The Democratic People’s Republic of Korea (DPRK) has an active nuclear weapons program which is of great concern to the international community. It also has the capability to enrich uranium as well as the ability to produce plutonium suitable for nuclear weapons (weapons-grade plutonium). In parallel, Pyongyang has an advanced ballistic missile program in terms of short and medium range missiles and, more recently, is trying to develop a long-range and three-stage ballistic missile.
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Dopo un avvio d’anno positivo, con gli spread ritornati sotto i livelli di guardia e la volatilità sui mercati finanziari ridotta a valori che non si vedevano dalla crisi di Lehman Brothers, l’Europa sembra di nuovo sotto scacco.
Non passa giorno senza che la Germania venga criticata dalla stampa europea: incurante dei suoi vicini e insensibile alla crescita. La cancelliera Angela Merkel è stata colpevolmente lenta a capire la gravità della crisi. Solo dopo angosce e dubbi si è arresa all’idea di salvare la Grecia, aiutare il Portogallo e l’Irlanda, creare e poi rafforzare il fondo di stabilità europeo (noto con l’acronimo in-glese Esm). La lentezza tedesca ha fatto probabilmente molti danni e ha aumentato purtroppo i costi della crisi.
Da diversi mesi ci si interroga a gran voce sulle modalità attraverso le quali rilanciare la crescita in Europa. Tante ipotesi sono state presentate e tante parole sono state spese ma, a ben vedere, non ci sarebbe molto da inventarsi “ex novo”; basterebbe infatti ricordarsi con più costanza della strategia “Europa2020”per la quale l’Ue ha già progettato linee d’azione che tutti i paesi membri si sono impegnati a perseguire per una crescita “intelligente, sostenibile e inclusiva”.
Un altro vertice (straordinario), un’altra delusione. Ormai le Borse crollano prima dei vertici, anzi verrebbe da dire che crollano proprio in vista dei vertici. Si sconta l’inevitabile immobilismo europeo e la cacofonia di proposte, controproposte, provocazioni, tentativi di mediazioni che nulla hanno a che fare con quello che i mercati ormai da troppo tempo inutilmente chiedono ai leader europei: risposte chiare, condivise e veloci. Una vera chimera per il sistema di governance economica europea del tutto inadeguato ad affrontare una crisi dirompente come quella attuale.
Il fallimento (già avvenuto) dello stato greco, l’ingovernabilità del paese sancita dalle urne e la pro-spettiva della sua uscita dall’euro evocano lo spettro del “contagio”.
Sull’eventuale uscita della Grecia dall’euro ci sono tante opinioni tra i diversi Paesi e tra le diverse istituzioni su che cosa potrebbe accadere.
L’uscita della Grecia dall’euro sarebbe molto dannosa, sia per la Grecia che per l’Unione europea. È probabile che verrà evitata in ogni modo. Finora è prevalso, in Europa e soprattutto in Germania, un atteggiamento di “minaccia” nei confronti della Grecia, arrivando al punto di sottolineare che «si può fare a meno di lei». Ora però si comprende come la minaccia sia poco credibile e, soprattutto, poco efficace per un paese allo stremo delle forze, economiche e politiche.
Quando nel marzo 1983 Ronald Reagan annunciò l’avvio della progettazione di uno scudo stellare difensivo in grado di «intercettare e distruggere i missili balistici intercontinentali prima che raggiungano il nostro territorio o quello dei nostri alleati», proclamava di fatto la fine della dottrina della deterrenza e dell’equilibrio del terrore tra Stati Uniti e Unione Sovietica. La Strategic Defense Initiative, o “Guerre Stellari” (come venne poi chiamata), riformulava l’equazione del potere che aveva sorretto per lungo tempo la “grande distensione”.
Il quadro finanziario pluriennale (Qfp) è uno strumento finalizzato a dare coerenza ai bilanci annuali dell’Unione Europea (Ue) per un periodo superiore al singolo anno ed è volto a garantire che le risorse e gli impieghi siano sufficientemente prevedibili.