L’aver cantato «Bomb, bomb Iran» durante la campagna elettorale del 2008 sulle note della celebre canzone Barbara Ann, resa famosa dai Beach Boys, non fu certamente il motivo per cui John McCain perse le elezioni presidenziali contro Barack Obama. Tuttavia, a distanza di cinque anni dall’invasione dell’Iraq, la parodia musicale nemmeno aiutò il Repubblicano a guadagnare consenso agli occhi di un elettorato in larga parte riluttante ad utilizzare nuovamente la forza militare in Medio Oriente.
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L’eccessivo ottimismo, come d’altronde l’eccessivo pessimismo, è cattivo consigliere, nella vita quotidiana come nell’analisi politica. Le prossime elezioni in Germania, con l’atteso rinnovo del Bundestag dopo quattro anni di un governo democristiano-liberale, inducono molti osservatori a sperare in grandi cambiamenti nella politica europea della Repubblica Federale. In realtà, è preferibile rimanere cauti.
Apollinaire Muholongu Malumalu is a Catholic priest, a professor of Political Science at the Catholic University of Graben in Democratic Republic of Congo, and the Managing Director of the School of Electoral Training in Central Africa. He is also the President of the European Centre for Electoral Support based in Brussels. Malumalu was appointed by the DRC Bishops as the Director of Cardinal Martino Pan-African Institute for Social Doctrine of the Church in Kinshasa, founded by the Episcopal Commission Justice and peace.
Dopo tre anni di silenzi, di accuse reciproche, nonché di una nuova sanguinosa guerra a Gaza risolta attraverso la mediazione egiziana, Tel Aviv e Ramallah ritornano a dialogare. La cosiddetta shuttle diplomacy di kissengeriana memoria, rispolverata nell’occasione da John Kerry, sembra aver prodotto un certo barlume di speranza nella storica disputa che, in caso di buon esito, rappresenterebbe il più grande successo di qualsiasi amministrazione Usa: la risoluzione del conflitto israelo-palestinese.
Lo scoppio della guerra in Mali, l’11 gennaio scorso, ha portato l’attenzione mondiale su un fenomeno fino ad ora in parte sottovalutato: la radicalizzazione del sentimento religioso di una fetta ancora fortemente minoritaria ma crescente di musulmani dell’Africa occidentale.
Negli ultimi mesi le tensioni tra la repubblica della Federazione Russa della Cecenia del presidente Ramzan Kadyrov e l’Inguscezia dell’ex ufficiale Yunus-Bek Yevkurov, hanno subito un’accelerazione dovuta a varie cause, che riguardano due principali linee geopolitiche: la prima concerne la disputa sui confini che trova fondamento nella storia dei rapporti tra le due repubbliche, la seconda legata all’anti-terrorismo, ovvero alla capacità di repressione della latente guerriglia islamica nel Caucaso del Nord.
Sino-Indian relations have been marred by their territorial disputes in the past decades. Tensions and disputes in the border region are likely to continue to occur from time to time in the foreseeable future, but the two countries have demonstrated strong political will and incentives not to allow the disputes to hijack their bilateral ties.
Territorial disputes in Asia remain a serious challenge to peace, stability, and prosperity of the region. In fact, of all interstate disputes, those over territory tend to be nearly twice as likely as other issues to lead to armed conflict. A mix of political and economic interests, normative reasons, and competition over scarce natural resources has been suggested as drivers of conflict over disputed territories. In Asia today, geopolitical shifts, natural resources, and environmental degradation are a source of concern.
In dealing with its maritime disputes, China has lately followed an intransigent approach to strengthen its sovereignty claims in the China seas (The East China Sea and South China Sea) Beijing asserts not only its sovereign right but also its actual control of those disputed islands. By regularly dispatching maritime patrol vessels and surveillance aircrafts to the surrounding waters and skies, China has brought the Huangyan islands from the Philippines back under its control and made what is referred to as 'dual control' of the Diaoyu/Senkaku islands a new reality.
Per anni le elezioni presidenziali iraniane sono state considerate imprevedibili. Un pregiudizio, questo, confermato tuttavia almeno due volte: nel 1997, quando il riformista Mohammad Khatami batté il candidato favorito, il conservatore Nateq-Nuri; e nel 2009, quando la sorpresa fu doppia, per la riconferma di Ahmadinedjad alla presidenza e per i disordini che seguirono.