L’Algeria sta affrontando la più grave crisi istituzionale dalla fine della sanguinosa guerra civile combattuta negli anni Novanta tra lo stato e organizzazioni terroristiche e di guerriglia di stampo jihadista, che provocò la morte di almeno 150.000 persone.
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Quando sembrava delinearsi un passaggio importante nella roadmap libica voluta dalle Nazioni Unite, ossia la convocazione per il 12-14 di aprile della Conferenza Nazionale (Al Multaqa Al Watani)[1], un incontro definito di nation building che avrebbe dovuto costituire un passaggio importante nel processo di costruzione di fiducia reciproca tra gli attori libici più influenti, Khalifa Haftar ha deciso di compiere un’azione militare che aveva la finalità di prendere possesso della capitale Tripoli.
La serie "Le parole dell’Europa” è nata per accompagnare i lettori di ISPI fino alle elezioni europee del 26 maggio. Ogni numero è dedicato a una parola chiave per l’Unione europea, la sua storia e le sue politiche. Il tema legato a ciascuna parola chiave viene presentato e discusso da diversi punti di vista e vengono portati alla luce gli specifici interessi in gioco per il nostro Paese.
Il recente blocco all’acquisizione di Alstom da parte di Siemens ha rilanciato il dibattito sulla politica industriale nell’UE. L'economia europea è in grado di lottare contro i giganti dei mercati globalizzati? Anche se la concentrazione del mercato europeo è aumentata dopo la liberalizzazione degli anni Novanta, c’è chi dice che le imprese europee sono ancora troppo piccole per competere con successo. Questo commentary è dedicato a come le autorità europee possono favorire la creazione di "campioni" bilanciando politica industriale e politica della concorrenza.
Che le elezioni europee siano determinanti per il futuro dell’Unione Europea è stato ormai da più parti accertato. La complessità delle sfide che la comunità a 28 o 27 (Brexit permettendo) membri dovrà affrontare nel prossimo quinquennio impone all’Unione Europea l’elaborazione di risposte concrete ad imminenti esigenze come a prevenire futuri rischi, anche in campo energetico.
Si è parlato molto del fatto che queste elezioni costringeranno la “grande coalizione” moderata ed europeista, formata da popolari e socialdemocratici, ad allargare la propria base ai liberaldemocratici. Si è anche spiegato estesamente che il gruppo dei partiti euroscettici si rafforzerà, ma anche che sarà ancora ben lontano dal raggiungere una maggioranza.
Dopo sei settimane di voto, prima della fine dei conteggi il verdetto delle elezioni indiane appare già chiaro: la coalizione di partiti guidata da Narendra Modi avrà di nuovo un’ampia maggioranza nella Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento.
Nella giornata di ieri, le immagini di Vladimir Zelensky (in ucraino Volodymyr Zelenskiy) circondato da sostenitori festanti mentre si dirigeva verso il parlamento di Kiev per essere formalmente nominato presidente hanno fatto il giro del mondo.
Il 30 aprile scorso il presidente cinese Xi Jinping ha celebrato, davanti a una platea composta in larga parte dai giovani aspiranti leader comunisti, il centenario del “Movimento del Quattro maggio 1919”, la grande campagna culturale e patriottica rivolta contro il sistema feudale imperiale, la cultura tradizionale e le decisioni prese alla Conferenza di pace di Versailles.
Nel furore della campagna elettorale per le presidenziali ucraine e a pochi giorni dal voto per il secondo turno, quello decisivo per la scelta su chi sarebbe diventato Presidente per i prossimi 5 anni, Mosca ha intrapreso l’ennesima azione nella guerra economica in corso da anni con Kiev.