Dal 7 al 23 febbraio 2014 Sochi ospiterà i XXII Giochi olimpici invernali, riunendo oltre 6000 atleti provenienti da 85 paesi e migliaia di visitatori russi e stranieri. Fino a ora, questa tranquilla regione affacciata sul Mar Nero rappresentava un eccezionalismo nel Caucaso settentrionale – da oltre vent’anni tormentato da separatismo, violenza interetnica e terrorismo di matrice islamica – ma l’evento sportivo sta comportando ulteriori sfide alla sicurezza interna e regionale.
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Phnom Penh: un’ombra scura si staglia all’orizzonte delle manifestazioni contro il governo di Hun Sen, una nube impregnata di atavici rancori e di odio. L’onda umana che dallo scorso settembre costantemente scende in piazza gridando a migliori salari, minore corruzione e invocando elezioni regolari per ora non è riuscita a spazzare via l’apparato di Hun Sen, ma ha avuto successo nello sfogare tutta la propria frustrazione in poche ore di follia dello scorso 3 gennaio.
Introduzione
La Costituzione della Tunisia del dopo Ben ‘Ali è stata adottata nella notte tra il 26 e il 27 gen-naio 2014, com’era stato annunciato nei giorni precedenti. L’atto finale della transizione è giunto insieme alla formazione di un nuovo governo, ufficialmente tecnocratico, guidato da Mehdi Jomaa, già Ministro dell’Industria durante il secondo governo di al-Nahda.
Dopo il Mali, la Repubblica Centrafricana. La seconda guerra di François Hollande, iniziata il 5 dicembre scorso, continua nell’ombra. La Francia dimostra una volta di più di perseguire una politica interventista nel continente nero, dispiegando migliaia di soldati, mezzi pesanti e aviazione nelle ex-colonie colpite da crisi securitarie. Queste “operazioni umanitarie” sono, in realtà, le ultime carte che l’Eliseo può giocarsi nell’estrema difesa dei privilegi economici della potenza coloniale che era.
Nei recenti scandali di corruzione che hanno travolto la Turchia minando la credibilità e coesione del governo dell’Akp, tutti i tradizionali attori politici sono stati chiamati in causa, da ultimi i militari. Questi, forse non troppo sorprendentemente, hanno dichiarato di volersi mantenere al di fuori della lotta di potere in corso, deludendo perciò le aspettative di chi, appartenendo ai settori più nazionalisti e secolari della società, ne caldeggiava l’intervento.
A dicembre su Al Jazeera era andata in onda la notizia che la “solita” Taslima Nasreen, la scrittrice bengalese che dal 1994 vive in esilio per le continue minacce di morte, aveva fatto di nuovo arrabbiare gli integralisti musulmani per la sceneggiatura della serie tv indiana Dussahobas (La miserabile vita in comune). Per “offendere” il Profeta, Taslima ha osato parlare di matrimoni forzati, stupri, prostituzione, doti matrimoniali e altre delizie coniugali. E questo non nella sua patria, il Bangladesh, dove non può nemmeno mettere piede.
Uno degli enigmi che più tormenta chi guarda con interesse alla politica iraniana è: «chi comanda veramente nella Repubblica Islamica?». Se, infatti, è ormai chiaro che il presidente della repubblica detiene ben poco potere, e comunque ben entro i margini dello spazio di azione concesso dalla Guida, è un po’ meno chiaro quali siano i limiti all’operato di quest’ultima, l’ayatollah Ali Khamenei. Opinione di chi scrive è che il decisore ultimo sia sì la Guida Suprema, ma che questa non detenga assoluta autonomia e indipendenza nel processo decisionale.
No cari amici, non c’è nessun multipolarismo nella tendenza politica dei prossimi anni: al più, c’è un arcipelago, una frammentazione, tra disgregate tendenze e vacui equilibri. Un “polarismo” presume un polo, e un polo è tale in quanto sovrano di violenza e ideologia, con la garanzia del benessere e la logica dell’interesse. Ciò non sembra corrispondere alla situazione: nessuno degli imperi ideologici o presunti tali convince paesi e culture.
Complice la crisi che oscura le fortune di Sonia Gandhi, molti vedono in Narendra Modi l’homo novus della politica indiana, chiamato a celebrare il declino definitivo del partito del Congresso e a ridorare il blasone un po’ stinto del Bjp (Bharatiya Janata Party - Partito del popolo indiano). Non è la prima volta che il faro dell’attenzione si accende su di lui e Modi è stato, negli anni, molte cose.
Nel 2013 il Pil italiano, che era sceso molto l’anno prima, ha continuato a diminuire di quasi il 2%. La politica di bilancio si è sforzata di mantenere il rapporto fra deficit e Pil sotto il limite del 3% imposto dalla disciplina europea. Data la notevole diminuzione del denominatore del rapporto, ciò non è stato facile. È diffusa l’idea che la recessione italiana sia dovuta anche all’austerità imposta da Bruxelles. Come andrà nel 2014?