande suggestione lunare, la nuova frontiera raggiunta dall’umanità mezzo secolo fa, i messaggi di pace all’universo lasciati nel mare della Tranquillità, possiamo riportare lo sguardo sulla Terra. Non sarà un grande momento per noi quaggiù, ma di quella retorica positiva, a fin di bene, restano poche tracce.
Risultati della ricerca:
Recep Tayyip Erdogan ha varcato il Rubicone; gli Stati Uniti hanno puntualmente risposto. Il 14 luglio Ankara ha ricevuto il primo carico di batterie missilistiche russe di difesa anti-aerea. Il Presidente turco ha annunciato che saranno operative dall’aprile del prossimo anno. Washington aveva avvertito con chiarezza cristallina che la partecipazione turca al programma degli F-35 americani, i cacciabombardieri stealth dell’ultima generazione, è incompatibile con l’acquisto degli S-400.
Sono passati sei mesi da quando Juan Guaidò si è auto-proclamato presidente ad interim del Venezuela, ruolo che è stato riconosciuto da una cinquantina di paesi. Sono stati sei mesi pieni di eventi e di scontri, ma che non hanno portato al cambiamento desiderato: Nicolás Maduro rimane infatti il presidente de facto del Venezuela. Da alcune settimane, sotto la guida del governo norvegese, rappresentanti di Maduro e dell’opposizione stanno negoziando per trovare un accordo, che potrebbe portare a nuove elezioni presidenziali.
“Hallo Europa! Hello Europe! Salut l’Europe!”. Con questo tweet Ursula von der Leyen si è presentata all’opinione pubblica europea il 3 luglio scorso, subito dopo essere nominata presidente della Commissione europea in pectore dai leader dei 28 Stati membri dell’Unione europea.
Lo Stretto di Hormuz, che mette in comunicazione il Golfo Persico all’Oceano Indiano, è la più importante arteria di transito per l’export del petrolio a livello mondiale. Che effetto stanno creando le recenti tensioni regionali nel mercato petrolifero ed in generale, quali sono le dinamiche geopolitiche che si muovono dietro queste tensioni?
Il partito AKP del presidente Erdoğan ha accusato un duro colpo lo scorso 23 giugno, quando il candidato sindaco del partito d’opposizione (CHP), Ekrem Imamoglu, ha vinto il rerun delle elezioni a Istanbul con il 54% dei consensi e uno scarto di oltre 800mila voti, numeri che acquisiscono grande rilevanza anche in virtù dell’elevata affluenza alle urne (85%). Imamoglu era già risultato vincitore alla tornata di marzo, ma alla luce di un vantaggio minimo e di “presunti brogli”, l’AKP aveva richiesto, e ottenuto, nuove elezioni.
Quasi fuori dallo Yemen, mai così influenti in Yemen. Dopo giorni di indiscrezioni, gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno confermato il ritiro, parziale, dei loro soldati dalla coalizione militare a guida saudita che interviene nel paese dal 2015. Fine della guerra? Assolutamente no. E ciò nonostante gli emiratini dichiarino il passaggio da una fase di “military-first” a una di “peace-first” in Yemen.
“Se ripeti una falsità abbastanza spesso, la gente vi crederà e anche tu stesso finirai col crederci”, scriveva un famoso falsificatore tedesco del XX secolo nel suo best seller intitolato Mein Kampf. All’ultimo G20 giapponese mi ha fatto un certo effetto – meglio dire che faceva male -vedere Donald Trump e Vladimir Putin, due mistificatori dei nostri tempi, ridere insieme del problema vero delle false notizie.
“Diminuire le vittime civili fino a zero”. È il passaggio più significativo del documento redatto alla fine della conferenza intra-afghana che si è tenuta per due giorni, il 7 e l’8 luglio a Doha, in Qatar.